Libia. Calcagno: "Così Gino e io ci siamo liberati". Gentiloni: rientro delle salme forse domani
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"Pensavamo di tornare tutti a casa, soprattutto Salvatore (Failla, ndr). Diceva: forza che ce la facciamo". Filippo Calcagno racconta l'incubo "atroce" vissuto insieme agli altri tre colleghi. "Cercavamo di restare lucidi, con la mente chiara. Abbiamo sofferto la fame, la sete i pugni e i colpi di fucile, costretti a fare i bisogni dentro una cosa di plastica". Poi il racconto della fuga: "Ho aperto la porta con un chiodo"