Tsitsipas rivela: “Voglio diventare indipendente dai social per la mia salute mentale”
Stefanos Tsitsipas è costantemente alla ricerca di sé stesso. Della sua miglior condizione mentale, atletica e tennistica. Gli ultimi mesi per lui sono però stati molto difficili, tra l’addio a Goran Ivanisevic – con tanto di ritorno del papà Apostolos –, l’infortunio persistente alla schiena che lo tormenta da ormai due anni e la mancanza di risultati di spessore. Tutto ciò lo ha fatto sprofondare quasi fuori dalla top 30, dato che al momento si trova al numero 27 in classifica, lui che neanche troppo tempo fa si era issato sino alla terza posizione mondiale. Il prossimo impegno del 27enne greco è la sfida del World Group I di Coppa Davis contro il Brasile, in programma il 13 e il 14 settembre ad Atene.
“È una gioia immensa giocare in campi come questi e avere la possibilità di ricongiungersi con i greci, che non hanno l’opportunità di vedere il tennis molto spesso”, ha fatto sapere il campione dell’ATP 500 di Dubai in un’intervista rilasciata a Sports DNA. “Quest’anno ci sarà il 250 ad Atene ed è fantastico che avremo l’occasione di vivere l’ATP tour in Grecia. Vedo un futuro brillante da questo punto di vista e ne sono molto soddisfatto”. La famiglia Djokovic, responsabile dell’organizzazione del torneo, si è trasferita di recente ad Atene e Tsitsipas si augura che Novak, sua moglie e i loro due figli possano ricevere tutto il supporto possibile in questi momenti difficili: “Spero che saremo vicini a Nole. E spero che saremo anche vicini di casa, così potremo allenarci assieme!”.
Stefanos non sa ancora se riuscirà a scendere in campo per la sfida contro il Brasile. “Mi sento molto bene, molto meglio di come mi sentivo due o tre settimane fa. Ma non voglio promettere troppo, perché in questo momento sto cercando di superare il trauma che ho subito nelle ultime settimane. Non ne sono ancora sicuro, ma farò del mio meglio”, le parole del tennista ellenico, che con la parola ‘trauma’ si riferisce all’ennesima ricaduta riguardo il suo storico infortunio alla schiena, patita a New York pochi giorni fa.
“Lo US Open è stato piuttosto difficile perché sono entrato in campo per la prima partita (contro Alexandre Muller, ndr) e non ero sicuro di riuscire a finirla. Nel primo set ho avuto molti pensieri negativi, pensavo che avrei potuto fermarmi a un certo punto della partita. Ho iniziato a sentirmi molto meglio con il mio corpo nel secondo e terzo set. Non è stato uno US Open piacevole, nel senso che mi aspettavo di stare meglio fisicamente con l’infortunio e di non trovarmi in questa situazione”.
Uscito indenne dall’esordio, il giocatore di Atene si è poi fermato in cinque set al secondo turno, ancora dolorante a causa del problema alla schiena. “Con Altmaier ho avuto bisogno di due medical timeout in momenti strani della partita, cosa che non mi capita di solito. Mi sono successe delle cose imprevedibili in questi tornei e nel frattempo, cosa che il pubblico non ha visto, molte cose sono successe durante gli allenamenti e fuori dalle partite. Sto lottando con il mio infortunio in questo momento. Sto cercando di trovare delle soluzioni consultando degli specialisti e vado ovunque per imparare il più possibile su ciò che sto passando. Spero di superarlo presto”.
Eppure, prima dello Slam statunitense il dolore sembrava scomparso. “Durante lo swing americano, a Toronto, Cincinnati e Winston Salem – anche se lì hanno iniziato a manifestarsi alcuni fastidi – non ci sono stati molti problemi, non ho dovuto interrompere gli allenamenti, né allenarmi meno del solito. Lì abbiamo trovato l’equilibrio con la squadra, abbiamo trovato il margine per fare il lavoro giusto che volevamo da tanto tempo. L’ansia e lo stress hanno avuto un ruolo nel ritorno dell’infortunio. La cosa più strana è che mi sono allenato prima di giocare la mia prima partita allo US Open e mi sentivo benissimo, perfettamente”.
Poi però, all’improvviso, appena messo un piede in campo per un match ufficiale, sono tornati i problemi di un tempo. “Tutti proviamo ansia e il fatto che ultimamente non abbia vinto molte partite non aiuta. Sono entrato in campo e ho iniziato subito a provare quello che sentivo da tanto tempo. E questo mi rattrista perché ho lavorato tantissimo, ho lavorato infinite ore per prepararmi. Ma entrando in campo mi sono reso conto che forse non ero nemmeno in grado di giocare. Questo ti sconvolge mentalmente quando sei in campo e in testa hai il pensiero che non hai vinto molto nell’ultimo periodo. Quindi, questa combinazione non aiuta”.
Da qui anche la necessità di disintossicarsi dai social. “Ho parlato con il team che mi aiuta con i social media e ho deciso di smettere di seguire tutte le persone che seguivo. Ciò non ha nulla a che vedere con le persone. Piuttosto con il fatto che voglio diventare indipendente dai social media. Ultimamente, con tutti i viaggi e lo stress che sto vivendo, trovo la mia tranquillità e mi disconnetto dall’ansia attraverso i social. Ed è sbagliato. Scarico tutto il mio stress entrando in queste piattaforme e guardando video per ore, perché mi piacciono. Ho capito che mi farebbe bene fissare un obiettivo per i prossimi uno, due, tre anni o anche più, di non usare i social media. Ho un team che si occupa della mia immagine professionale mantenendo la mia autenticità. Per me questo è molto importante”.
E questo tentativo di ‘disintossicazione’ dai social per Stefanos va anche oltre il fatto di cercare di diventare meno dipendente da questi. “Il mio obiettivo è dimostrare che sto uscendo dai social media. Vorrei motivare i bambini, che praticano sport o meno, a fare lo stesso. Ha a che fare con la salute mentale, cosa che hanno recentemente sottolineato anche Grigor Dimitrov, Andrey Rublev e Naomi Osaka, e anch’io volevo sostenerla. Uno degli aspetti negativi che ho notato è che si confronta la propria vita con quella degli altri e non si vede la realtà, ma solo una versione idealizzata. Voglio che i bambini si dedichino alla vita reale, praticando sport, uscendo all’aperto, facendo le attività che facevo anch’io da piccolo. Voglio una migliore qualità della vita per tutti e tornare a dove eravamo prima”.