Rassegna stampa – Sinner cambia, rischia e avanza
Studente Jannik (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Lo studente Jannik sta provando a mettere in pratica le lezioni delle ultime settimane ma come sempre accade quando c’è di mezzo un cambiamento, i tempi di adattamento possono necessitare di pazienza. E così, se nel match d’esordio all’Atp 500 di Pechino contro Marin Cilic, la percentuale di prime palle messe in campo ha raggiunto quota 77 % (la quarta migliore prestazione al servizio in carriera), ieri contro Atmane, il mancino dal quoziente intellettivo di un genio, non è andato oltre il 66%. Per niente male se si considera che nella finale dello Us Open aveva fatto registrare il 48%, ma ieri Sinner ha anche testato qualcuna delle novità che sta provando ad apportare al suo gioco. […] Dopo aver chiuso il primo set con un break di vantaggio per 6-4, il secondo sembrava viaggiare sugli stessi binari. Avanti di un break 2-1, a Jannik però si è spenta luce e ha ceduto due volte il servizio a zero. Un’alternanza di break e controbreak che si è chiusa con il 7-5 del francese costringendo il numero 2 al mondo al terzo set. Rapido epilogo con Atmane in preda ai crampi e un 6-0 inevitabile per approdare ai tredicesimi quarti di finale sul veloce consecutivi. Lucida l’analisi di Sinner, che a tratti durante la partita si è anche confrontato con il maestro-coach Simone Vagnozzi: «Perché ho sbagliato questa palla?» ha chiesto dopo una volée finita male. Segno che il processo di apprendimento è in corso e l’allievo vuole metabolizzare ogni cambiamento: «In questo momento sto provando a fare, diciamo, l’80% del mio tennis abituale e un 20% di cose nuove. Secondo il mio punto di vista dovrei arrivare al 90-95% di quel che sono io e provare a cambiare un 5% e magari all’inizio fare queste cose diverse nei momenti più tranquilli. Sto pensando soprattutto alle rotazioni al servizio, poi ho provato di più la palla corta, il serve and volley, ma devo stare attento a non perdere le mie caratteristiche principali. Comunque fa tutto parte del processo, è normale». Insomma, impossibile premere un interruttore e cambiare le abitudini di sempre pensando che tutto fili subito liscio: «Penso ancora troppo, è impossibile automatizzare tutto in così poco tempo» ha ammesso sottolineando quanto il suo team lo stia aiutando e supportando in questo viaggio verso il cambiamento: «In questo percorso – ha concluso – mi serve anche la forza e la convinzione del mio team. Simone è stato giocatore, quindi probabilmente sa quanto sia difficile cambiare delle cose, soprattutto in partita. Alla fine io sono in campo, ma gioco per tutta la squadra e quindi mi caricano, mi capiscono quando sbaglio e quando faccio una cosa bella. Mi danno tutti la carica e il giusto appoggio». […]
Sinner vince e sperimenta: “Penso tanto” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Parlare di passaggi a vuoto sarebbe ingeneroso, soprattutto se si è davvero compreso cosa Sinner stia cercando di fare. In una fase di trasformazione, senza l`inutile obiettivo di una rivoluzione, se si sceglie di cambiare davvero, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Il match di 2° turno del China Open contro Terence Atmane non si lascia raccontare solo dallo score finale di 6-4 5-7 6-0: ci sono troppe sfumature. La seconda uscita pechinese ha fornito a Sinner e al suo team feedback preziosi. Per un set e mezzo ha sperimentato tanto, a suo dire forse anche troppo: «Ne stavo parlando con Vagnozzi negli spogliatoi, sto pensando tanto e spendendo tante energie mentali in questo momento. Devo stare attento a non esagerare. Sento di aver espresso l`80% del mio tennis e un 20% di cose nuove. Magari dovrei essere al 95% io e ridurre al 5% gli esperimenti. Magari scegliendo momenti più tranquilli. Detto ciò ci sono tante cose positive e fa parte del processo, ma non devo perdere la mia identità. Sono tanti pensieri, ma aver portato a casa l`incontro è molto importante». Quando Sinner gioca quattro palle corte nello stesso game, tramuta la possibilità di un dritto a tutto braccio in un chop con discesa a rete e tenta più serve and volley (compreso uno sulla palla break avversaria nel decimo gioco del primo set), diventa evidente che l`obiettivo non fosse “solo” vincere. Era riuscirci facendo cose diverse, da ritrovarsi più avanti nel bagaglio. Poi, nel terzo set, quando ha deciso di alzare il livello, la partita l`ha semplicemente cannibalizzata. Nel secondo parziale avrebbe sicuramente potuto gestire meglio le due volte in cui è stato avanti di un break. Lì è però salito anche Atmane, mancino dal servizio potente e variegato, capace di imporsi col dritto quando comanda lo scambio. Nel finale, un piccolo fastidio fisico lo ha rallentato, ma Jannik lo aveva già neutralizzato nei primi tre game della frazione. Ultimo tema da affrontare, altrettanto centrale, è il servizio. Le mere percentuali, da sole, non sono nulla senza incisività. Anche con percentuali basse, Jannik in passato ha spesso inciso. Giocare questo colpo in comfort zone per sperimentare mettendo più prime, di contro può togliergli qualcosa. Lo dimostra la differenza netta tra secondo e terzo set: in quello perso, il 75% di prime in campo ma solo il 54% dei punti vinti (13 su 24); in quello che ha chiuso la contesa, appena il 33% di prime ma 7 punti su 7 vinti. Due estremi che raccontano bene la sottile linea sulla quale va trovato un equilibrio. […] Oggi sarà giorno di riposo e lavoro, in vista del quarto di finale contro Fabian Marozsan, un giocatore che l`alternanza tra spinta e tocco ce l`ha nel dna. Jannik ha detto di aver visto entrambe le sue partite qui a Pechino, memore della fatica fatta per superarlo in tre set lo scorso anno ad Halle. Sarà un test molto utile, ma allo stesso tempo una sfida da vincere.
Nuovo Sinner. Ora tira fuori le carte giuste (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Può apparire contraddittorio che uno dei più abili fornitori di paradossi del circuito tennistico, un tipo che più volte si è raccontato attraverso di essi, costruisca un match su fondamenta talmente fragili da avere la certezza che si disintegreranno in corso d`opera. È paradossale, certo… Eppure, Terence Atmane, l`ha fatto, e ne è sortito un confronto più simile a una corsa contro il tempo, nella quale il francese è franato sul più bello. Un match tuttavia di grande interesse per come ha affrontato Sinner negli ottavi di Pechino e più ancora per come lo abbia indotto a replicare dando fondo a un bel po` delle novità che il nostro teneva in serbo per i futuri match contro Alcaraz. Un confronto scontato solo nel risultato finale, ma stimolante per la vorticosa varietà di situazioni che ha mostrato, avvincente per la piega che ha preso nella parte finale del secondo set, e decisamente intrigante anche per me, che nelle mie turbe tennistiche mi ero chiesto quale fosse l`essenza di questo francese dal tennis evoluto, entrato tra i primi 100 solo quest`anno. Da alcuni considerato un mago, da altri un ragazzo dotato di una vivacissima intelligenza, per la maggioranza un fenomenale collezionista di Pokemon, fra i primi tre in Francia. Ora lo so, l`ho capito. Terence s`ispira a Pikachu, anzi, è possibile addirittura che si senta Pikachu stesso, il personaggio più noto dei Pokemon. II quale ha il potere di produrre energia elettrica e inviare fulmini contro chi lo fa arrabbiare, anche con la coda a forma di saetta. E dite, non è simile alle energetiche difese del mostriciattolo giapponese il tennis elettrico di Armane, che esplode folgori da qualsiasi zona del campo si trovi? Sinner lo ricordava bene. Io incontrò nella semifinale di Cincinnati il giorno del suo 24° compleanno. Terence, una pasta di ragazzo, gli donò una rara figurina di Pikachu, ma in campo si fece sentire e non fu facile indurlo alla ragione. Anche in questa occasione Jannik ha provato ad ammansirlo con la solidità del suo impianto tennistico, ma presto ha capito che doveva fare qualcosa di più. Sia nei colpi – che presto hanno trasformato il campo in un flipper – sia nella costruzione degli schemi. Non è un caso che il primo break a favore di Sinner, sull`1-1 del set d`avvio, sia giunto su un attacco in controtempo rifinito con una valida volée di rovescio, una scelta tattica che raramente gli ho visto tentare. Il seguito non è cambiato di molto. Sinner ha provato con il drop shot, sbagliandone tre di seguito nel quarto game, per poi portarsi sul 3-1 con un passante di rovescio a uscire più simile a una smorzata, mentre Terence Atmane bersagliava con colpi violenti. Ma non erano quelli a dar fastidio a Jannik. Piuttosto, il non riuscire sempre a sottrarsi al tennis incalzante del francese. Ci provava in vari modi, con il serve and volley rifinito da una volée smorzata per il 4-2, e nel game successivo con un orribile tentativo di attacco, chiuso da un tocco al volo d`improbabile fattura. Ma i brividi erano riservati al decimo gioco, 5-4 per Sinner al servizio. Atmane andava veloce 0-30, trovava la prima palla break sul 30-40, poi un`altra su un lob lungo di Jannik. Lucido, Sinner si rinserrava nel suo tennis da fondo campo e malgrado le sollecitazioni “elettriche” del francese non sbagliava più niente. […] La seconda frazione appare simile alla prima, Sinner ottiene il break sull`1-1, ma un momento di tennis zuzzurellone, un bel po` surreale, regala break a go-go, ben quattro l`uno via l`altro (due per parte), accompagnati da gesti di stizza ed evidenti giramenti di scatole. C’è Sinner che si rivolge a Vagnozzi dopo una volée sbagliata: «Dimmi qual è l`errore, dimmelo!». Otto punti filati persi al servizio da parte di Jannik, mai visto niente di simile. Ci si prepara al tie-break Ma non è così: sul 6-5 Atmane va 0-30 sul servizio di Sinner. C`è la rimonta, la palla per il sei pari, ma il francese dà fondo a tutto ciò che gli è rimasto e trova il break che gli consegna il secondo set. E lì finisce la partita. Le fondamenta su cui Atmane ha costruito i propri sforzi non reggono e si sbriciolano. Ha preteso troppo da se stesso. Sinner invece è ancora intero, tutto d`un pezzo. Il francese serve a 223 orari e Jannik risponde con una mattonata impressionante. Le gambe di Terence si piegano per i crampi, gli ultimi colpi lo vedono zoppicante. In un lampo si arriva al sei-zero. È il paradosso di Pikachu, che volle competere con Sinner a un livello mai esplorato prima. «Il terzo set preoccupa sempre. Lui era in fiducia, ma io ho fatto subito il break e questo ha cambiato le cose. Poi, dopo il secondo break, mi sono accorto che lui era in sofferenza. Anch`io sono caduto, ma la caviglia non mi ha dato problemi». Nei quarti appuntamento con Fabian Marozsan, ungherese, 53 Atp (fu 36 l`anno scorso). […]
Sinner fatica a battere Atmane (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Variare o non variare? E quanto e quando? Il popolo di Jannik Sinner va in tilt dopo la corsa sulle montagne russe del Profeta dai capelli rossi nel secondo turno di Pechino contro Atmane. Il 6-4 5-7 6-0 arriva dopo due ore e mezza, per crampi del francese dalla classifica bugiarda (68 Atp). Siglando nuovi record sul cemento:13 quarti di fila, 200 partite vinte in questo periodo (solo Medvedev è a 208), 20/22 quest`anno, 61-0 con avversari fuori dai top 10 e 12-0 coi mancini. Domani la sfida con un altro talento come Fabian Marozsan (precedenti 1-0). Jannik domina il primo set col forcing da fondo. Per insistere con le smorzate, salva a malapena un break. Ma ne subisce due – a zero! – nel secondo parziale, che perde. Fortuna che Atmane va fuori giri e paga anche gli sforzi delle qualificazioni. Del resto Sinner vuole tener fede alla promessa di New York, dopo la finale con Alcaraz quand`ha ceduto il numero 1 del mondo: «Cercherò più variazioni, a costo di perdere qualche punto e anche qualche partita». Eccitato anche dalla resistenza del francese dal micidiale uno-due, servizio pieno d`effetti-dritto fulmineo: «Direi che è unico col suo stile ed è pure mancino». Che tira e molla interiore per Jannik: «Forse a volte la concentrazione è calata un po`. Ero un po` nervoso. E` normale. Cerchi di aggiungere il drop shot e la volée al tuo gioco… L`avversario picchia molto forte… E diventa molto difficile… A volte ha funzionato, a volte no. Penso ancora troppo, è impossibile automatizzare tutto in così poco. Sto provando a fare, diciamo, l`80% del mio tennis abituale e un 20% di novità; dovrei arrivare al 90-95% di quel che sono e cambiare un 5%. Non devo stravolgere la mia identità. E devo lottare e vincere più che posso». […]
Musetti fa infuriare i cinesi, Paolini ne diventa l’idolo (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Quelli di Lorenzo Musetti e di Jasmine Paolini sono i due volti del rapporto dei tennisti azzurri con il pubblico cinese. O almeno lo sono stati nel giorno dei rispettivi esordi nel 500 ATP e nel WTA 1000 di Pechino. Il carrarino ha rischiato l`incidente diplomatico lasciandosi sfuggire una frase colorita nella fase calda del secondo set, al tie-break poi perso contro il francese Mpetshi Perricard. L`azzurro ha inveito generalizzando sul popolo di cui sopra: «Tossiscono sempre `sti ca….di cinesi, tossiscono ogni tre secondi». Il giudice di sedia non ha capito il lamento, e meno male, ma i microfoni ormai disseminati in ogni dove sì. E tutto ha fatto il giro dei social, così Lorenzo ha dovuto scusarsi usando lo stesso veicolo, il suo profilo Instagram, dicendo che non voleva affatto riferirsi ad un popolo e a una Nazione, che invece ama e stima, ma solo a un gruppo sparuto che si era messo a tossire in un passaggio topico del match. «L`ho detto in un momento di stress e me ne scuso. Vengo in Cina dal 2018 a giocare i tornei e sono sempre stato accolto con trasporto. Il sentimento è reciproco. Mi rendo conto che il modo in cui mi sono espresso è stato sbagliato e inappropriato, e ha ferito i sentimenti di molti tifosi cinesi. Me ne pento profondamente e provo profondo rimorso». Allarme rientrato e incidente diplomatico evitato? Lo scopriremo questa mattina nel secondo turno che vedrà Musetti impegnato contro il francese Mannarino per salire nei quarti del torneo cinese. Jasmine Paolini invece è sempre più in sintonia con il posto e gli autoctoni tanto da aver scoperto di possedere un soprannome cinese, “Bao Zong”, guadagnato sul campo la scorsa settimana a Shenzhen nella cavalcata vincente
in Billie Jean King Cup. La toscana lo ha scritto sulla telecamera dopo aver battuto all`esordio in tabellone la lettone Sevastova. Il primo carattere, “Bao”, riprende il nome della Paolini corrispondendo a “Pao”, il secondo “Zong” è da leggere come “boss” o “capo”. Tradotto i tanti fan cinesi la vedono come un “Capo” in quanto a determinazione, quella che non smette mai di esprimere in campo. […] Jasmine tornerà in campo oggi nel 3° turno del WTA 1000 contro l`americana Sofia Kenin in singolare, per proseguire la sua felice campagna cinese.
“Con Paolini è sempre dura” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
«Nell`ultimo anno sono maturata. Non provo a lasciare il campo
prima solo per tornare a casa. Mi prendo il mio tempo: mangio, faccio i trattamenti, incontro i media. Faccio tutto quello che serve, senza fretta di andare a vedere Netflix. Voglio essere professionale, poi a quel punto posso anche rilassarmi». Detto con un sorriso genuino, fa impressione sentirla parlare così. Un po` perché ha solo 18 anni. Un po` perché è già numero 5 del mondo. Eppure, con la scintilla che distingue i fuoriclasse, Mirra Andreeva sente di poter fare sempre meglio. A inizio anno aveva lanciato un messaggio alle big del circuito vincendo i WTA 1000 di Indian Wells e Dubai, poi negli Slam non è riuscita a dare il colpo definitivo per interrompere il dominio del trio Sabalenka, Swiatek, Gauff. Poco male, siberiana dal talento sopraffino, Mirra ha l`umiltà per mettersi sempre in discussione. E, cosa più importante, l`entusiasmo di chi non smette di cercare un modo per cambiare e migliorarsi. […]
In passato ha parlato degli alti e bassi nella gestione della pressione. Il 2025 come ha cambiato ciò?
Non erano tanto le persone dall`esterno, ma ero io ad aspettarmi di più e a caricarmi di aspettative. Adesso sto imparando ad essere più gentile con me stessa, a concedermi del tempo senza giudicarmi duramente. Non sempre ci riesco, ma sto imparando.
E in campo il suo tennis è sempre più offensivo.
A inizio anno la WTA ha postato una statistica dove ero prima per numero di vincenti nel tour. Ho pensato: “Io? Davvero?”. Nei mesi successivi sono tornata ad avere un po` la paura di sbagliare, ma contro le migliori paghi lo scotto. Ora sto cercando di costringermi a colpire ed è qualcosa che sta funzionando. In generale da inizio stagione mi sento migliorata tanto e a fine anno con Conchita (Martinez, ndr) tracceremo un bilancio.
A Shenzhen, Conchita era entusiasta del vostro rapporto. Ha detto che le tocca fare cose da giovani.
È vero (ride). Ogni tanto la faccio ballare e la avvicino al mio mondo, ma non la obbligo: è semplicemente l`energia con cui affronta le cose. A volte la guardo e penso “neanche io ho tutte queste forze”. Sono felicissima di averla dalla mia parte.
Nel 2023 si presentò in Ticino al fianco di Lisnard, quante cose sono cambiate da allora?
Ricordo gli ITF di Chiasso e Bellinzona, vincerli fu un sogno. Affrontavo ogni match con la tensione di chi si giocava la vita, per fortuna sono maturata. Ai tempi ero davvero una bambina alle prime esperienza da professionista, adesso ho la consapevolezza di appartenere a questo mondo.
Ci sono ancora match in cui sente di giocare per la vita?
All`inizio dell`anno era ancora un po` così, ma adesso ho affrontato tante volte Sabalenka, Swiatek e Gauff. Mi sono abituata alla tensione di quei match e non mi sento più spaventata contro di loro. Sono le migliori al mondo e io provo a batterle.
Negli ultimi due anni tra singolo e doppio ha sfidato spesso anche Paolini. Quali sono le difficoltà nell`affrontarla?
Non è piacevole affrontare una come lei perché colpisce molto forte e con grande continuità. Riesce a metterla sempre molto vicina alle righe ed è difficile trovare una soluzione per portare lo scambio dalla tua parte. In doppio lei ed Errani sono tra le migliori al mondo e devo dire che Sara fa delle scelte di grandissima intelligenza. Ultimamente ho parlato più spesso con Jasmine ed è una davvero bella persona fuori dal campo. […]
Quando ci incontrammo nel 2023 mi disse che il suo sogno più grande era vincere più Slam di Djokovic. Lo è ancora?
Beh sarebbe bello vincere 25 Slam… adesso forse ho realizzato che non è facile come pensavo, sono stata coraggiosa nel dirlo (ride). Vincere degli Slam però fa parte dei miei sogni e dei miei obiettivi, quindi ci proverò con tutta me stessa.