Scommesse clandestine: milioni di euro e una rete di “disturbatori seriali”. La Procura di Roma indaga sul caso Medkov
Il tennis è il terzo sport su cui di scommette di più al mondo. “Peggio” ci sono solo ippica e calcio. Non che il gioco d’azzardo sia per forza di cose qualcosa di negativo, è legale e finché non nuoce al prossimo o diventa intollerabile per i protagonisti delle puntate è appunto semplicemente un gioco. Il punto è che nel tennis sta sempre più diventando un problema endemico e tutt’altro che facile da debellare. Perché dotato di radici profonde e di una rete molto complessa da tagliare. Non si parla infatti solo di esaltati di turno che si divertono ad insultare i giocatori in campo per “poche” migliaia di euro.
Le scommesse clandestine sul tennis, un’organizzazione che va decisamente oltre le urla durante i tornei o i normali siti di betting, è una piaga che assume i tratti di una vera e propria associazione a delinquere. Volta alla frode, sfruttando i problemi economici dei giocatori di secondo piano e i controlli non sempre puntualissimi di tutta la polvere sotto il tappeto dei circuiti ITF e Challenger.
O almeno così si credeva fino a poco fa. Come se il problema fosse circoscritto alle categorie inferiori, e fosse ben lontano da ATP, WTA e tutti i campioni che vediamo in televisione. Il caso di Aleksey Viktorovich Medkov, a capo di una fitta rete di scommesse clandestine e finalmente arrivato sotto la lente d’ingradimento della giustizia, è la conferma che il problema sia ben più grande del previsto. E oltre a rivelare quanto il discorso scommesse sia un ramo sempre più marcio, può essere un punto di partenza per combatterlo sul serio.
Il caso Medkov: milioni di euro dalle scommesse online
Il 35enne è un’ombra che l’ATP ha sulla propria blacklist da anni. Addirittura la prima segnalazione, come riferito dall’ufficiale per le infrazioni ATP Andrea Orlandi, risale al Thailand Open 2009. Quando era stato arrestato per aver scommesso durante il torneo. Sedici anni dopo finalmente Medkov è finito a giudizio, e con lui la sua fine strategia. Il finalmente è d’obbligo, perché il giro di affari messo su dal russo fa impallidire, dato che si parla di milioni di euro gestiti tramite i giri di scommesse clandestine. In una maniera ovviamente più articolata dei classici siti legalizzati.
Sfruttando il tempo che intercorre tra la fine del punto e l’effettivo annuncio del giudice di sedia (solo in quel momento il “15” diventa ufficiale anche sulle grafiche televisive e le piattaforme di gioco) scommetteva sull’applicazione Dtmflite. Una piattaforma che permetteva agli utenti con lui connessi di ricevere i risultati in tempo reale, come visto con quel paio di secondi di anticipo, e di scommettere. In modo da guadagnare a colpo sicuro puntando cifre ingenti. Un vero e proprio organismo, con tutto studiato nei minimi dettagli. Finché la fortuna ha voltato le spalle a Medkov.
La scoperta e l’accusa
Come riportato da Il Messaggero il pm di Roma Mario Dovinola ne ha chiesto il rinvio a giudizio perché “esercitava abusivamente l’organizzazione delle scommesse sulle partite internazionali di tennis”. Era stato scoperto, per di più senza biglietto, sulle tribune del Pietrangeli giovedì 12 maggio 2022. Con l’app Dtmflite aperta sul cellulare, intento a caricare risultati e fare le sue puntate. Quel giorno gli furono sequestrati cellulari, otto carte di credito e soprattutto due dispositivi bluetooth di controllo remoto. Un ulteriore segnale che si trattava di un caso ben più grosso di un qualunque individuo intento a scommettere sul tennis per alzare qualche soldo in più.
Il 4 luglio del 2022 arriva anche il verbale ATP a firma di Andrea Orlandi. Sulla piattaforma: “permette di inviare informazioni sull’andamento di un incontro di tennis in tempo reale, in modo da agevolare, conoscendo in anticipo il risultato, gli scommettitori a livello mondiale”. Prosegue poi tracciando il profilo dell’accusato: “Uno dei soggetti molto conosciuti nell’ambiente delle scommesse online è Aleksey Medkov… individuato più volte negli anni durante le competizioni internazionali di tennis, tra cui Indian Wells (Usa) nel 2017, Masters Parigi e Vienna nel 2019, il torneo di Madrid e le Atp finals di Torino. E poi allontanato. Infine ricordo che nel 2009 è stato tratto in arresto dalle autorità thailandesi per gioco d’azzardo in quanto era stato sorpreso a scommettere durante il torneo di tennis Thailand Open”. Ma ciò che è emerso, e lì sta il vero nocciolo della questione, è che probabilmente Medkov è solo l’ape regina. Di un alveare ricco e con un compito ben preciso.
Disturbare per influenzare
La caratteristica di Medkov nei tornei è sempre stata quella di tenere un basso profilo. Confondersi tra la folla, mai urla o gesti plateali, occhiali da sole, e sempre un cellulare in mano. Per aggiornare gli scommettitori a livello mondiale e giocare? Quello è certo. Ma anche per controllare la propria rete di collaboratori sparsi nei vari tornei di tutto il mondo. Anche loro con occhiali scuri, cappelli, per tentare di passare inosservati. E un equipaggiamento da cameraman, tra webcam e registratori, per trasmettere in diretta (ovviamente illegalmente) e aggiornare i punteggi.
Ma, da quanto emerge nei dossier ATP, con una mansione ancora più importante: influenzare, o quantomeno provarci il più possibile, l’andamento degli incontri. A quanto pare Medkov assoldava individui, con un pagamento tra i 50 e i 70 euro più il biglietto di ingresso all’evento, per andare in giro nei tornei e disturbare i giocatori. Urlando tra un punto e l’altro, applaudendo i doppi falli, alzandosi in piedi e obbligando il giudice di sedia ad intervenire. Episodi che possono influire psicologicamente e gravare poi sul risultato.
Qual è la soluzione al problema?
Una domanda che potrebbe apparire retorica, o quantomeno di difficile risposta. Le scommesse di per sé, essendo tra l’altro legali, non sono di certo il problema. E neanche la gestione da parte degli organi giudiziari competenti, visto che sarebbe improponibile (e illegale senza un valido motivo) controllare i cellulari di migliaia di spettatori durante i tornei per verificare cosa facciano con i propri dispositivi. E, salvo provvedimenti presi dalle forze dell’ordine in maniera esplicita, neanche si può negare l’ingresso a chi ha regolarmente acquistato il biglietto.
Il caso Medkov, ancora insoluto, può lanciare però una traccia e accendere ancora di più i campanelli d’allarme. Le cifre entrate in gioco sono davvero alte, tanto da richiedere l’intervento della Procura di Roma. E, pur essendo positivo che non ci sia un diretto coinvolgimento dei giocatori (a quanto finora esaminato), fa riflettere che la situazione non sia più limitata ai circuiti minori ma sia arrivata anche a livello (almeno) Masters 1000. La radice va estirpata alla base.
L’ATP, protagonista di tante lodevoli iniziative di sensibilizzazione e vicinanza e aiuti ai giovani, potrebbe, e dovrebbe, riflettere anche sull’aspetto scommesse. Istituendo ad esempio un programma educativo sulla gravità di un fenomeno che sta sempre più dilagando. Soprattutto tra i più giovani e più fragili, che vedono gli apparenti “soldi facili” (il 98% di scommette finisce per andare in negativo) come un invitante guadagno extra. Una campagna di sensibilizzazione a tal proposito potrebbe essere la chiave per evitare nuovi casi Medkov e impedire la deriva della correttezza e dell’integrità del nostro sport.