Amanda Anisimova l’imperturbabile: la seconda chance arriva a Flushing Meadows
“Certi giorni ci chiediamo: ‘È tutto qui?‘”. Nel celebre brano “Non è tempo per noi”, Luciano Ligabue dà voce a coloro che conducono la loro esistenza fuori dagli schemi, talvolta turbati dalle difficoltà che la vita ti pone lungo il percorso, ma tenuti a galla dai sogni, che ti fanno – nonostante tutto – sentire ancora vivo. Non è stato tempo nemmeno per Amanda Anisimova, che alla prematur(issima) età di 21 anni decise di prendersi una pausa dal tennis, senza conoscere la data del suo ritorno.
“È diventato insopportabile per me partecipare ai tornei di tennis. A questo punto la mia priorità è il mio benessere mentale e ho deciso di prendermi una pausa per un po’ di tempo. Ho lavorato duramente per cercare di farcela a superare questo momento. Mi mancherà la competizione e apprezzo il vostro supporto”, aveva rivelato la giocatrice americana in un post su instagram. Amanda sarebbe poi tornata nel 2024, con un altro piglio, con una motivazione diversa. Scevra da paure e sentimenti ansiogeni.
La decisione temporanea di fermarsi, nel 2023, derivava probabilmente da una sofferenza maturata nel tempo. Anni prima, nel 2019, una Amanda ancora diciassettenne perse il padre (e coach) Kostantin a pochi giorni dal compimento della maggiore età. Ne conseguì la mancata partecipazione allo US Open, e un’ultima parte di stagione conclusa con largo anticipo. Il padre e la madre, Olga, erano russi, e decisero di migrare verso gli Stati Uniti nel 1998 insieme alla loro primogenita Maria, sorella maggiore di Amanda. È da lei che Amanda apprende la conoscenza del tennis, seguendo scrupolosamente le sue lezioni e “rubando” con lo sguardo i colpi – già affinati – di Maria, che dichiarò in un’intervista: “Se giocavo un torneo, Amanda si metteva fuori dalla recinzione del campo e imitava quello che facevo. Aveva una piccola racchetta da bambina e i miei genitori le dissero: ‘Bene, proviamoci'”. Mai scelta fu più azzeccata.
La secondogenita della famiglia Anisimov ha il tennis nel sangue. Amanda brucia le tappe, diventando finalista al Roland Garros Junior 2016, a soli 14 anni, e invitata dall’USTA debutta nel tabellone di qualificazione di Flushing Meadows, vincendo il match d’esordio. La giovane carriera della classe 2001 nata in New Jersey procede a vele spiegate e appena diciassettenne sbarca tra le migliori 100 giocatrici del globo, in virtù dell’ottimo risultato collezionato al WTA di Hiroshima, dove soltanto la cinese Su-Wei Hsieh, in finale, le negò la gioia del titolo. Amanda sprizza talento da tutti i pori e il suo ingresso in top 30 nell’estate 2019 non sorprende, la stessa estate che portò via dalla vita della giovane Anisimova il padre Kostantin, deceduto a causa di un arresto cardiaco.
La carriera di Amanda, come avrete intuito, non è stata semplice. Eppure, la giovane statunitense, ha sempre avuto la forza di ricominciare da capo. Tra le due date fatidiche, del 2019 e del 2023, Anisimova tocca come best ranking la 22esima casella, grazie a un’annata 2022 niente male, inaugurata con il primo ed unico titolo stagionale conquistato a Melbourne 2. I due quarti di finale raggiunti nei ‘1000’ di Roma e Madrid fanno ben sperare per la scalata di Amanda verso la cima, ma la verità è un’altra. Il bornout della statunitense è alle porte: “Verso la fine del 2022 sono esplosa – ha confessato in un’intervista rilasciata al The Guardian – Stavo lottando con lo stile di vita e con lo stress che ne derivava, e questo mi stava influenzando molto anche in campo. Avevo perso la gioia che provavo quando andavo ad allenarmi o partecipavo ai tornei. Quel meccanismo non stava più funzionando. Ma poi ho avuto il privilegio e la possibilità di potermi prendere una pausa. Sono consapevole del fatto che non sono molte le persone che possono permettersi di prendersi una pausa dalla propria carriera o dalla propria vita. Se non fossi stata pronta a tornare, o se il mio corpo non fosse stato in grado di reggere, avrei dovuto semplicemente trovare qualcos’altro da fare. Ma non potevo continuare a spingere me stessa oltre quel limite”.
Così, dopo l’eliminazione al primo turno nell’edizione 2023 del Mutua Madrid Open – per opera di Arantxa Rus – Anisimova dice basta. Soltanto nel gennaio del nuovo anno, la nativa del New Jersey, si rimetterà in moto, ripartendo dalla quattrocentesima posizione del ranking. Il biennio che affronterà Amanda racconterà di una meravigliosa storia di rivalsa. La statunitense ha accantonato le fragilità, le sofferenze, ritrovando sé stessa e l’amore verso la racchetta. Risalire la china dalla casella numero 400 (e oltre) è già un’impresa da titani, ma raggiungere due finali consecutive a livello Slam a solo un anno e mezzo di distanza dal buio pesto è fattibile soltanto per chi ha un talento raro.
A Church Road, Amanda, sotto le luci della ribalta, raggiunge per la prima volta un atto decisivo di un Major. Il suo cammino s’incrocia con quello di Iga Swiatek, che teme la statunitense. Sa bene che può rovinarle la festa. Nel pomeriggio londinese del 12 luglio, però, sul Campo Centrale di Wimbledon avviene qualcosa di surreale. L’ex numero uno del mondo chiude la pratica in meno di un’ora, mentre il tabellone dello score recita un doppio 6-0 in suo favore. Così, mentre da una parte della rete si consuma un dramma sportivo, dall’altra, qualcuna esplode di gioia, incredula per aver appena conquistato il trofeo più prestigioso del cosmo tennistico.
Non accadeva da 114 anni che una donna trionfasse sui campi di Church Road con un doppio bagel in finale. E la protagonista negativa di questa triste storia era stata proprio Anisimova, che tanto aveva sudato per arrivare sin lì. Il pianto della giovane Amanda scuote tutti, persino Iga. La 24enne del New Jersey, però, ne ha passate di peggiori. Cosa sarà mai una finale persa, seppur in questa crudele maniera?
Non c’è tempo per rimuginare, bisogna ripartire, e in fretta. Due mesi più tardi, Flushing Meadows accoglie benevolmente la padrona di casa, quasi come ad offrirle subito una seconda chance. Ai quarti di finale dello US Open Amanda ritrova Iga e tutto ha un sapore differente questa volta. L’atmosfera casalinga conforta Anisimova, che serve alla polacca la “vendetta” di Wimbledon, sconfiggendola in due set: “La cosa che mi ha fatto sentire peggio è stata per le persone che erano venute a vedere quella partita – ha dichiarato Amanda tornando sulla finale londinese – So che è stata molto veloce. Questo era un po’ nella mia testa, perché so quanto le persone pagano per quei biglietti e quanto sono entusiaste di vedere Wimbledon. Avevo quel senso di colpa addosso, invece che la gioia di aver giocato la mia prima finale di uno Slam. Pensavo più a quello“.
La semifinale vinta contro Osaka – in tre tiratissimi set – ha trascinato Anisimova verso l’atto decisivo dell’ultimo Slam della stagione. Troverà Aryna Sabalenka, la numero uno del mondo, la più temuta. L’Ashe sarà addobbato di bandiere a stelle e strisce e il solito sfrenato tifo, così come accadde nella storica finale del 2023, nella quale Coco Gauff conquistò il titolo in rimonta proprio ai danni della bielorussa.
Ecco la seconda chance di Amanda. Già certa di essere in Top 5 da lunedì prossimo. Ma i numeri, le statistiche, i record, spesso, lasciano il tempo che trovano. Non ci si può accontentare. Nulla ha lo stesso sapore di un trionfo Slam.