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WTA Cincinnati, Gauff e i 16 doppi falli con Paolini. Ma c’è chi ha fatto (molto) peggio

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Nel quarto di finale del “1000” dell’Ohio, Jasmine Paolini rimonta Coco Gauff 2-6 6-4 6-3. La notizia tecnica? Non solo la tenacia dell’italiana, ma i 16 doppi falli di Gauff (più 62 UE) che hanno aperto varchi decisivi nei momenti caldi. Una fotografia perfetta della linea sottile tra aggressività e controllo che il servizio femminile (e non solo) sta tracciando in questa stagione.

Perché partiamo da qui

Il doppio fallo non costituisce più esclusivamente il marchio di un servizio fragile o tecnicamente deficitario. Nell’era del tennis moderno, in cui la risposta è diventata un colpo aggressivo e immediatamente offensivo, molte giocatrici scelgono di spingere anche la seconda palla quasi come fosse una “prima ridotta”, pur consapevoli del rischio. La logica è semplice: meglio rischiare l’errore e mantenere l’iniziativa, piuttosto che offrire all’avversaria una seconda morbida che diventa un invito a comandare lo scambio.

Il rovescio della medaglia è evidente: quando la giornata non gira, o la fiducia vacilla, la conta dei doppi falli può esplodere a livelli da record. Un esempio perfetto è Coco Gauff, il caso-studio più emblematico del 2024-2025. La statunitense, nonostante sia già campionessa Slam e stabilmente tra le prime del ranking, ha vissuto spesso vere e proprie “emorragie” di doppi falli. Eppure, paradossalmente, riesce spesso a vincere lo stesso, segno che questo fenomeno va letto con più sfumature rispetto al passato.

La cartolina arriva dal torneo di Montreal 2025: Gauff ha superato Danielle Collins nonostante 23 doppi falli – un dato che la colloca tra i picchi più alti mai registrati in un singolo match WTA. Non è un dettaglio marginale: è una vittoria costruita malgrado un handicap statistico che, in altre epoche, avrebbe significato sconfitta quasi certa.

Questo dato evidenzia due tendenze fondamentali:

  1. L’aggressività come necessità tattica – oggi le giocatrici non possono permettersi di offrire seconde “attaccabili”. Meglio rischiare l’errore che lasciare campo aperto.
  2. La resilienza mentale – Gauff ha dimostrato che, anche con numeri da record negativo, si può vincere grazie ad altri fattori: mobilità, solidità da fondo, capacità di gestire i punti cruciali. Fortunatamente per i tifosi azzurri, questa volta contro Jasmine Paolini non è bastato.

Ecco perché partire da qui: il doppio fallo nel tennis contemporaneo non è più solo un indice di debolezza, ma spesso il prezzo da pagare per restare protagoniste contro avversarie sempre più aggressive.

I grandi record WTA

  • Più doppi falli in un match (record assoluto)
    Anna Kournikova, 31 DF vs Miho Saeki, Australian Open 1999 (e vinse!). Un primato che resiste da oltre 25 anni.
  • Secondo gradino, 28 DF
    Raffaella Reggi (Roma 1988) e Jelena Dokic (Auckland 2006). Due storie diverse, stesso numero: quando la seconda “spinta” non gira, il conto lievita.
  • Quarto posto, 27 DF
    Anastasia Pavlyuchenkova (Baku 2011).
  • Record “recenti” in alta quota
    Coco Gauff ha toccato 23 DF a Montreal 2025 (vittoria su Danielle Collins), rientrando nella top-5 storica del dato per singolo match.
  • Il game più “storto”
    7 doppi falli nello stesso gioco: Jelena Ostapenko (US Open 2019) e Zheng Qinwen (Australian Open 2024). A quota 6 compaiono Danielle Collins (Indian Wells 2021) e Aryna Sabalenka (AO 2022).
  • La stagione con più doppi falli di sempre (WTA)
    Camila Giorgi, 458 DF nel 2015: è la vetta della statistica nella storia WTA; un record spesso citato dagli analisti quando si parla di gioco “all-in” sulla seconda.
  • La grande trasformazione
    Aryna Sabalenka chiuse il 2022 con 428 DF (quasi 8 a partita), poi ridusse drasticamente l’errore lavorando su tecnica e biomeccanica del movimento: un caso-scuola su come si “guarisce” dallo yips del servizio.

E nel mondo ATP? I picchi (e gli eccessi) della seconda “spinta”

  • Record in un best-of-three (ATP)
    Maxime Cressy, 25 DF a Dubai 2023 (sconfitta con Auger-Aliassime).
  • Più doppi falli in un match (ATP)
    Marc Rosset, 30 DF vs Arnaud Clément (Coppa Davis 2001, 5 set indoor). Subito dietro Goran Ivanišević, 27 DF vs Leander Paes (Davis 1995, erba). Sul gradino dei 26: ancora Rosset (Wimbledon 1995), Alexander Bublik (US Open 2019, e vinse), Pierre-Hugues Herbert (Wimbledon 2021).
  • Il due-set più “pesante”
    Guillermo Coria, 16 DF in due set (Acapulco 2006). Una cartolina di quanto il fattore mentale possa travolgere anche un top player.
  • Curiosità “in fila”
    La letteratura statistica ATP riporta persino record di doppi falli consecutivi o quattro di fila nello stesso game (tra i protagonisti storici compaiono Boris Becker, Cédric Pioline, Guillermo Coria, Fernando Verdasco, Mischa Zverev, Benoît Paire, Maxime Cressy).

Altri fattori: ambiete, condizioni, scelte tattiche e psicologia

Non sempre il doppio fallo è figlio di un cattivo movimento: spesso entrano in gioco elementi esterni. Il vento modifica il lancio di palla (il cosiddetto toss), rendendolo instabile e obbligando la giocatrice a inseguire la sfera con il corpo, col rischio di un’esecuzione meno fluida. L’umidità appesantisce la palla e richiede più spinta di braccio per generare rotazione, mentre altitudine e temperatura incidono sulla traiettoria: a Madrid o a Città del Messico, ad esempio, l’aria più rarefatta rende più difficile controllare una seconda liftata. Anche le palle da gioco hanno un ruolo cruciale: più nuove e veloci, più complicato trovare la giusta finestra di sicurezza; più usurate e gonfie, più difficile imprimere potenza senza irrigidire il movimento.

Abbiamo già accennato al fatto che il tennis femminile e maschile moderno hanno trasformato la filosofia della seconda di servizio. Non più solo colpo difensivo, ma una vera “prima ridotta”: si cerca profondità, velocità e angolo per non concedere all’avversario la possibilità di attaccare. Questa scelta comporta un aumento inevitabile di doppi falli. Non bisogna però dimenticare la dimensione mentale. Il servizio è l’unico colpo totalmente sotto il controllo del giocatore, senza influenza diretta dell’avversario. Questo paradosso lo rende, al tempo stesso, arma e incubo.

Quando subentra lo yips — un blocco psicologico che irrigidisce il movimento — anche i gesti più automatici diventano innaturali. Il caso di Aryna Sabalenka nel 2022 è emblematico: oltre 420 doppi falli stagionali, con partite in cui la seconda diventava un rebus irrisolvibile. Per uscire da quella spirale, la bielorussa ha dovuto ricorrere a un lavoro biomeccanico radicale, guidata da Gavin MacMillan, che le ha permesso di “riscrivere” il servizio e ritrovare fiducia: “Era una questione innanzitutto psicologica, mi sono successe molte cose negli ultimi anni, molte emozioni nella mia testa, e poi sono arrivati i problemi tecnici. Ho lavorato molto duramente per risolverli, individuando il problema”. Difficoltà tecnica, certamente, ma mentale: il braccio si blocca, la mente anticipa l’errore, e l’errore si materializza.

In definitiva, i doppi falli non sono soltanto numeri da tabellino, ma spie luminose che rivelano molto di un giocatore: la capacità di reggere la pressione, la propensione al rischio e la solidità del servizio come vera arma di gioco. La cronaca ci ricorda che spesso una partita si decide proprio lì, su quella sottile linea bianca del servizio.