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ATP Cincinnati: Sinner e la partita più rapida della carriera. Ma è lontano dalla più breve della storia e dai primati di Federer

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Nella poetica futurista la velocità era assurta a mito assoluto, a dimensione simbolica che distingueva la modernità dal passato stantio che arginava il progresso.

Pensandoci bene, anche il tennis moderno è futurista. La rapidità dei colpi. Gli spostamenti svelti che permettono di coprire il campo in tutta la sua ampiezza. E un caro saluto agli esponenti del gioco che fu.
Con il crescente affollamento del calendario tennistico, sempre più simile ad un assembramento di eventi che si susseguono senza soluzione di continuità, diviene essenziale anche un altro tipo di velocità: affrettarsi il più possibile a chiudere le partite, soprattutto nei primi turni, per conservare le energie per quando l’impegno richiesto dall’avversario al di là della rete è maggiore. Che il tempo trascorso in campo fosse un dato importante per le statistiche ce lo ricorda ogni volta l’orologio posizionato al lato del rettangolo di gioco, attento a scandire l’andamento dei game. Quelle lancette – o lo schermo digitale – ci suggeriscono che la misura del tempo non sia un vezzo dei cronisti o degli appassionati di dati. A volte si rivela un fattore dirimente quando si approda alle fasi finali di un torneo.

Jannik e un nuovo primato infranto

Ecco perché il cammino di Jannik Sinner verso la difesa del titolo a Cincinnati è iniziato nel migliore dei modi possibili. 59 minuti e appuntamento alla prossima partita, dove ad attendere c’è Gabriel Diallo. Contro Daniel Galan l’azzurro ha ritoccato il proprio primato di velocità e per la prima volta chiude un incontro prima dello scoccare dell’ora di gioco. In realtà, per amor di precisione, già in occasione delle Next Gen ATP Finals del 2019 Jannik si era presentato in modalità ultra fast, con un match di round robin durato appena 56 minuti. A farne le spese fu Mikael Ymer, ma è noto come il tennis in quella competizione viva di regole proprie, con set al meglio dei 4 game e l’abolizione dei vantaggi.

In più di una circostanza, a livello ATP, il 4 volte campione Slam aveva accarezzato l’idea di andare a rete a stringere la mano all’avversario prima del rintocco dei 60 minuti di gioco. Nello specifico ad Anversa, nel 2019, da wild card Sinner sfidò Gael Monfils, numero 1 del torneo, e gli impartì una lezione in un’ora stecchita di tennis: 6-3 6-2. Ci mise appena un minuto in più a eliminare nel 250 di Colonia 2 James Duckworth nel 2020, con il punteggio di 6-1 6-2. Per completare la top 5 delle vittorie più rapide raccolte dall’italiano, aggiungiamo alla lista i 62 minuti impiegati nel 2021 a battere Hugo Gaston a Miami e John Isner in una sfida di Coppa Davis.

I punteggi perentori ottenuti su superfici rapide come il cemento indoor o outdoor danno un senso al minutaggio. Ma non solo. Le tempistiche celeri sono dovute anche alla predilezione che Jannik ha, a livello di caratteristiche, per certi tipi di campi, dove può esprimersi a livelli eccelsi. Anche se sappiamo quanto completo e competitivo sia il numero 1 del mondo ovunque.

Alcaraz va veloce anche sulla terra battuta

Per Carlos Alcaraz, ad esempio, la situazione è differente. Se anche per lui la partita più rapida è arrivata sul cemento, quando lo scorso anno ha dominato in 56 minuti Tallon Griekspoor a Pechino, sul personale podio della velocità annovera due incontri disputati sulla terra. L’incontro che gli permise di vincere l’ATP Masters 1000 di Madrid nel 2022 contro Alexander Zverev durò appena 62 minuti e il tedesco incassò un pesante 6-1 6-3. Anche Nuno Borges ne sa qualcosa della fretta del fuoriclasse di Murcia, che sarà pure vittima di alcuni passaggi a vuoto e cali di concentrazione inspiegabili, ma quando non stacca la spina sa essere risoluto nel prendersi il successo. Il portoghese a Barcellona nel 2023 rimase in campo 63 minuti, stesso esatto tempo impiegato per estromettere dal torneo di Rotterdam Andrea Vavassori a febbraio, benché su una superficie più rapida come il cemento indoor. Insomma, Carlos sulla terra trova la sua quadra, nonostante la tattica che il mattone tritato richiede non si presti con facilità a scambi brevi. A completare la cinquina è il match di Miami contro Facundo Bagnis del 2023, quando il cronometro si fermò a 64 minuti.

Cosa dice la storia: 25 minuti il record da battere

Adesso sarebbe pertinente chiedersi come questi numeri si collochino in un più ampio arco temporale, inglobando nel ragionamento anche altri protagonisti. La partita più veloce della storia del circuito ATP è quella che vide protagonisti Jarkko Nieminen e Bernard Tomic. Nel 2014 sul cemento di Miami il finlandese inflisse un 6-0 6-1 in appena 28 minuti al povero Tomic, che raccolse solo 13 punti…o meglio spesso si legge così. In realtà la partita più breve in assoluto durò solo 25 minuti, un 6-0 6-0 di Francisco Clavet contro Shan Jiang a Shanghai 2001. Non viene considerata alla pari poiché il cinese non è mai diventato professionista, ma essendo una partita del circuito ATP, come avevamo in precedenza raccontato, va in ogni caso considerata.

Cambiando le caselle del calendario e tornando al 2025, il record di vittoria – o di sconfitta, se si volesse ribaltare il punto di vista – più celere della stagione è ad oggi nelle mani di Alex De Minaur. A Montecarlo l’australiano non ha lasciato neppure un gioco a Dimitrov. 44 minuti di assolo di Demon, contro un inerte Grigor, che tra l’incredulo e il tramortito ha messo a segno solamente 15 punti.

E i Big Three?

Il rischio di cadere in rimembranze nostalgiche è sempre dietro l’angolo, ma, dato che i Big Three hanno accompagnato intere generazioni di appassionati di tennis, è giusto volgere uno sguardo ai record personali di queste icone della racchetta. L’unico ancora in attività, e che quindi potenzialmente potrebbe ancora migliorarsi – anche se la forma atletica non è più quella di una volta – è Novak Djokovic. Il primato del serbo risale a 11 anni fa, quando a Montecarlo, dunque sulla terra, si impose su Albert Montañes in appena 45 minuti. E, per ironia della sorte, il medesimo numero ritorna per le volte che l’ex numero 1 del mondo è riuscito a chiudere le partiche prima dell’ora di gioco.

Impiegò appena un minuto in più Rafael Nadal ad avere la meglio su Florent Serra. Lo scenario era il cemento di Cincinnati e il punteggio recitò 6-0 6-1. Il campione maiorchino nella sua carriera non si è certo distinto per la velocità, dati anche i suoi iconici rituali di cui non poteva proprio fare a meno. Infatti “solo” 16 volte a livello ATP è riuscito a uscire dal campo in meno di 60 minuti.

Senza voler fare paragoni tra le leggende, se ne sono fatti e se ne faranno fin troppi, Roger Federer ha riscritto la storia dei match rapidi. 37 minuti il suo record, quando nel 2002 a Mosca impartì 6-0 6-1 a Denis Golovanov. Ma quella fu solo una delle 110 occasioni in cui le lancette non fecero in tempo a fare 60 giri con lo svizzero nei paraggi…