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Intervista a Jacopo Vasamì: “I miei allenamenti con Nadal indimenticabili”

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In una settimana di relativa tranquillità per il circuito ATP, come normale che sia prima dell’inizio di uno Slam, ci sta pensando il Challenger di Milano a tenere acceso l’entusiasmo degli appassionati italiani. Se il Trofeo Bonfiglio aveva fatto conoscere al grande pubblico un nuovo prospetto del tennis azzurro, quanto sta succedendo all’Aspria Tennis Cup conferma che le speranze riposte in un 17enne romano sono più che legittime. Stiamo parlando, ovviamente, di Jacopo Vasamì. Chiamarlo “nuovo Sinner” non avrebbe senso sia per le differenze tra i due (sotto diversi punti di vista) sia perché è davvero ancora troppo presto. Però c’è un però: al di là dell’esaltazione del momento, vedere giocare Vasamì genera in maniera naturale sensazioni positive e non solo perché le sue prime mancine sono costantemente sopra i 200 km/h (spesso anche sopra i 220).

In poche parole, la stoffa c’è. Indubbiamente va lavorata e a questo ci sta pensando Fabrizio Zeppieri, una sorta di padre per Jacopo visto che lo segue da quando aveva nove anni. Nessuna delle sue tre partite fin qui giocata all’Harbour Club di Milano è stata perfetta: qualche nervosismo di troppo contro il coetaneo Santamarta Roig; la difficoltà a trovare il ritmo giusto contro Poljicak e per finire i problemi in risposta contro Mikrut.

Eppure Jacopo le ha vinte tutte e tre, due in rimonta, dimostrando di essere già un giocatore vero nel saper affrontare i momenti difficili e nel restare con la testa nel match. Contro Poljicak, ad esempio, era sotto 4-1 nel terzo set, mentre con Mikrut ha salvato due palle break consecutive sul 5-5 che avrebbero potuto mandare l’avversario a servire per il match. Così è arrivata la prima semifinale Challenger (anche Sinner raggiunse questo traguardo a 17 anni e mezzo) in cui affronterà Cecchinato, in qualche modo padre del Rinascimento del tennis italiano con quella epica vittoria su Djokovic al Roland Garros nel 2017. Vasamì aveva 9 anni, ci ha detto di aver visto quella partita e magari l’entusiasmo che provò da bambino quel giorno ha contribuito al suo sviluppo tennistico.

Della sua crescita, del suo primo ricordo legato al tennis, dei suoi obiettivi e di tanto altro ha parlato ai nostri microfoni dopo la vittoria su Mikrut: una piacevole chiacchierata che ci auguriamo di poter ricordare anche tra qualche anno quando magari penseremo a questo torneo (da dove sono passati anche Musetti, Cobolli e anche Sinner) come al momento in cui abbiamo capito di avere nelle mani un altro potenziale campione italiano.

D. Ciao Jacopo, mi sembra evidente che ti piaccia stare a Milano anche se sei di Roma…
Vasamì: Finora porta bene. Un mese fa c’è stato il Bonfiglio, ora sto giocando bene anche qui. Quindi sì, mi piace.

D. Hai visitato la città in queste due occasioni? Preferisci comunque Roma?
Vasamì: Durante il Bonfiglio sono riuscito a fare un bel giro della città, questa settimana non ancora. Milano è bella ma niente a che vedere con Roma. Sono due stili completamente diversi, non che una sia meglio o peggio, sono diverse. Però preferisco Roma perché sono di Roma.

D. Hai vinto le ultime due partite in rimonta. È una tua caratteristica o stai imparando adesso a vincere in questo modo?
Vasamì: Vincere in rimonta è sempre bello, però vorrei provare a evitare magari. Sia al secondo turno che ai quarti ho vinto partendo da un set sotto quindi sono molto soddisfatto perché sto provando a me stesso che mentalmente riesco a tirare su partite tutt’altro che facili.

D. Mi racconti il tuo primo ricordo legato al tennis?
Vasamì: Il mio primo ricordo a vedere il tennis è sicuramente quando fin da piccolo, essendo di Roma, partecipavo alle spedizioni al Foro italico per gli Internazionali organizzate dai circoli. Già all’età di 4-5 anni mia madre aveva iniziato a farmi fare un po’ di sport tra cui il tennis quindi i primi ricordi con la racchetta in mano risalgono a quell’età lì. Mi piaceva tanto stare in campo e giocare e crescendo mi ci sono appassionato sempre di più.

D. Eri bravo anche in altri sport tra cui hai dovuto scegliere?
Vasamì: Gli altri erano più per piacere… mi piacevano però non ero “quello bravo” come lo ero nel tennis e poi il tennis mi ha sempre appassionato di più. Quindi quando ho dovuto scegliere definitivamente il tennis non ci sono stati particolari problemi nel sacrificare altri sport, assolutamente. Ho fatto per tanti anni nuoto, mai calcio, fino a quando poi il tennis mi ha richiesto di allenarmi 4-5 volte a settimana.

D. Quale giocatore ha contribuito di più a questa passione per il tennis?
Vasamì: Indubbiamente Rafa. È il mio idolo fin da quando ho preso la racchetta in mano. La prima maglietta che mi sono fatto comprare era di Rafa, e poi è stato uno dei primissimi giocatori che sono andato a vedere al Foro.

D. Qual è secondo te la tua migliore qualità in campo in questo momento?
Vasamì: In questo momento mi sento molto stabile, mi sento molto forte mentalmente e secondo me anche a livello di gioco si vedono tanti miglioramenti proprio nei colpi, nella qualità dei colpi, però a livello mentale credo di aver fatto uno step che mi mancava. Recuperare questo tipo di partite è qualcosa che sei mesi fa, un anno fa non sarei mai riuscito a fare… di questo sono molto orgoglioso.

D. E invece fuori dal campo che persona sei, come ti definisci?
Vasamì: Solare, vivace, estroverso, divertente. Mi piace stare a contatto con le persone, mi piace passare tempo con gli amici e con la famiglia soprattutto. Ora non ho moltissimo tempo per uscire quindi i miei hobby principali sono stare a casa con la mia famiglia, rilassarmi e ascoltare musica, soprattutto reggaeton.

D. Con la scuola hai già finito vero?
Vasamì: Sì, mi sono diplomato l’anno scorso nel liceo americano in Accademia in presenza. Infatti sono migliorato tanto nell’ultimo anno, perché prima facevo metà giornata a scuola e metà tennis, mentre ora posso dedicarmi interamente all’allenamento e ai tornei.

D. Ti metto davanti ad alcune ipotetiche scelte… cena con Sinner, Alcaraz o uno dei Big 3?
Vasamì: Uno dei Big 3. Rafa ho già avuto modo di conoscerlo da lui in Accademia quindi sceglierei Djokovic.

D. Coppa Davis o Slam?
Vasamì: Con tutto il bene che voglio alla Nazionale che vincerà tante Davis nei prossimi anni, però dico Slam.

D. A proposito di Davis, sei in contatto con il Capitano Volandri?
Vasamì: Sì, lui è molto presente nel percorso di noi più giovani, quindi si sente spesso con il mio maestro ed è partecipe nel nostro progetto.

D. Che rapporto hai con il tuo maestro e coach Fabrizio Zeppieri?
Vasamì: Io mi allenavo con Zeppo (è questo il suo soprannome, ndr) già prima di andare in Spagna. Sono stato quattro anni con lui prima di andare in Accademia… mi ha cresciuto lui. Poi già un anno prima che si concludesse il mio capitolo in Spagna, gli dissi che sarei voluto tornare da lui ed è stato in grado di costruire un’ottima struttura e di crearmi attorno un team fantastico con cui riesco a fare un lavoro molto personalizzato. Il mio rapporto con lui è stupendo e questo si riflette anche sul campo. Io penso che un giocatore a parte avere un bravo coach, abbia anche bisogno di un allenatore che gli voglia bene. Da questo punto di vista sono stato molto fortunato perché ho trovato un grandissimo allenatore ma anche una gran persona che mi vuole bene. Con Zeppo penso che non abbiamo mai discusso una volta in questo anno da quando lavoriamo a tempo pieno insieme.

D. Dopo Milano c’è Londra per Wimbledon junior…
Vasamì: Sì e sarà dura perché io non ho ancora mai giocato sull’erba, però ci avrei messo la firma a non avere il tempo di prepararmi per “colpa” di una semifinale Challenger. Per fortuna c’è il torneo prima di Wimbledon (il torneo junior di Roehampton, ndr) che potrà aiutarmi nell’adattamento, così posso riuscire a respirare un po’ e ad arrivare a Wimbledon pronto.

D. Mi racconti qualche episodio che ti è rimasto nel cuore della tua esperienza all’Accademia di Nadal?
Vasamì: Un ricordo molto bello che ho è legato alla finale tra Rafa e Medvedev all’Australian Open nel 2022. Era il mio secondo anno in Accademia e mi ricordo che allestirono un maxi-schermo lì per seguire la partita. Eravamo penso 400-500 persone lì e tutti insieme abbiamo vissuto quella rimonta straordinaria. E infatti è una delle partite di Rafa che mi è rimasta più impressa.

D. E invece quando hai conosciuto di persona Rafa?
Vasamì: Io sono entrato in Accademia nel 2020 però ero ancora troppo piccolo per potermi allenare con lui. Poi crescendo piano piano mi hanno iniziato a fare allenare con lui, prima insieme a un altro ragazzo, poi anche da solo. Quindi l’ho conosciuto personalmente a 15 anni nel 2022. Non mi ha mai detto nulla di particolare ma perché lui non te lo dice esplicitamente ma te lo dimostra. Cioè vedendolo in campo e fuori parla da sé. Solo guardandolo si capiva perché è diventato una leggenda. Ci ho giocato anche prima che andasse a Madrid lo scorso anno quando poi vinse contro De Minaur. Avevo paura di non fare in tempo, di non essere in grado di stare in campo con lui prima che si ritirasse. Ci tenevo molto. E’ stato bellissimo, un’esperienza che porterò con me per tutta la vita… era un po’ acciaccato, però si stava allenando ancora giornalmente.

D. Puoi scrivere nel tuo curriculum di averci vinto un set?
Vasamì: Sì! Però lui stava provando delle cose, infatti è irrilevante. Anche perché il giorno dopo è partito per Barcellona e ha battuto nettamente Flavio (Cobolli, ndr).