L’esempio alternativo di Zizou Bergs: la lenta salita, i momenti di stallo e un successo maturato tardi
Zizou Bergs non è mai stato sotto i riflettori. Nel 2025, però, il 26enne belga sta mettendo insieme qualche buon risultato qua e là. L’ultimo tra questi, al Rolex Shanghai Masters. Sebastian Korda, Casper Ruud, Francisco Cerundolo e Gabriel Diallo (a cui ha cancellato due match point) si sono tutti impigliati nella ragnatela creata da Bergs, un tennista che ha nel servizio il colpo prediletto e nella solidità da fondocampo il tratto distintivo. Il primo quarto di finale in un 1000 gli permetterà di fare il suo ingresso nella top 40 (è 38 virtuale). Ma Zizou non si accontenterà di certo, e proverà a raggiungere il penultimo atto nel torneo cinese sconfiggendo Novak Djokovic.
La stagione del belga è iniziata molto bene, con la prima finale nel circuito maggiore a Auckland e la semifinale a Marsiglia, entrambi ATP 250. Superato un frangente senza molti successi – nonostante la prima e sino ad ora unica vittoria contro un top 10: a Miami contro Andrey Rublev -, Bergs è tornato a ruggire a ‘s-Hertogenbosch, dove è stato però battuto in finale dallo stesso Diallo, che si era portato quindi sul 3-0 nei confronti diretti. Quella sconfitta ha poi pesato molto sulle spalle di Zizou, che da quella partita ha perso altri cinque incontri filati prima di raggiungere il terzo turno allo US Open. Quindi eccoci a Shanghai, dove il belga sta aggiornando la sua storia grazie ai suoi ultimi successi. Ma non è sempre stato così facile per lui. La sua storia, infatti, parte da lontano. E senz’altro merita di essere raccontata.
Gli inizi e i primi anni nell’ombra
Zizou Bergs nasce a Lommel, in Belgio, il 3 giugno del 1999. Il nome particolare, che rimanda a Zinedine Zidane, è scelto da suo padre, calciatore amatoriale chiamato scherzosamente in questo modo dai suoi amici. Ed è proprio il papà a introdurre il piccolo Zizou al tennis, all’età di tre anni. Durante l’infanzia, e nei primi anni dell’adolescenza, Bergs frequenta varie accademie e centri tecnici del suo territorio. Gioca per qualche anno a livello juniores, ma non diventa una stella nel panorama mondiale. Allo US Open raggiunge la semifinale di doppio nel 2016 e i quarti nel 2017. Diventa numero 12 al mondo juniores, ma la sua scalata termina lì.
Contina a crescere guardando con attenzione i suoi idoli Andy Roddick e Jo-Wilfried Tsonga, cercando di emularne le gesta. Tra il 2015 e il 2016 inizia la sua attività internazionale da professionista. Ma negli anni seguenti, sino alla fine del 2020, intasca solamente 4 titoli ITF e altre 4 finali sempre a livello internazionale. A differenza di altri suoi coetanei, Bergs fatica a fare il salto di qualità. Da numero 528 al mondo riceve però una wild card per il suo torneo preferito, l’ATP 250 di Anversa. Qui, supera il primo turno battendo Albert Ramos e costringe a una battaglia di tre set l’allora numero 17 in classifica Karen Khachanov. Grazie a questo torneo acquisisce perciò una nuova consapevolezza: il tennis ad alti livelli può appartenergli.
Il primo salto e il secondo stallo
Sull’onda del finale di stagione 2020, il belga parte forte nel 2021. E, finalmente, compie il salto di categoria. Vince tre titoli Challenger e per la prima volta rompe il muro della top 200. Partecipa quindi alle qualificazioni dello US Open, dove perde al secondo turno. Lì, però, la sua parabola ascendente si arresta. Le stagioni seguenti, sino a quella del 2023, lo vedono sgomitare nel circuito Challenger, nel quale conquista altri 4 trofei da primo classificato e 3 da secondo.
Nel 2022 prende parte con una wild card al primo tabellone principale di uno Slam, a Wimbledon, e viene subito battuto dalla stella di casa Jack Draper, di due anni più giovane. In quel periodo Zizou perde frequentemente contro ragazzi più giovani di lui: Holger Rune, Gabriel Diallo, Mattia Bellucci, Luca Nardi e molti altri. Lo scatto definitivo tarda ad arrivare, anche perché il belga ha già 24 anni. Ma non tutti i percorsi di vita degli atleti seguono le medesime tempistiche. Bergs arranca, fatica, ma questo concetto ce lo ha bene in mente. E concludendo il 2023 con due titoli Challenger cerca di darsi una scossa in vista della stagione 2024.
La consacrazione e la consapevolezza
Grazie al ranking un po’ più alto Zizou riesce a misurarsi più volte contro top player all’inizio del 2024. Impara molto da sfide contro Stefanos Tsitsipas, Andrey Rublev e Ben Shelton, e nel mese di aprile alza il cielo l’ennesimo titolo Challenger (oltre anche a un’altra finale in quella categoria di tornei). Il sogno si realizza però nella città eterna, Roma, dove passa le qualificazioni e viene sorteggiato all’esordio contro la leggenda Rafa Nadal. Riesce persino a strappargli il primo set; poi, però, cede alla distanza.
L’energia che ha dentro a seguito di questo torneo si sprigiona pochi giorni dopo al Roland Garros. A Parigi esce indenne dal tabellone cadetto, supera il primo turno, batte il fresco semifinalista di Roma Alejandro Tabilo e si ferma solamente al terzo turno, in quattro set, contro Grigor Dimitrov. Dopo anni di sudore, dubbi, alti e bassi, entra quindi per la prima volta in top 100. “Lì tutto è andato al suo posto. Ho giocato un gran match contro Dimitrov e questo ha fatto capire a me e al mio team che avevamo fatto uno step in avanti e che eravamo pronti per farne altri”, rivela qualche mese dopo Zizou, in conferenza stampa a Bologna, in occasione del girone di Coppa Davis.
Nel capoluogo emiliano, su cemento indoor (sua superficie preferita), il belga veste con orgoglio la maglia del suo paese e, trascinato dall’energia del suo team e dei tifosi belgi, ottiene due successi eccellenti contro Tallon Griekspoor e Flavio Cobolli. Ormai il balzo è avvenuto: il circuito ATP è cosa sua. All’inizio Zizou ha comprensibilmente qualche difficoltà, ma verso la fine della stagione arrivano i primi squilli grazie ai due quarti di finale nei 250 di Anversa e Metz. Il resto è già stato raccontato.
L’importanza di essere versatili e di saper attendere il proprio momento
Sebbene un bilancio non troppo incoraggiante contro i top 20 (2-14), Bergs è l’ennesimo esempio che conferma una dinamica da tenere sempre a mente quando si parla di tennis e di sport: ognuno ha i propri tempi. Zizou non è stato precoce nella sua scalata verso i piani alti. Ma con pazienza, determinazione e forza nell’alzarsi da cadute rovinose, è riuscito a costruirsi uno status e una classifica che ora gli rende onore. Ha avuto bisogno del suo tempo, ed è riuscito a ottenere i suoi (sino ad ora) più grandi successi a 25-26 anni.
C’è anche da dire che il belga negli anni ha dedicato del tempo anche ad altre attività, come imparare a suonare il pianoforte e la chitarra. Inoltre, frequenta lezioni online di ‘business management’ e ‘management science’, poiché sogna di diventare in futuro un manager di eventi sportivi. Eclettico e anche di buon animo. Dal 2014, infatti, invia attrezzatura e vestiti alla popolazione del Burundi, paese dove si era recato da giovanissimo per giocare alcuni tornei. E la povertà con cui si era trovato faccia a faccia lo aveva colpito nel profondo. Ma non solo.
Nel 2020, con la pandemia, aveva dato una mano lavorando qualche giorno a un supermercato, e con sua mamma aveva persino iniziato a produrre delle mascherine. Insomma, un ragazzo buono, sensibile e determinato, protagonista di una storia di vita differente rispetto a quella di molti giovani che sbocciano già da teenager. Questo non vuol dire che il suo successo abbia meno valore. Anzi, forse è persino da ammirare maggiormente. E chissà se vedremo Bergs ancora più in alto. Magari servirà ulteriore tempo prima che ciò avvenga. Ma se c’è una cosa che a Zizou non manca, è proprio la capacità di saper aspettare. Intanto, Shanghai è un ottimo, primo, grande passo per incamminarsi verso le vette di questo sport. E Novak Djokovic, suo prossimo avversario, farà bene a stare attento.