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L’ultimo ballo di Genie Bouchard: “Si chiude il cerchio qui a Montreal, dove tutto è cominciato”

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Questo WTA1000 di Montreal sarà l’ultimo torneo professionistico per la canadese Eugenie Bouchard, che all’età di 31 anni ha deciso di chiudere qui la sua carriera tennistica, anche se in realtà ha già da tempo intrapreso altre attività come quella di commentatrice televisiva per Tennis Channel e di giocatrice di pickleball.

Ha deciso di farlo nella sua città natale, dove ha mosso i primi passi sui campi da tennis e dove è diventata una tennista di livello mondiale attraverso il programma “high performance” di Tennis Canada, proprio nello stesso impianto che ospita il torneo professionistico.

L’immensa pressione che l’ambiente canadese, e soprattutto quello del Quebec, ha riversato su di lei da quando è esplosa nel tennis pro nel 2014 ha fatto si che è questo torneo non sia mai stato tra i suoi migliori: solo 4 vittorie e 14 sconfitte, compresa quella sofferta da Shelby Rogers con due 6-0 nell’allucinante giornata del 5 agosto 2014, meno di un mese dopo la sua finale a Wimbledon.

Poco dopo quella sconfitta raggiunse comunque il suo best ranking di n. 5, giocò le WTA Finals a Singapore, e poi non riuscì più a ripetere i risultati di quel magico 2014, che rimase un’annata irripetibile.

Questa il suo incontro con la stampa canadese prima del suo torneo di commiato, rispondendo con grande disinvoltura in inglese e in francese.

“Ci sono tante emozioni: tristezza, felicità, sollievo,… – ha detto Bouchard in apertura della sua conferenza stampa – Sarà una settimana intensa, ma voglio assaporarla tutta dall’inizio alla fine in modo da poter costruire dei bei ricordi da poter contemplare quando avrò 60 anni e guarderò indietro alla conclusione della mia carriera.

Perché sollievo?

Perché non devo più soffrire. Tennis è uno sport molto duro, bisogna sopportare il dolore fisico giorno dopo giorno, ed è una cosa che ho dovuto fare per gli ultimi 25 anni della mia vita. Ora non devo più farlo.

Mboko ha parlato di come le tue vittorie hanno aperto la strada per tutti gli altri canadesi. Qual è la tua reazione a queste sue parole e che consiglio ti senti di dare ai giovani che si apprestando a iniziare la carriera?

È molto gentile da parte sua. Ricordo che quando ho iniziato la mia carriera prendevo come riferimento altri campioni, ma a quel tempo non c’erano canadesi che andavano avanti nei tornei, per cui è un onore per me sapere che ho ispirato i ragazzi che iniziano a giocare. È un po’ quello che tutti sognano. Vicki si sta comportando benissimo, non credo che abbia bisogno di troppi consigli. L’altra sera siamo andati a cena con tutta la squadra e ricordo che ha chiesto “cosa vuol dire ‘prezzo di mercato’?” Ho pensato che era molto dolce questa sua innocenza. Ricordo che ci siamo allenati insieme qualche anno fa, lei aveva 14 anni, ed era già chiaro che sarebbe diventata forte.

Quale credi che sia stato l’impatto che hai avuto sui giovani canadesi in tutto il Canada e soprattutto in Quebec?

Prima si pensa a realizzare i propri sogni esclusivamente per sé stessi, e poi quando si comincia ad avere successo e ad avere tifosi nel proprio Paese e in tutto il mondo bisogna anche pensare alla responsabilità che è collegata ad essere un modello a cui altri si ispirano. Nel corso di tutta la mia carriera sono stata molto grata dell’affetto che hanno riversato su di me i miei tifosi, ho sempre cercato di dedicare più tempo possibile a loro e non dirò mai di no a una richiesta di autografi o di selfie fino a che avrò vita.

Che tipo di pressione senti per questo ultimo torneo della tua carriera?

Voglio fare bene, ovviamente. Non gioco da parecchio tempo, soprattutto in tornei di questo livello. Ho giocato alcuni tornei nelle ultime settimane, voglio giocare bene, fare una buona prestazione, sia che ciò conduca a una vittoria o meno. Il mio desiderio è che la gente mi guardi e che si diverta e che possa in qualche modo essere orgogliosa dei risultati ottenuti nella mia carriera rappresentando i colori del Canada. Non voglio che sia un funerale, vorrei che fosse una festa.

Ho chiesto a Sylvain (Bruneau) se poteva allenarmi questa settimana, e sono molto contento che abbia accettato. Lo conosco da quando avevo nove anni, è stato per tanto tempo il capitano della nazionale canadese, apprezzo lui come persona e il suo stile da allenatore. Credo che sia speciale chiudere il cerchio in questo modo, finire con lui con il quale tutto era cominciato quando ho iniziato a lavorare qui con Tennis Canada.

Dopo il tuo annuncio del ritiro su Instagram, sei stata sorpresa dalle reazioni che hai ricevuto?

Non so cosa mi aspettassi realmente. La maggior parte dei messaggi che ho ricevuto sono stati molto positivi, ho sentito l’amore e il rispetto che le persone provano verso di me, verso la mia carriera e tutte le ore di lavoro che ho messo in campo nel corso degli anni.

Quando appenderai la racchetta al chiodo, quale sarà il momento che ricorderai con maggior piacere, e invece quale sarà il momento su cui rifletterai pensando che forse avresti potuto comportarti in maniera diversa?

Credo che ci sarà più di un momento. Certamente ci sarà il mio ultimo match qui, spero che sarà speciale con il pubblico, poi ovviamente la finale a Wimbledon, vincere un torneo [WTA], le semifinali Slam, giocare alle Olimpiadi, un’esperienza molto speciale che mi ha davvero segnato.
Sicuramente ci sono stati dei momenti nei quali, ripensandoci ora, avrei potuto fare scelte diverse, ma ho fatto quello che credevo fosse meglio fare in quel momento, per cui non credo di avere molti rimpianti da questo punto di vista.

Ti sei posta un obiettivo personale per questa settimana?

Sicuramente vorrei sentirmi bene in campo, giocare nella maniera migliore possibile, apprezzare il calore della folla e tutti i momenti della partita. Magari è un cliché, però davvero vorrei godermi ogni momento che verrà, perché presto sarà tutto nel passato.

Cosa vuol dire per te finire la carriera a Montreal, dove tutto è cominciato?

È certamente speciale, ho cominciato qui quando avevo nove anni. Credo che sia il posto giusto e il momento giusto per terminare la carriera. Ci saranno parecchi amici e parenti che verranno a vedere la partita, persone che non hanno avuto la possibilità di vedermi giocare dal vivo così spesso. È la conclusione che ho sempre voluto per la mia carriera.