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Fabian Marozsan, l’enigma ungherese prossima insidia sulla strada di Sinner

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In quanti sanno piegare la volontà di Carlos Alcaraz quando vuole assolutamente prendersi un punto? Ogni tennista, Sinner compreso, sa bene che il numero uno del mondo, fresco di riconquista del trono, sa essere implacabile quando mette sul piatto della bilancia tutte le sue risorse per girare un match a proprio favore. Eppure, a Roma nel 2023 sul 4-1 in suo favore nel tie-break del secondo set, l’asso murciano, pur sprintando in avanti e a ritroso per le diverse e ripetute sollecitazioni di Fabian Marozsan, finì per cedere lo scambio, sfiancato dalla pressione del rivale dalla riga di fondo. Come si ricorderà il 4-1 diventò 4-2 e poco dopo addirittura 4-7, con Fabian Marozsan che eliminava in due partite il secondo favorito del torneo nonché numero due del mondo.

Il match fu un carosello di affondi di dritto come di rovescio e di dropshot continui e cortissimi, che passavano il net indenni e toccano terra subito dopo, in una sfida ininterrotta al campione spagnolo sul suo terreno, sulla genialità improvvisa, sul lampo estroso che sovvertiva gli equilibri del palleggio.

Marozsan stava affrontanto il primo torneo in assoluto del circuito maggiore da qualificato e da numero 135 del ranking e avrebbe superato, oltre che Carlitos, anche Moutet e Lehecka, prima di fermarsi per mano di Borna Coric negli ottavi di finale.

Il nome del talento croato, un archetipo del tennista imprevedibile, capace di raccogliere vittorie strepitose come di soffrire cadute improvvise, riassume la storia dei circa due anni successivi del quasi ventiseienne tennista ungherese, che chiuse l’anno 2023 vicino alla top 60 grazie ai quarti di finale a Shanghai e a Sofia.

Nel 2024 Fabian ha abbandonato giustamente le manifestazioni minori per il salto completo tra i più forti, ma i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative: arrivato tre volte ai quarti di finale, Miami, Umag e Belgrado, di Marozsan colpiscono le attitudini a sorprendere i migliori. Ben tre top ten gli si arrendono: Holger Rune e Alex De Minaur a Miami e Grigor Dimitrov a Cincinnati, con ben tre 6-1 somministrati in otto set complessivi; di contro l’annuario ricorda anche quattro sconfitte con giocatori oltre la posizione numero cento e un complessivo 8-7 quando l’avversario staziona oltre l’ottantesima sedia del ranking.

Fabian fa comunque ingresso, sia pur fugace, nella top 40 e nella stagione in corso centra la prima semifinale della carriera, in aprile a Monaco, quando si arrende ad Alexander Zverev; un altro last eight a Hong Kong sul nascere della stagione e ora il medesimo traguardo sul veloce di Pechino, al cospetto di Jannik Sinner. Tra i due protagonisti c’è un solo precedente, sull’erba di Halle nella scorsa stagione: Sinner vinse ma l’incontro fu interessante, spettacolare e aperto, con l’azzurro che si aggiudicò il posto in semifinale dopo un durissimo 6-4 6-7(4) 6-3.

Marozsan accettò lo scambio di mazzate da fondo campo, perse ma non ne uscì affatto male; punteggiò il palleggio con qualche micidiale palla corta e con fughe verso il net tutt’altro che disprezzabili. Nel secondo game del set decisivo l’asso altoatesino si prese poi uno degli scambi più famosi della stagione, quando chiuse il punto con un passante di rovescio incrociato in corsa dopo essersi rialzato da terra per un tuffo in recupero.

In quella occasione, pur sconfitto, Fabian confermò la capacità di esprimere il meglio contro i più forti. Marozsan è assistito da un talento che gli consente di essere competitivo su ogni superficie, dispone di tocco e di eleganza per scambiare sul court con praticamente chiunque e la sconfitta di Alcaraz a Roma che diede inizio alla carriera del ragazzo ungherese non va incasellata come il classico inciampo da distrazione cui ogni tanto si imbatteva il murciano: Fabian vinse con merito, qua e là oltraggiando l’asso spagnolo in gare di tocco e sagacia che devono aver bruciato sulla pelle di Carlos per qualche tempo.

Essendosi affacciato al grande tennis relativamente tardi, dal punto di vista dell’applicazione della strategia e della lettura degli accadimenti del match, Marozsan è forse più giovane della sua età anagrafica, ma la sua lacuna più evidente risiede nell’incapacità di dare solidità al suo gioco, di rimanere nel match e, quando ci riesce, nel torneo, soprattutto quando il torneo si allunga.

Non a caso il suo record nelle manifestazioni major è certamente migliorabile: due terzi turni, nelle ultime due edizioni dell’Australian Open, sono ulteriore conferma del primo avversario da superare: la bassa tenuta nervosa. Lo sforzo per tenere il campo, mettere in difficoltà e qualche volta anche superare i migliori, lo lascia con il serbatoio in riserva per affrontare i turni successivi; quasi una versione calma (almeno esteriormente) del nostro Paolo Canè, e infatti gli attuali record nello Slam e best ranking di Fabian ricordano abbastanza quelli dell’eroe di Cagliari.

Lunedì mattina per Sinner l’impegno è di quelli da non sottostimare e Marozsan nell’ultimo match contro un top ten, a Parigi, ha tolto un set a uragano-Carlos, che è poi la stessa impresa che ha portato a termine con Ugo Blanchet a New York tre mesi dopo. Talento e vuoti di memoria, Fabian Marozsan è l’enigma, l’uomo misterioso da trattare lunedì con ogni riguardo; nessun dorma a Pechino.