Tirante accusa l’autorità doganale messicana: “Da parte loro abuso di potere”
Al tennista argentino Thiago Agustin Tirante in transito all’aeroporto di Cancún occorre uno sgradevole accadimento, che lo stesso ventiquattrenne platense descrive sui propri canali social parlando senza troppe perifrasi di corruzione. “Appena arrivato con le mie valigie” – racconta il giocatore – “ci siamo spostati per dei controlli. I funzionari hanno visto alcuni rotoli di corda per le mie racchette e io ho spiegato che erano materiale che mi serviva dal punto di vista professionale; loro però non hanno accettato la mia delucidazione, sostenendo che non potevano considerarli beni personali”.
“Da qui in avanti” – continua Tirante – “le cose hanno preso una brutta china: mi hanno detto che avrei dovuto pagare il 19% del valore della merce a titolo di “imposta”. Ho quindi chiesto che mi venisse mostrato il testo della legge o un documento che attestasse la liceità della loro richiesta e per risposta mi sono sentito dire che senza il pagamento del tributo loro non mi avrebbero restituito il passaporto. Di fronte a una minaccia simile, senza evidenza di fondamento legale, alla fine ho ritenuto fosse meglio pagare; ma è corruzione, è abuso di potere!”. Il tennista sudamericano parla di corruzione, in realtà quanto da lui descritto assomiglia più a un caso di concussione; in passato le autorità dell’aeroporto di Cancun erano state nell’occhio del ciclone per l’applicazione molto rigida di una regola che permetteva ai viaggiatori in arrivo a Cancun l’ingresso con un solo dispositivo elettronico, subordinando l’ingresso di altri al pagamento di una tassa. La situazione si è sbloccata nell’ottobre del 2024 grazie a un accordo governativo con l’autorità regionale.