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Roland Garros, Sinner e il tifo francese per Alcaraz: “Nessun problema, a volte il pubblico ha aiutato anche me”

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Il ‘fenomeno Sinner’ ha consentito al tennis di raggiungere, nel nostro paese, una visibilità senza precedenti: l’impatto mediatico del numero 1 ha indubbiamente consegnato al nostro sport una serie considerevole di vantaggi e di prime pagine e, al tempo stesso, ha attirato l’attenzione popolare, avvicinando alla partita di tennis nuovi appassionati, o, per meglio dire, nuovi tifosi, che, magari influenzati dal lato peggiore delle logiche calcistiche, rischiano di cadere nella tentazione di inquadrare le racchette con la lente d’ingrandimento più bieca del pallone. Abbiamo assistito allo sviluppo di questa teoria – sintetica e probabilmente un po’ superficiale – nel corso della finale del Roland Garros tra Jannik e Alcaraz: la maggioranza del pubblico del Philippe Chatrier – è inutile negarlo – simpatizzava apertamente per lo spagnolo.

Un po’ perché, con Sinner in vantaggio per 2 set a zero, diventava abbastanza naturale “tifare per la partita”, un po’ perché il gioco di Carlitos risulta complessivamente più fantasioso di quello del numero 1, un po’ perché la personalità, le esultanze e i gesti di Alcaraz possiedono una teatralità che strizza apertamente l’occhio al grande pubblico, a differenza dei comportamenti di Sinner, più sottili e apparentemente freddi. Bene (anzi, male): sui social network italiani l’atteggiamento del pubblico parigino ha scatenato polemiche, discussioni, qualche meme e un po’ di insulti. A nostro parere il comportamento del pubblico ha inciso sulle montagne russe del match, ma non ha danneggiato Sinner: Carlitos Alcaraz è uno sportivo che si nutre dell’entusiasmo dei tifosi e, indubbiamente, il supporto francese l’ha aiutato a (ri)trovare – in alcuni momenti della partita – la carica giusta. Ma, allo stesso tempo, quel comportamento non ha penalizzato – in maniera antisportiva – la prestazione di Jannik: il pubblico, in sostanza, non ha disturbato l’italiano ma ha semplicemente (e legittimamente) parteggiato per l’altro.

Lo stesso Sinner, nel corso dell’intervista post-partita concessa ad Eurosport, ha minimizzato la vicenda: “Lui è un giocatore che piace tanto al pubblico, non c’è nessun problema: sicuramente il tifo del pubblico ha un impatto importante nelle partite, ma a volte ha aiutato anche me, quindi va bene così”, ha commentato l’altoatesino, con la solita classe. Quella classe con cui, nel corso della premiazione, ha gestito l’amarezza della sconfitta, quella con cui ha sottolineato l’unico errore della giudice di sedia Asderaki (ecco, sì, in quel caso i fischi francesi sono stati francamente eccessivi) oppure, ancora, quella con cui ha concesso un punto prezioso all’avversario, senza nemmeno accennare una comprensibile protesta, in un clima di rispetto e di fair play, grazie al quale i due splendidi protagonisti del match avrebbero potuto tranquillamente auto-arbitrarsi.

Sinner, dicevamo, ha minimizzato la vicenda, ricordandoci il giusto peso delle polemiche da stadio, o di quelle sul tifo, o di quelle sulla (impeccabile, come sempre) telecronaca di Jacopo Lo Monaco e di Barbara Rossi: oppure, ancora, di quelle sulle inquadrature, ossessive, per le esultanze sguaiate di personaggi che hanno poco a che fare con il tennis, a caccia della foto giusta per Instagram. I VIP, incredibilmente, tifano tutti, da sempre, intendiamoci, per Alcaraz, e mai per Bautista Agut, una coincidenza assurda. Francesca Schiavone, campionessa del Roland Garros 2010, si è invece meritata solamente un paio di inquadrature nel corso delle 5 ore e mezza di gioco. Al termine di uno show di quel tipo, però, queste cose hanno davvero importanza?