Next Gen ATP Finals, i protagonisti: Alexander Blockx, il prodigio belga abituato alle vette
Alexander Blockx vuole dire la sua. Dopo i forfait del campione in carica Joao Fonseca e di Jakub Mensik, il ventenne nativo delle Fiandre arriva alle Next Gen ATP Finals presented by PIF da secondo favorito, dietro al solo Learner Tien. Primo belga a qualificarsi per questo evento, Blockx è uno di quei giovani in rampa di lancio che, nonostante la classifica ancora non gli renda onore, sta sviluppando col tempo un tennis moderno e aggressivo. Servizio, dritto e transizione verso la rete. Questi sono i punti forti di Alexander, che già da quando era alto poco più di una racchetta era visto come uno dei giovani più promettenti di questo sport.
La famiglia di sportivi e le tappe bruciate
Alexander Blockx nasce ad Anversa l’8 aprile del 2005. Entrambi i suoi genitori sono originari dell’Ucraina. La mamma, Natalia, è una ex nuotatrice professionista; il papà, Oleg, è un ex ostacolista. Poi c’è il fratello, Maxime, di tre anni più grande. Lui adora giocare a tennis e difatti prende regolarmente lezioni da Philippe Cassiers, un coach della zona. Un giorno quest’ultimo invita anche il più piccolo dei fratelli Blockx – Alexander, di quattro anni – a scambiare qualche palla, dato che i suoi occhi brillavano ogni qualvolta si recava a vedere gli allenamenti di Maxime.
“Non era pianificato, andavo solamente a vedere mio fratello giocare”, aveva dichiarato Alexander qualche tempo fa in un’intervista concessa al sito ATP. Da quel momento in poi il tennis è entrato di prepotenza nella sua vita. E non ne è mai più uscito. “Già quando ero piccolo ero molto competitivo. Volevo fare sempre meglio di mio fratello”.
La predisposizione per il tennis viene presto a galla e in breve tempo Blockx inizia a bruciare le tappe. “Avevo grandi sogni, ma ho capito di essere bravo in questo sport quando giocavo contro ragazzi più grandi di me di due o tre anni, perché contro i ragazzini della mia età e di un anno più grandi ho perso a malapena una partita. Questo fino all’età di quattordici anni. Nella categoria under dodici ho giocato quarantacinque partite e ne ho vinte quarantadue, credo. Quindi ci siamo detti: ‘Ok, c’è del potenziale’. A dodici anni ho capito che volevo dare il massimo e che avrebbe potuto funzionare”.
Le vette del ranking junior e le prime gioie da pro
Le prime esperienze a livello internazionale risalgono a giugno 2022. Ma è l’inizio del 2023 che segna il vero e proprio salto di qualità che lo pone tra i migliori prospetti del panorama mondiale. A inizio anno Alexander vince l’Australian Open junior sconfiggendo tra gli altri anche Fonseca, ai quarti, e Tien, in finale, catturando il trofeo con un successo maturato 11-9 al tie-break del terzo set. Il mancino a stelle e strisce si vendica però nell’ultimo atto del doppio, in cui supera la coppia Blockx-Fonseca.
Di lì a poco Alexander diventa numero 1 del mondo junior sia in singolo che in doppio. Nel mentre raggiunge la sua prima finale in un torneo ITF, che non riesce a portare a casa. Ma ottiene una preziosa wild card per le qualificazioni del 1000 di Miami. Si trova di fronte Yosuke Watanuki, al tempo numero 123 al mondo. Il belga è appena dentro la top 1000, ma in qualche modo riesce a strappargli un set.
A ottobre riceve per la seconda volta un invito per il 250 di casa, ad Anversa. A differenza della prima avventura, la seconda si rivela molto più soddisfacente per Alexander. Si qualifica per il tabellone principale vincendo un paio di partite, superando persino quel Hamad Medjedovic che di lì a poche settimane avrebbe vinto le Next Gen. Perde all’esordio nel main draw, ma impegna il 56esimo tennista ATP, Yannick Hanfmann, uscendo sconfitto dopo due set combattuti. Il meglio dell’annata deve però ancora venire.
Forte del traguardo appena raggiunto nel torneo di casa, Blockx torna nella palude degli eventi ITF e mette in bacheca due M25 consecutivi. Partecipa quindi al suo primo Challenger, a Danderyd, batte gente come Jakub Mensik e Corentin Moutet e approda a sorpresa in semifinale, dove Brandon Nakashima gli sbarra la strada lasciandogli tre giochi. In un mese Alexander guadagna così circa trecento posizioni e chiude l’anno tra i primi 350 del mondo.
Il tabù nei Challenger e la Coppa Davis
Il 2024 è invece una stagione a luci e ombre. Le parti oscure riguardano principalmente un infortunio alla caviglia che lo tiene fuori dal circuito per circa tre mesi. A livello Challenger una maledizione sembra poi prendere sempre più piede ogni mese che passa. Alexander non riesce a superare le semifinali. Dopo quella raggiunta a fine 2023, il giovane belga si issa altre cinque volte sino al penultimo atto in un evento del circuito minore. Ma finisce sempre per perdere.
Nel frattempo, il capitano di Coppa Davis, Steve Darcis, lo convoca per la fase a gironi che si disputa a Bologna. Ed è qui che per la prima volta Blockx si fa conoscere al grande pubblico. Impegna l’idolo di casa Matteo Berrettini, che porta a casa il match ma solamente per 7-5 al terzo set. Alexander gioca una partita ottima specialmente con servizio e dritto, i suoi marchi di fabbrica.
“Una delle migliori esperienze della mia vita su un campo da tennis”, afferma in quell’occasione. “Non mi aspettavo che avrei fatto il mio esordio in Davis così presto. È stato un onore”. Poi, rispondendo a una domanda del direttore Ubaldo Scanagatta in conferenza stampa, racconta un po’ la sua filosofia: “Cerco di fare del mio meglio. Non mi pongo obiettivi del tipo: ‘Voglio diventare il numero 1 del mondo o un top 10’. Semplicemente provo a giocare i match credendo di poterli vincere. Voglio godermi le partite e il percorso lavorando sodo”.
I grandi tornei e la visione tubulare per il tennis
Come volevasi dimostrare, un paio di mesi dopo Blockx rompe per la prima volta il muro delle semifinali Challenger. A Kobe vince il suo primo torneo di categoria in chiusura di stagione. Come termina il 2024 inizia poi anche il 2025. Secondo successo Challenger a Oeiras ed entra in questo modo in top 150 al mondo. Questo è l’anno delle prime esperienze nei tornei importanti. Gioca le qualificazioni negli Slam – non le supera mai, ma a Wimbledon arriva comunque a un dignitoso terzo turno nel tabellone cadetto – e si qualifica nei main draw dei 1000 di Miami e Cincinnati.
In Ohio ottiene la sua prima affermazione in un tabellone principale ATP. Marcos Giron, numero 63 al mondo, si arrende in tre set (tutt’ora è la vittoria più prestigiosa per il belga come classifica dell’avversario superato). Ci pensa il solito Nakashima (al tempo 31esimo giocatore in graduatoria mondiale) a vendicarlo, con un successo millimetrico per 7-6 alla frazione decisiva. In stagione raggiunge poi altre due finali Challenger, vincendone una a Bratislava. In chiusura dell’anno ha la meglio su Francesco Passaro nel 250 di Metz e stacca il pass per i suoi primi ottavi di finale nel circuito maggiore. Questo risultato gli permette di toccare il suo best ranking al numero 101 (ora è 116).
“Ha una passione per il tennis davvero incredibile”, ha rivelato Cassiers, suo allenatore da ormai sedici anni. “Sta diventando quasi un’ossessione ultimamente. È davvero, davvero preso dal gioco. Ho osservato molti tennisti negli ultimi anni e non ho mai visto un giocatore così appassionato, ossessionato dal gioco e con questa voglia di migliorare. Fuori dal campo segue siti web, Challenger TV, YouTube e tutte queste cose. Puoi fargli domande molto difficili come: ‘Nel 2020 chi ha giocato i quarti di finale a Madrid?’ O qualsiasi altra cosa. Lui saprà darti una risposta con i punteggi”.
Le doti migliori e il modo di stare in campo
Questa passione sfrenata per il tennis non si traduce però nel voler cercare visibilità attraverso comportamenti egocentrici. Il suo approccio va difatti nella direzione opposta. “Non sono uno di quelli che vuole stare sotto i riflettori o che cerca attenzioni. Mi piace semplicemente ‘spaccare’ dei dritti e far vedere ciò che sono capace di fare in campo”, ha spiegato Alexander.
“Sono piuttosto rapido per la mia altezza (193 cm, ndr)”, ha affermato Blockx di recente in un video di presentazione dei protagonisti delle Next Gen realizzato dall’ATP. “So attaccare molto bene con il dritto e il mio servizio è migliorato molto. Anche con il rovescio inizio a essere più propositivo. Penso sia questo il futuro del tennis: cercare di essere il più possibile aggressivi, perché altrimenti non avrei alcuna chance di battere i migliori giocatori. Penso di poter arrivare molto più lontano di dove sono ora. Sono curioso di sapere dove potrò arrivare. E questo mi motiva ogni volta che mi alleno o gioco dei tornei”.
Inoltre, Blockx sembra già aver assimilato alcuni aspetti imprescindibili per poter performare ai più alti livelli di questo sport: “Ho notato quest’anno che prendersi cura del proprio corpo è uno degli aspetti più importanti. Anche gestire le proprie emozioni quando ti sembra di scoppiare. In quei casi hai molta energia dentro di te e non puoi metterti a urlare per tutta la partita. ‘Moriresti’ fisicamente. Sono migliorato molto nel cercare di stare calmo in campo”.
Il primo grande tifoso: papà Oleg
Il viaggio di Blockx ha sempre visto le solite due figure a lato del campo: Cassiers e papà Oleg, sempre presente e vicino alla crescita di suo figlio. “Mio papà è sempre stato lì quasi a ogni allenamento”, ha raccontato Alexander. “Gli piace vedere il percorso che sto facendo e dice che quello è anche parte del suo percorso. E lo capisco. Anche lui gareggiava e forse non è andata come avrebbe voluto. Quindi, cerca di darmi le migliori opportunità. È un viaggio che stiamo compiendo insieme”.
Anche il suo allenatore ha riconosciuto l’importanza del padre di Alexander nel suo percorso di crescita: “Sin da quando Alexander era piccolo, suo papà c’è sempre stato. Lanciava le palline, correvano insieme in maniera giocosa. Insieme a lui Alexander ha fatto parecchi passi avanti. Tra me e Alexander c’è un gran rapporto di fiducia. A volte non serve dirci molte parole. Bastano dei segnali per capirci. Sono molto orgoglioso di lui e del percorso che sta facendo”.
Un’avventura che da una parte è solo all’inizio, ma dall’altra ha già visto il superamento di alcune difficoltà. Prima tra tutte, l’aspetto economico. “Alexander è tosto, è forte”, ha fatto sapere papà Oleg. “È sempre stata una questione che riguardava la passione. Sta crescendo, sia come giocatore, ma anche come persona. Non è sempre stato così facile. Il tennis è uno sport molto costoso. A tratti è stato molto complicato… Non avevamo nessuno, neanche i nonni. Solo io, mia moglie e i nostri figli. Per me è importante non perdermi nulla del suo processo di crescita”.
Obiettivo Next Gen ATP Finals
Nonostante il suo bilancio nei tabelloni principali ATP sia in negativo (2-9), così come il suo record contro tennisti dentro la top 100 (5-9), Alexander sta cercando di sviluppare un tennis a tutto campo senza però doversi snaturare. Si tratta di alzare il livello medio di gioco, perché nei picchi il ventenne belga ha già dimostrato di saper tenere testa a molti tennisti che giocano stabilmente nel circuito ATP. La top 100 non è ancora stata toccata, ma sarà questione di poco tempo prima che anche questa barriera venga frantumata.
Non accadrà sicuramente a seguito delle Next Gen, che ricordiamo non distribuiscono punti. Ciononostante, la voglia che ha di competere in questo evento è già alle stelle. “Mi motiva molto poter giocare contro i tennisti migliori della mia età. Già arrivare a questo torneo è un po’ come una missione compiuta, perché dimostra che sono sulla pista giusta. Però ora proverò a vincerlo. Per me sarebbe un gran finale di stagione. Sono fiducioso”.
