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Hewitt fa ricorso contro la squalifica e accusa l’ITIA di aver nascosto i dettagli del caso

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Vi avevamo raccontato della vicenda che ha coinvolto Lleyton Hewitt, ex numero 1 del mondo e attuale capitano della compagine australiana di Coppa Davis, sospeso dall’ITIA per condotta violenta nei confronti di un volontario dell’antidoping; la sensazione era che non fosse finita lì. Lo stop avrà inizio il prossimo 24 settembre e si protrarrà per due settimane. Perciò, Hewitt siederà regolarmente in panchina in occasione della sfida tra l’Australia e il Belgio. Alla vigilia dello scontro, arriva un j’accuse piuttosto netto da parte di Lleyton, che in conferenza stampa, come riportato da ‘AAP’, si è tolto qualche sassolino. Ne ha per tutti, dall’ITIA all’ITF, passando per l’ormai sdoganato nuovo format della Davis.

Hewitt: “Deluso dalla mancanza di fatti resi pubblici”

Il due volte campione Slam si è difeso sostenendo che il suo comportamento fosse legittima difesa e adesso, rompendo il silenzio dopo la sospensione, rincara la dose: “Sono davvero deluso dalla decisione generale, ma anche dall’intero processo e dalla mancanza di fatti resi pubblici dichiara Hewitt. “Sto affrontando la procedura di appello con il mio team legale in questo momento, quindi non ne parlerò oltre“. Tuttavia, tiene ad aggiungere comunque qualcosa. E non sono parole banali. “A differenza dell’ITIA e dell’ITF, non lo trasformerò in una distrazione per la Coppa Davis. Questa competizione significa troppo”.

A detta del diretto interessato, non solo l’ITIA avrebbe celato fatti importanti legati al suo caso, ma avrebbe strumentalmente utilizzato questa storia esattamente quando la nazionale australiana torna a disputare degli incontri di Coppa Davis davanti al proprio pubblico. “Per noi avere l’opportunità di tornare qui dopo 3 anni e mezzo, in patria, con così tanti giovani che hanno l’occasione di vedere da vicino i loro modelli di riferimento, in particolare Alex, è fantastico” dice, facendo riferimento al 2022, quando l’Australia sfidò l’Ungheria a Sydney, per l’ultima volta in patria. “Ci sono troppe belle storie e aspetti positivi da trarre da questo fine settimana e da ciò che stiamo cercando di fare. Penso che in fondo questo renderà i ragazzi ancora più forti, pronti a portare a termine il lavoro”.

Hewitt: “Ci hanno raccontato troppe bugie sulla Coppa Davis”

D’altronde, Hewitt non ha mai lesinato parole velenose per i cambiamenti che hanno investito la più importante competizione tennistica a squadre e tornare a disputare una partita in casa: “È importante perché nel corso del tempo ci sono state raccontate troppe bugie e, quando è diventata la ‘Coppa Pique’ (Gerard), hanno venduto l’anima e vogliamo provare a tornare a ciò che aveva un senso“. All’australiano non va giù – e probabilmente non lo farà mai – che sia venuta meno l’alternanza casa-trasferta, con la sede unica che appiattisce e priva la Davis della sua essenza ultima, di ciò che la rendeva unica e speciale all’interno del mondo tennistico. “Le cose più importanti per la Coppa Davis erano le partite in casa e in trasferta, che hanno rappresentato un punto di svolta notevole rispetto a qualsiasi altra cosa facessimo“.

Ma non solo. Anche la contrazione dei match dal meglio dei 5 set al meglio dei 3 set ha tolto qualcosa: “L’apice erano i tornei del Grande Slam e il tennis al meglio dei cinque set, ed è questo che rappresentava la Coppa Davis. Se si ripensa agli anni passati, a qualsiasi fase delle più grandi partite di Coppa Davis, si nota che i match epici di cui la gente parla sono tutti da cinque set”.

Hewitt: “Logorante giocare sempre nello stesso posto”

Infine, Hewitt termina con una riflessione più ampia, che riguarda le giovani generazioni e la mancanza della possibilità di vedere le proprie fonti di ispirazione dal vivo. “La frustrazione di giocare sempre nello stesso posto e di giocare solo partite in trasferta è davvero logorante. Questi ragazzi non hanno l’opportunità di tornare a giocare in Australia e ho la sensazione che i ragazzi più giovani e le persone che vogliono praticare il tennis non abbiano questa occasione”.

In effetti, allo stato dell’arte, in Australia il tennis approda a gennaio, per inaugurare la stagione, poi trasloca altrove, lontano dall’Oceania: “Quando giocavo, potevamo tornare qui tre o quattro volte all’anno. Al momento il tennis si vede in Australia solo a gennaio, quando puoi avvicinarti e vedere questi ragazzi. È un duro colpo per il nostro sport in generale”, conclude con un filo di amarezza.