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Rassegna stampa – Sinner-Alcaraz e Paolini-Swiatek al microscopio

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Intensità e profondità. Così Jannik può vincere (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Focalizziamoci sugli ultimi mesi della rivalità Sinner-Alcaraz. Sulla terra battuta, ha avuto la meglio lo spagnolo, poi sull’erba Jannik si è preso a Wimbledon la più bella delle rivincite. E ora, sul cemento americano e poi l’indoor […]? Sulla carta sono pari sul cemento, mentre indoor Sinner ha un leggero vantaggio. Di sicuro, l’uno spinge l’altro a migliorarsi costantemente, in una rincorsa continua all’eccellenza… Proviamo a valutarli colpo per colpo. […] Una premessa: sono più o meno alla pari, ma il servizio è un colpo il cui rendimento può variare non solo a seconda delle giornate, ma anche nel corso dei set della stessa partita. A cominciare dalle percentuali delle prime palle messe in campo… Sul cemento, poi, il kick sulla seconda di Alcaraz fa sì che la palla salti più in alto, rispetto a quella di Sinner […]. Per esempio, se l’azzurro stesse molto indietro, potrebbe colpire la palla anche ad altezza bacino. E, in generale, la risposta di Sinner è migliore di quella del suo rivale: può fare la differenza. […] Una delle chiavi che può indirizzare il match: se Jannik riesce a tenere lo scambio molto alto, in termini di intensità e profondità, impedisce ad Alcaraz di aggirare la palla e colpire col dritto, perché da sinistra fa veramente male… Se invece Sinner rallenta la spinta, gioca un po’ più corto e permette quella soluzione allo spagnolo, allora potrebbe andare in difficoltà. Intensità e profondità dei colpi di rimbalzo sono fondamentali: è ciò che ha costretto Alcaraz a dire alla propria panchina a Wimbledon, in finale: “Non lo reggo, non lo tengo da fondo”. Un ritmo forsennato toglierebbe tante soluzioni a Carlos […]. Una diagonale sulla quale, a maggior ragione, deve insistere Sinner, per andare poi a chiudere sul lungolinea. Il rovescio resta il colpo più naturale di Jannik, lo si può considerare il migliore del circuito: l’azzurro è capace di impostare il ritmo e trovare angoli micidiali, costringendo ogni avversario sulla difensiva. Tenendo presente che, se uno gioca al cento per cento e l’altro al 95, gli equilibri cambiano. E c’è una certezza: se Jannik dovesse scegliere la superficie per l’incontro della vita, giocherebbe sul veloce indoor. Alcaraz invece all’aperto, sulla terra battuta. Attenzione anche ai fattori contingenti come il caldo, l’umidità, la temperatura… Mille variabili da tenere in considerazione […]. In questo aspetto resiste un vantaggio per Alcaraz: attitudine, sensibilità, e pure il fatto di andare più spesso a rete. Una predisposizione che ha dimostrato fin dai primi incontri nel circuito maggiore: anche il serve and volley, in determinate giornate, può essere utilizzato con successo. Comunque, la costante tendenza che Sinner ha nel migliorarsi ha trovato applicazione pure in questo ambito, e quando è necessario dal punto di vista tattico anche lui può frequentare la rete con buoni risultati.

Cincinnati per vincere (Stefano Semeraro, La Stampa)

Se Jannik Sinner, per il suo ultimo avversario […] Terence Atmane, è Pikachu, il più famoso dei Pokemon, Carlos Alcaraz allora è Meowth, il simil gatto suo acerrimo nemico […]. Il paragone in fondo ci sta: le sfide fra i due fenomeni sembrano davvero uscite da un videogioco, fra velocità surreali e giocate al limite della fisica […], ovvero ciò che si attendono tutti dalla 15a sfida fra il n. 1 e il n. 2 del mondo stasera a Cincinnati, la loro quarta finale consecutiva quest’anno. «Sinner ha vinto l’ultima finale, io le prime due», dice il Niño, che sabato ha approfittato di uno Zverev debilitato dal caldo. «Sarà una grande sfida. Jannik è il miglior giocatore al mondo sul cemento, forse su ogni superficie. Devo analizzare cosa ho sbagliato a Wimbledon e fare meglio». La finale di stasera vale molto anche in vista degli Us Open, l’ultimo Slam dell’anno, che iniziano domenica prossima. A New York Sinner è campione in carica e potrebbe perdere per la prima volta il numero 1 dal giugno dello scorso anno. Per conservarlo gli «basterà», è vero, fare il bis a Flushing Meadows. Ma fra vincere o perdere a Cincinnati – se scaliamo già ad entrambi il gruzzolo degli Us Open 2024 – per Jan balla una differenza di 600 punti di distacco con Alcaraz (650 in caso di vittoria, 50 in caso di sconfitta) […]. «L’obiettivo qui era mettere più match possibili e insieme lavorare bene in palestra per essere al meglio a New York», mette avanti le mani la Volpe, che sull’erba londinese […] ha sfruttato colpi centrali e profondi per tenere Carlitos lontano dal campo senza dargli angoli, e lo ha punito con il rovescio lungolinea. […] A decidere i loro confronti sono quasi sempre dettagli, lo testimonia l’analisi voce per voce delle statistiche. Carlitos ha vinto tre match di più, eppure Jannik ha conquistato complessivamente più punti, 1550 contro 1534. Un paradosso che si spiega anche con le due maratone perse da Jannik con match point a favore – US Open 2022 e Parigi quest’anno – che avrebbero potuto riequilibrare il bilancio. Sinner ha concesso più balle break, e ne ha salvate di più, ma a riprova della capacità di Alcaraz-Meowth di estrarre le unghie quando conta, contro il Pokemon spagnolo ha vinto solo 5 tie-break su 14, pur essendo uno specialista del formato. I siti specializzati in previsioni lo danno favorito al 59 per cento […]. Alcaraz, che viene da dodici giorni così così ed è meno costante del rivale, i pronostici ha però dimostrato di saperli spesso stracciare con la capacità di accendersi quando lo percorrono il brivido di trovarsi di fronte Sinner, la gioia pura di competere e l’entusiasmo del pubblico. La ferita di Wimbledon, poi, brucia ancora. «Non vedo l’ora di ritrovare di fronte Jannik», sostiene. E non si tratta certo di un benvenuto.

Sinner-Alcaraz, solo voi! (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Sapevo sarebbe successo, era inevitabile. La quarta sfida in tre mesi fra Sinner e Alcaraz spinge di lato commenti e fantasie, e dà spazio a un tennis ridotto alla sua forma più essenziale, quella strettamente numerica. […] Prendono forma domande verosimilmente inutili, e le risposte andranno ricavate dall’intreccio di caselle che indicano set vinti e persi, ace realizzati e match point sprecati. Pochi visionari continueranno a raccontarvi di emozioni, di passioni da batticuore, di confronti fra modi di essere e di vivere il tennis diversi fra loro, di carte Pokemon regalate per simpatia all’avversario che sta per sbatterti fuori dal torneo. Oggi, lunedì […] Jannik e Carlos saranno di fronte per la 14a volta, dal ritorno alle gare di Sinner tutti i tornei che hanno disputato assieme si sono conclusi con la stessa finale. Roma. Parigi. Wimbledon. Ora Cincinnati… […] Ma c’è Alcaraz che promette scintille, e questo è un bene, perché mostra tracce fresche di linfa nell’oceano dei numeri nel quale si rischia di affogare. Ha voglia di riprendersi il dovuto lo spagnolo, e nessuno sa bene che cosa ci sia di “dovuto”. Tornare a battere Sinner dopo esserne stato battuto a Wimbledon? Giusto tentativo, ma i Championships ormai se ne sono andati, e per rifarsi davvero ci sarà un anno da aspettare. Però c’è da dare l’assalto al numero uno in classifica, lassù dove Alcaraz è giunto diciannovenne e si è intrattenuto 36 settimane, mentre Sinner ne ha preso possesso che ancora ne aveva 22 ed è lì, inamovibile, ormai da 63 settimane. Una sfida questa che corre sui binari dell’alta velocità. […] dal podio più alto si sale e prima o poi si scende, e se ad Alcaraz riuscisse il sorpasso, nessuno potrebbe argomentare che non sia meritato. Ha vinto 5 tornei (tra cui Montecarlo, Roma e lo Slam parigino). Sinner due, Australian Open e Wimbledon. Il resto del tennis si è fermato ai “1000” della primavera americana, poi non ha inviato più segnali confortanti. Indian Wells e Miami li hanno vinti Draper e Mensik, gli ultimi due a mettere becco nelle dispute dei piani alti. Approfittarono dello stato soporifero nel quale era precipitato Alcaraz, e della confusione nella testa di Zverev (di nuovo in crisi fisica dopo le fatiche di Cincinnati), ma non sono riusciti a compiere quel passo ulteriore che li avrebbe inseriti in un quadro di vertice, oggi limitato a due sole presenze. Serve presto un “terzo uomo” ma nessuno al momento sembra avere la caratura per stare al passo di Sinner e di Alcaraz. «Jannik mi obbliga a dare il meglio, affrontarlo così spesso mi emoziona, perché è l’unico che non molla niente, nemmeno le briciole. Ci vuole gran tennis e una perfetta condizione mentale per batterlo. Ed è questo che rende le nostre sfide interessanti», dice Alcaraz, con tecnica da banditore. Sinner risponde pacato: «Sono curioso di vedere come andrà a finire». Così diversi e così vicini. Ma il tennis, oggi, lo scrivono loro.

E Paolini contro il tabù Swiatek (Antonio Sepe, Corriere dello Sport Stadio)

Dubai, Roma e ora Cincinnati. Terza finale in carriera in un WTA 1000 per Jasmine Paolini, che ha superato la russa Veronika Kudermetova per 6-3 6-7(2) 6-3 in due ore e 20 minuti. Dopo un primo set perfetto, l’azzurra sembrava in controllo anche nel secondo. Proprio quando serviva per il match, però, ha perso la battuta e poi il set al tie-break. Poco male perché ha subito reagito, incamerando il parziale decisivo e staccando […] il biglietto per l’atto conclusivo. «Mi piacciono le condizioni, spero che sarà una bella finale e cercherò di fare del mio meglio» ha dichiarato. Grazie a questo successo Paolini scavalca Anisimova e torna numero 8 del mondo. […] Primo set velocissimo in cui tutti i game sono finiti a O o a 15. Appena 3 punti persi al servizio da Paolini, che ha ottenuto il break decisivo nell’ottavo gioco e ha impiegato appena 28 minuti per rifilare un 6-3 all’avversaria. Più equilibrato il secondo set, in cui però ad allungare per prima è stata ancora Jasmine. Merito sia della sua costanza sia dei troppi errori di Kudermetova, rimasta in scia solo grazie alla prima di servizio. Sembrava fatta per Paolini quando è andata a servire per il match sul 5-4, invece si è irrigidita e ha pagato a caro prezzo un paio di gratuiti. Il set si è dunque deciso al tie-break, dominato dalla russa per 7 punti a 2. Ci si poteva aspettare un crollo di Jasmine, invece è stata bravissima a ritrovarsi. Cruciali il sesto gioco […] e il settimo […]. Non ha infine tremato nell’ultimo turno di servizio e ha chiuso 6-3. […] A un passo dal titolo, Paolini può e deve crederci. Tuttavia non sarà facile in finale contro una ritrovata Iga Swiatek, che sembra essersi lasciata alle spalle le difficoltà di inizio stagione. Dopo il trionfo a Wimbledon, la polacca ha continuato a vincere anche negli Usa, confermando di essere la giocatrice più in forma di tutto il circuito. Neppure un set perso nel torneo da Swiatek, che in semifinale ha superato per 7-5 6-3 la kazaka Rybakina. Paolini non partirà spacciata, tuttavia i precedenti parlano chiaro: 5-0. Contro la polacca, Jasmine ha sempre perso […]. Non c’è stata storia quest’anno a Bad Homburg (6-1 6-3) né nel 2024 in finale a Parigi (6-2 6-1). Paolini ha vinto l’unico set nella semifinale dell’ultima edizione della BJK Cup, proprio sul cemento.