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Jasmine Paolini e il coraggio di sopportare la pressione

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Quest’anno, Jasmine Paolini era attesa al varco per la riconferma pressoché impossibile dello spettacolare, inimmaginabile 2024: le finali Slam al Roland Garros e a Wimbledon dopo il titolo WTA 1000 a Dubai, per finire con il numero 4 del ranking, la qualificazione alle Finals e il trionfo in Billie Jean King Cup. E, naturalmente, i successi in doppio insieme a Sara Errani, tra cui spiccano la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici, il trofeo agli Internazionali d’Italia e la presenza a Riyad anche nella specialità.

In questa stagione, quasi prevedibilmente, i risultati sono tardati ad arrivare, con la pressione della riconferma che si faceva viepiù pesante dopo ogni precoce eliminazione. Poi, un primo acuto, la semifinale al “1000” di Miami, accompagnato a sorpresa dalla fine del sodalizio con lo storico coach Renzo Furlan, sostituito da Marc Lopez, già nel team di Rafa Nadal. C’è anche la semifinale a Stoccarda e, se la sensazione è che a Jasmine manchi soprattutto la leggerezza che l’aveva caratterizzata, intanto arrivano il successo a Roma, secondo WTA 1000 in singolare depositato in bacheca, bissato in doppio, e il titolo sempre al fianco di Errani al Roland Garros. A Wimbledon, con un’altra grossa cambiale in scadenza, viene eliminata al secondo turno dalla n. 80 della classifica Kamilla Rakhimova e termina dopo tre mesi la collaborazione con Lopez, mentre esce dalla top 5, fermando però la caduta al numero 9.

Ora accompagnata da Federico Gaio, a Montreal incappa nella sconfitta più inaspettata, sconcertante, contro la qualificata Aoi Ito, ”giocatrice atipica” per ricorrere a un understatement, dotata di un tennis che non ti può mai battere ma che – come ben sa chi gioca a qualsiasi livello – può farti perdere. E Jasmine, con 67 errori non forzati, perde un match già vinto, 6-2 4-1 in venti minuti poi si incarta, in uno di quegli incontri stregati perché, se sul match point Paolini l’avversaria si ferma convinta di aver commesso doppio fallo e finisce comunque per vincere il punto, significa che non era ammesso un altro esito. Da quello che potrebbe essere il momento più basso della stagione, tuttavia, Paolini si riprende nel migliore (quasi) dei modi: a Cincinnati mette in fila Sakkari (che l’aveva nettamente battuta a Madrid), Krueger, Krecikova (piccola rivincita della finale di Wimbledon), la numero 2 del mondo Coco Gauff, cedendo solo in finale alla solita Iga Swiatek.

“Solita” perché diventano così sei su sei le sfide perse dall’azzurra contro Iga, con tre giochi raccolti in ognuna delle prime tre, l’ultima all’atto conclusivo del Roland Garros 2024, dove la polacca è padrona di casa. Qualcosa è parso muoversi qualche mese dopo in Billie Jean King Cup, quando Jasmine ha vinto il (suo) primo set contro Swiatek, subendone poi la rimonta. Poco male, perché subito dopo si è presa la rivincita nel doppio decisivo, quindi la sconfitta in singolare conta più che altro per i testa a testa. Ma di quelli stiamo parlando, quindi bene ma non benissimo.
La nostra ritrova la ventiquattrenne di Varsavia in semifinale a Bad Homburg, niente da fare, 6-1 6-3. Proprio sull’erba tedesca Iga torna ad assaporare una finale che mancava da oltre un anno, dal Roland Garros, vale a dire dall’ultimo torneo individuale in cui aveva affrontato Paolini. Insomma, Iga si ritrova quando Jas la ritrova. Nel confronto di Cincinnati, la ventinovenne toscana non è riuscita a regalarsi neanche un set da far compagnia a quello strappato con la maglia azzurra, ma la gara è stata giocata quasi alla pari, 7-5 6-4, con il 3-0 iniziale non capitalizzato dalla nostra.

Jasmine ha un bilancio di 9-22 in carriera contro le top 10 (4-8 da quando anche lei è nelle prime 10), tra cui un 3-1 su Coco Gauff e un 3-2 su Rybakina, con anche una vittoria su Sabalenka. Swiatek, però, pur non potendosi definire bestia nera perché – inutile nascondersi – è una giocatrice superiore, rimane al momento intoccabile da Jas, nonostante la capacità di rimanere negli scambi per tutto il match in attesa dei passaggi a vuoto che l’avversaria può concedere, come si è visto anche nell’ultimo confronto, e la capacità di far male sulla diagonale destra – evidentemente non abbastanza.

Chiudiamo però tornando all’inizio, vale a dire alla valutazione (va da sé ancora provvisoria) di questa stagione limitandoci al singolare. Negli primi tre Slam non è andata come si sperava e, in generale, è inferiore a quella passata; liberandoci però dal minuzioso confronto con il 2024, un titolo WTA 1000 per di più a Roma, una finale e una semifinale nella stessa categoria, un ulteriore passo verso le WTA Finals, con l’ottava piazza a una manciata di punti e senza dimenticare i due cambi di allenatore, non possono che portare a un giudizio positivo.