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Wimbledon e il rischio dei price cap: la miniera d’oro delle “debentures” potrebbe esaurirsi

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Quando il governo britannico a gennaio di quest’anno ha annunciato l’intenzione di introdurre un tetto massimo per la rivendita dei biglietti sportivi, il mondo del tennis ha subito drizzato le antenne. L’All England Lawn Tennis Club (AELTC), organizzatore di Wimbledon, ha infatti avvertito che simili misure potrebbero mettere a repentaglio il delicato equilibrio economico del torneo.

Per capire perché, è utile guardare oltre Manica e analizzare il recente caso dell’NFL a Dublino: un banco di prova che dimostra come i price cap, pur animati da buone intenzioni, possano avere effetti indesiderati.

Il precedente di Croke Park

Come riportato da Rob Wilson, professore di finanza applicata allo sport, l’attesa per la prima partita NFL (National Football League) in Irlanda che si terrà il 28 settembre a Croke Park tra Pittsburgh Steelers e i Minnesota Vikings, ha generato un vero e proprio caos.
Con i biglietti ufficiali esauriti in pochi minuti e la legge irlandese che dal 31 luglio 2021 vieta la rivendita sopra il prezzo nominale, migliaia di tifosi si sono rivolti a canali non regolamentati come social network e piattaforme informali.

Il risultato? Una crescita dell’80% delle truffe legate ai biglietti in sole due settimane, secondo i dati della banca digitale Revolut. Un paradosso: una norma pensata per proteggere i fan li ha in realtà esposti a rischi maggiori. Come spiegato da Rob Wilson, i price cap possono «creare più dolore che sollievo» per i tifosi, spingendoli verso canali insicuri e indebolendo i modelli economici che sostengono i grandi eventi sportivi.

Questa lezione si estende fino a Wimbledon, il torneo di tennis più prestigioso del mondo, oggi in prima linea nel dibattito britannico sulla regolamentazione del mercato secondario dei biglietti.

Il sistema dei debentures: ossigeno per Wimbledon

Dal 1920, il cuore finanziario dei Championships è rappresentato dai debentures, titoli pluriennali che danno diritto ai posti migliori sul Centre Court e sul Court No.1. Sono gli unici biglietti di Wimbledon che possono essere legalmente rivenduti, spesso a prezzi molto superiori rispetto al valore iniziale.

Secondo dati forniti dall’All England Lawn Tennis Club al Financial Times, negli ultimi dieci anni i debentures hanno generato oltre 500 milioni di sterline, reinvestiti interamente in modernizzazione delle strutture, manutenzione dei campi in erba e miglioramento dei servizi per i tifosi.

Come ha spiegato Fiona Canning, responsabile finanziaria per il programma debentures, «queste risorse non sono un extra: sono la linfa vitale che consente a Wimbledon di rimanere all’avanguardia». Un price cap che limiti severamente la rivendita potrebbe ridurre l’attrattiva di quei titoli, e di conseguenza deprimere le vendite future, erodendo una fonte chiave di capitale per il torneo.

Il governo britannico, conscio del problema e sicuro di voler “reprimere pratiche speculative e migliorare l’equità per i fan nel mercato della rivendita”, ha analizzato differenti misure tra cui l’introduzione di tetti di prezzo compresi tra il valore nominale e un aumento del 30 per cento e la previsione di un limite al numero di biglietti che ciascun compratore può rimettere in vendita (Putting fans first). Per Wimbledon significherebbe ridurre drasticamente l’attrattiva dei debentures, dal momento che i possessori non potrebbero più contare sulla possibilità di recuperare il loro investimento attraverso la rivendita. Le conseguenze potrebbero essere «estremamente dannose», con un calo della domanda e, di conseguenza, con minori risorse a disposizione per il torneo.

Il timore è che si possa replicare quanto accaduto a Dublino, dove la legge che vieta la rivendita sopra il prezzo nominale ha spinto migliaia di tifosi della NFL a rivolgersi a canali non ufficiali, con un’impennata di truffe online. Invece di proteggere i fan, il divieto ha alimentato i mercati paralleli.

Possibili soluzioni

Il club non si oppone all’obiettivo del governo, ma chiede soluzioni più mirate. Una proposta è creare una categoria di “rivendita autorizzata” che escluda i debentures dal price cap, mantenendo così intatta la loro funzione di strumento finanziario regolamentato. Un’altra strada è quella di maggiore controllo delle piattaforme di rivendita e imporre loro trasparenza e controlli rigorosi. Ma serve anche un’azione decisa contro i bot, i programmi infomatici che simulano le azioni degli utenti sui siti di vendita online e possono fagocitare grandi quantità di biglietti in pochissimo tempo, che sono vietati dal 2018 ma non sono mai stati davvero contrastati.

Il caso Wimbledon mostra come le buone intenzioni del legislatore possano trasformarsi in un boomerang. Un tetto rigido ai prezzi potrebbe sì frenare i bagarini, ma al tempo stesso togliere ossigeno finanziario a uno dei tornei più iconici del tennis mondiale e spingere i tifosi verso mercati poco sicuri.