Pikachu Tiafoe. Il tennista del popolo sulla strada di Musetti per la semifinale
Frances Tiafoe, a una prima occhiata veloce, difficilmente appare per quello che effettivamente è. In campo si lascia spesso andare, oltre che a giocate particolari, “da circo”, a uscite particolarmente memorabili, istrioniche, esultanze curiose. Per non parlare delle dichiarazioni, spesso fin troppo sopra le righe (destò scalpore lo scorso anno a Wimbledon, quando disse “quest’anno ho perso solo da clown”). Tutti elementi che sono parte del personaggio Tiafoe, ma che racchiudono solo una parte dell’essenza di quello che è il tennista del popolo USA, il più amato.
Anche per una storia che parla da sola. E che non è sempre così comune nel tennis, come può esserlo invece per gli sport di squadra. Che, soprattutto in America, sono spesso chance di riscatto sociale. Il tennis è solitamente più popolato da ragazzi di classe media, quando non ricchi sfondati (Navarro, Pegula) e che hanno quindi maggiori possibilità. E soprattutto più leggerezza nell’affrontare lo sport e la vita. Per Francis e Franklin Tiafoe, gemelli nati a Hyattsville, Maryland, da genitori emigrati dalla Sierra Leone, non è stato tutto rose e fiori.
La maglia bucata del figlio del custode
Costant Tiafoe nel 2000 trovò lavoro come custode al Junior Tennis Champions Centre, un circolo a Washington, per uno stipendio di 21.000 dollari annui. Uno stipendio basso, che lo costringeva a fare spesso turni extra, tanto da ricavare uno spazio abitativo all’interno del circolo stesso. Visto che anche mamma Tiafoe, la signora Alphina Kamara, si trovava spesso a lavorare di notte in quanto infermiera. E così i due gemelli dormivano spesso nel lettino delle fisioterapie del club. Crescendo (letteralmente) a pane e tennis.
Si notava fin da subito che Frances fosse più dotato di Franklyn (ha giocato a livello college e ITF, oggi è il coach di Hailey Baptiste), con i primi tornei iniziati a giocare a 10 anni, sotto l’accorta guida di Misha Kouznetsov, che lo ha portato fino alla seconda posizione del ranking junior. Un riferimento fondamentale che ha saputo gestire una montagna di talento grezzo, cercando di dargli un ordine e approfittando di una testa però ben salda sulle spalle. Capace di resistere, pensando ai propri parenti in Sierra Leone privi di elettricità e acqua, anche a episodi di bullismo.
Tiafoe frequentava infatti un circolo di gente di ben altro spessore sociale. Bambini che venivano a giocare in macchine di lusso con abiti dell’ultimo grido. E così è nata la leggenda di Pikachu, una delle principali leve della vita di Frances. Che, girando con abiti di seconda mano, si sentiva spesso dire: “Cos’è questa maglietta di Pikachu che hai sempre? Hai le scarpe rotte, te ne serve un paio?”, e battute crudeli di questo tipo. Che non hanno mai però davvero guastato i pensieri di Big Foe, che anzi ricordando anche questi dolori
Una lenta ascesa
La prima vittoria ATP arriva a Indian Wells 2016, contro il grande amico Taylor Fritz. E nell’agosto di quell’anno arriva anche il debutto in top 100. Difficilmente avrebbe pensato di dover aspettare sei e passa anni per i primi risultati degni di nota. Le luci delle cronache tornano ad accendersi su Tiafoe nell’estate 2022, quando arriva in semifinale allo US Open e porta Alcaraz al quinto. Qualche mese dopo, nel giugno 2023, l’approdo in top 10 per la prima volta. Un obiettivo finalmente raggiunto. Grazie a coach Wayne Ferreira, giocatore sudrafricano ex top 10 che ha messo ordine in una carriera ricca di alti e bassi. E soprattutto di dubbi.
Nel 2023 Tiafoe raggiunse ad Indian Wells, in un’ideale chiusura del cerchio, la prima semifinale 1000. Spiegando così la sua maturazione: “È stato Ferreira a trasformarmi in un vero professionista, insegnandomi a prendere le redini della mia carriera. Prima andavo ad alti e bassi, e non facevo le cose giuste fuori dal campo. Vengo da una famiglia umile e non è semplice trovarsi a 19 anni con improvvisa disponibilità di denaro. Ho preso cattive decisioni. La gente pensava che sarei diventato uno dei migliori, ma non ero preparato. È stato importante vedere i successi dei ragazzi della mia età: Rublev, Zverev, Tsitsipas… li avevo battuti da junior e non mi andava che fossero loro a vincere tutto. Amo troppo questo sport per non dedicarmici anima e corpo”. E ha dimostrato, risultati alla mano, che con il lavoro può stare ai piani alti, concentrandosi e pensando al campo, non al resto.
Tiafoe da Slam
Per quanto qualche mese dopo le parole di cui sopra la collaborazione con Ferreira si sarebbe interrotta, con i risultati riprecipitati nell’incostanza, Big Foe ha sviluppato una nuova specifica attitudine: quella agli Slam. Dallo US Open 2022 ad oggi ha infatti ottenuto quattro dei cinque quarti Major in carriera. Con tanto di due semifinali allo US Open, entrambe perse solo al quinto set. Una dimensione nuova, con Frances protagonista addirittura sulla terra del Roland Garros. Dove giocherà a viso aperto contro Musetti, con solo Wimbledon mancante all’appello dei quarti Slam.
Comunque vada, con il sole e il caldo del pomeriggio parigino che rendono il campo meno pesante, si giocherà le sue carte. Con David Witt, che ha raggiunto grandi risultati con Pegula e Sakkari, nel suo box. E grandi risultati anche con lui. Visto che, traguardi a parte, Tiafoe è a una vittoria dal rientro in top 10. A dirlo qualche mese fa sarebbe parso un azzardo, un sogno decisamente troppo lontano. Ora è realtà. Comunque vada un quarto di finale a Parigi che sarà una partita difficile, ma indimenticabile. Ha sempre detto che per arrivare in alto le partite più difficili bisogna vincerle. Sotto il sole dello Chatrier, in un confronto spettacolare con Musetti. Sfavorito, ma non battuto. Per chi ha vissuto da ultimo un numero in classifica non può essere uno spavento.