Taylor Townsend: “In Arabia Saudita le donne sono rispettate. Fusione tra ATP e WTA? Magari…”
Specialista (nonché attuale numero 1) del doppio femminile, in un’intervista rilasciata a CLAY, Taylor Townsend ha voluto condividere un punto di vista piuttosto netto su un tema spesso controverso: il trattamento riservato alle donne in Arabia Saudita. Secondo la statunitense, infatti, si tratterebbe di un fraintendimento alimentato da una narrativa mediatica errata. “Sono stata in Medio Oriente per quasi sei settimane consecutive e non ho vissuto né visto nulla di negativo, nemmeno una volta.” Ha sottolineato Taylor. “Le WTA Finals lì sono state incredibili, uno dei migliori tornei a cui abbia mai partecipato. Spero davvero che la gente possa smettere di credere che le donne lì siano trattate male, perché non è così. La narrazione che circola sui media propagandistici su come vengono trattate le donne non è affatto quello che ho visto. Credo che il loro investimento dimostri che apprezzano le donne. Per me, è un passo avanti. Capisco che sia difficile da capire perché non è la nostra cultura, ma da quello che ho visto, le donne erano sinceramente apprezzate e rispettate in quella cultura e comunità. È solo un modo di vivere diverso, non peggiore, non sbagliato, solo diverso. E se possiamo ottenere finanziamenti da luoghi che ci aiutano ad andare avanti, penso che sia una buona cosa.”
Non solo. La giocatrice americana ha accolto con entusiasmo anche il nuovo piano a sostegno della maternità delle atlete, con il finanziamento del suddetto programma che proviene dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita (PIF, Fondo di Investimento Pubblico): fino a 12 mesi di congedo retribuito e accesso a trattamenti per la fertilità. Un’iniziativa che Taylor ritiene fondamentale per permettere alle tenniste di costruire una famiglia senza dover rinunciare alla propria carriera. “Mi chiedevo: dov’era questo quando ero incinta?” ha dichiarato con un pizzico di ironia. “Come lavoratrici indipendenti, viviamo del nostro rendimento in campo. Sapere che ci sono entrate garantite anche nei periodi in cui non possiamo competere è fondamentale. Ti dà serenità. E finalmente possiamo parlare di scelte, non di sacrifici.” Insomma, una vision chiara, chiarissima, quella di Townsend, che si è detta favorevole anche a una possibile fusione tra il circuito ATP e quello WTA. “Sarebbe fantastico. Ho giocato per anni nella World Team Tennis, dove uomini e donne sono nella stessa squadra. Un tour congiunto aiuterebbe ad allineare I calendari, a semplificare la programmazione. Renderebbe il tutto più coerente e sostenibile. Le donne del tour stanno facendo un ottimo lavoro, mostrando di cosa siamo capaci e aiutando questo sport a crescere. Stanno succedendo cose straordinarie nel tennis e nello sport femminile in generale, e da qui in poi non possiamo che crescere.“
Taylor è anche membro del consiglio direttivo della PTPA, l’associazione dei giocatori fondata da Novak Djokovic e Vasek Pospisil, e uno degli argomenti a lei più cari riguarda la struttura stessa del calendario: troppo intenso, privo di una vera e propria offseason, con continue transizioni logistiche e tecniche. “Viaggi, superfici diverse, cambi di palline… Siamo costantemente chiamati ad adattarci. Ma chi prende le decisioni non vive ciò che viviamo noi. Eppure ci si aspetta che siamo al massimo ogni settimana. In fondo, siamo esseri umani, non robot.” A suo dire, però, le problematiche dell’universo tennistico internazionale non si limitano solo al calendario: anche la distribuzione dei montepremi è, secondo la nativa di Chicago, da rivedere. “Al di fuori degli Slam e di qualche 1000, non c’è equità. E se guardiamo gli eventi combined– come Madrid, Roma, Cincinnati – ci troviamo nello stesso luogo, con le stesse condizioni… perché allora i premi sono differenti?”.
Townsend, comunque la si pensi, si conferma una delle voci più lucide e impegnate del circuito. Le sue parole offrono uno sguardo diretto, personale ma informato, su alcune delle questioni centrali che il tennis professionistico dovrà affrontare nei prossimi anni. “Il tennis femminile è uno degli sport femminili con i maggiori incassi a livello globale.” Ha continuato. “Ha un’enorme base di fan e una portata globale. È un mercato diverso dagli altri sport femminili. Certo, potrebbe non generare sempre gli stessi ricavi del tennis maschile, ma dobbiamo considerare anche la struttura. A parte gli Slam, gli uomini giocano al meglio dei tre set, proprio come noi. Solo quattro tornei all’anno sono al meglio dei cinque. Quindi, quando si dice: “Giochiamo di più”, si applica solo a quei quattro eventi. Dal punto di vista commerciale, sì, si possono fare paragoni. Ma ciò che il tennis femminile offre è incredibile: l’audience, i tifosi, il supporto. E la WTA sta lavorando duramente per continuare a costruire questo. Sarà sempre un dibattito, con persone da entrambe le parti, e alcune nel mezzo. Come giocatrice, penso che se giocassimo la stessa quantità di tennis, nelle stesse condizioni, negli stessi luoghi, le cose sarebbero più equilibrate.“