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ATP Toronto, Khachanov: “Si vince e si perde, bisogna solo essere pronti per il prossimo torneo”

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Karen Khachanov guarda il bicchiere mezzo pieno dopo la sconfitta in finale a Toronto contro Ben Shelton. ll gigante russo, di origini armene, ha sfatato il tabù-semifinali nel Masters 1000 canadese dopo due sconfitte, garantendosi il ritorno al numero 12 ATP. “Questo è il tennis, a volte bisogna riorganizzarsi in fretta e farsi trovare in forma, pronti per la prossima partita”.

D: Karen, non è il risultato che cercavi, ma hai avuto un’ottima cavalcata in queste due settimane a Toronto. Come riassumeresti la tua esperienza quest’anno qui?
KHACHANOV: “Decisamente. Una volta che arrivi in finale, ovviamente vuoi vincere ogni partita che giochi, vuoi avere successo, ma soprattutto nell’ultima partita del torneo vuoi sollevare il trofeo. Ma allo stesso tempo, come hai detto tu, è stato comunque un torneo positivo, un ottimo percorso. Ho avuto grandi battaglie, grandi vittorie contro giocatori di alto livello. Quindi mi do credito per quello che ho fatto, e basta.
Si può vincere o perdere, quindi devi solo cercare di riorganizzarti e farti trovare pronto per il prossimo torneo, che è un altro Masters 1000, e poi c’è uno Slam. Questo è il tennis, a volte bisogna riorganizzarsi in fretta e farsi trovare in forma, pronti per la prossima partita”
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D: Hai detto prima che eri stato in campo per sei ore in due giorni. Quando hai iniziato a sentire gli effetti oggi e come sei riuscito a gestire tutto questo tennis nelle ultime 24 ore?
KHACHANOV:Più tempo passi in campo, più questo influisce sulla tua energia, magari un po’ anche sui riflessi. Soprattutto contro Ben, con il suo servizio dovevo essere davvero molto reattivo e veloce, altrimenti la palla ti passa accanto e basta, finisce lì. Ma guarda, penso che questo dimostri anche che sono in una buona condizione fisica, sono in forma. Significa che stiamo facendo un ottimo lavoro con il team, con il preparatore atletico e tutto il resto. È un segnale molto positivo, e soprattutto in vista di un altro Slam dove bisogna giocare al meglio dei cinque set, questa è la miglior preparazione possibile, avere partite così qui”.

D: È la seconda volta che giochi contro Ben. Come si colloca il suo servizio rispetto ad altri grandi battitori che hai affrontato?
KHACHANOV: “È diverso perché è mancino. Ovviamente ha un servizio potente — non solo in termini di velocità, ma anche per quanto riguarda la precisione e la varietà. Questo lo rende molto unico e diverso, e serve tempo per adattarsi, ma a volte anche adattarsi non basta. Direi che ho già giocato contro mancini con un gran servizio, ma è diverso. Se ti avvicini a rete e lui serve uno slice o un kick sul corpo, poi ti metti dietro e lui ti serve largo. A volte tira piatto. Insomma, non sai mai cosa aspettarti. E poi non devi solo rimettere la palla in campo, ma lui attacca subito dopo. Quindi non basta respingere, devi proprio rispondere bene — e questo rende tutto difficile con lui”.

D: Hai giocato due partite consecutive finite al terzo set, entrambe con tiebreak. Secondo te qual è stata la differenza o la svolta, nel tuo gioco o in quello del tuo avversario? Capisco che i risultati sono stati diversi, ma c’è stato un approccio diverso al tiebreak stasera rispetto a ieri?
KHACHANOV: “Sono due giocatori diversi. Due partite diverse. È vero che anche Sascha (Zverev) ha un gran servizio, ma nel tiebreak non ha messo tante prime. Quindi si è giocato di più, ci sono stati più scambi. Direi che anche oggi, quando c’erano scambi, magari ero io a dominare, almeno questa è stata la mia sensazione. Ma poi lui ha servito in modo pazzesco. Ha messo dentro tutto, fatto ace. Quindi gli do tutto il merito per essere riuscito a fare quel passo in più e portare a casa la vittoria, soprattutto nel tiebreak. Non si è trattato solo del mio gioco offensivo, perché per poter attaccare prima bisogna rispondere — e lui ha servito in modo eccezionale. Direi che questa è stata la differenza nel tiebreak”

D: Hai mai vissuto qualcosa di simile a quell’applauso improvviso dopo mezz’ora, quando il pubblico ha capito che Mboko aveva vinto la finale femminile a Montreal?
KHACHANOV: “Penso che in Canada succeda spesso. Se ricordo bene, credo che ogni anno succeda, che da città a città fanno il tifo per il giocatore locale. Ricordo, tanti anni fa, è successo con Shapovalov, quando ha raggiunto per la prima volta le semifinali, mi pare quando batté Rafa. Io stavo giocando a Toronto, credo, e ricordo qualcosa di simile che accadde”

D: Sono passati cinque anni da quando lavori con Pepo Clavet. Qual è l’aspetto del tuo gioco che senti di aver migliorato di più da quando lui è il tuo allenatore?
KHACHANOV: “Non ho lavorato solo con lui come coach, quindi è una combinazione di cose. Non è solo ciò che lui ha messo nel mio gioco, per questo gli allenatori devono essere sulla stessa lunghezza d’onda. Se Pepo mi dicesse di giocare solo il rovescio in slice e l’altro allenatore mi dicesse di colpire con due mani, ci sarebbe già un conflitto, giusto? Direi che in generale si tratta del pacchetto completo, di comprendere meglio il gioco.

La cosa principale, secondo me, è che lui ha lavorato con Feliciano (López) per sette anni prima di me, quindi ha sposato la sua filosofia di gioco offensivo, andare più a rete — direi che questa è stata la principale aggiunta. Certo, abbiamo fatto tanti esercizi da fondo campo, che è la base, ma poi abbiamo aggiunto anche l’approccio a rete, specialmente sui colpi corti, lavorando per entrare in campo. Direi che questo è stato il miglioramento più grande”.