La crisi di Taylor Fritz: “Non sto giocando male le partite. È il 10% dei punti a fare la differenza nel tennis”
Che Taylor Fritz stesse vivendo un pessimo periodo non è una notizia generata dalla sconfitta, anche abbastanza netta, contro Daniel Altmaier. È dall’inizio del 2025 che il n.4 al mondo sta attraversando un brutto periodo di forma, che sembra diventare peggiore di settimana in settimana. E sicuramente la sconfitta al primo turno del Roland Garros (non perdeva all’esordio in uno Slam dallo US Open 2022 contro Bolt, a Parigi addirittura dal 2018 da n.68 al mondo) è un campanello d’allarme da non ignorare.
Cercando un motivo
Per quanto appunto non provenga dal nulla e non riguardi solo il tennis, come ha provato ad analizzare uno scoraggiato Fritz: “È davvero strano. Mi sembra che tra Roma, Ginevra e qui, i miei movimenti in campo siano stati davvero pessimi. Non so cosa stia succedendo. Molte volte, quando scivolo non ho il giusto tempismo. Sbaglio spesso con i piedi e scivolo. Sembra che a Madrid sia stata l’unica volta in tutta la stagione su terra battuta in cui ho sentito di muovermi bene“.
“Fisicamente non mi sento poi così male. Per come sono stato per la maggior parte dell’anno, mi sento bene. Sicuramente all’inizio della settimana ho valutato male il livello della mia caviglia. L’ho storta a Ginevra. Dato che mi sono sentito bene per il resto della partita, non ho pensato che fosse un grosso problema. Non mi sento bene, ma non è certo il motivo per cui ho perso oggi”.
Già all’Australian Open, contro Monfils, le cose erano andate male per l’americano. Che, da lì in poi, ha disputato una stagione non esattamente da n.4 al mondo. Dopo la trasferta a Melbourne lo storico dell’americano recita infatti un desolante 12-7, con una sola semifinale raggiunta, e persa non in maniera incolpevole, contro Mensik. E le cambiali della classifica, se erano digeribili nella stagione su terra, tra un po’ inizieranno a pesare. È intanto già sicuro di perdere la quarta posizione in classifica in favore di Draper. E con questa brutta uscita anche la top 5 è a rischio.
Non è un problema solo di terra, superficie che per altro negli ultimi anni sembrava anche aver cominciato ad apprezzare. O meglio, non solo di terra. Perché le cause della crisi di Fritz hanno l’aria di essere più profonde del previsto. “Nelle ultime tre settimane mi sono sentito a disagio a muovermi sulla terra battuta”, riflette il californiano, “cosa che normalmente non mi succede. Non mi sento molto a disagio sulla terra battuta“
“Il fatto che non riesca a convertire i punti importanti, che non giochi bene i punti importanti, l’unico modo per eliminarlo è avere una partita o un paio di partite in cui questo non accade e in cui mi comporti bene su alcuni di quei punti. Una volta che è passato, è passato. Non ci penserò mai più. Questo è il punto. È dura. Non è una cosa che si può risolvere in allenamento. In allenamento mi sono sentito bene”.
“In generale non credo di giocare male il 90% delle partite. La partita della settimana scorsa a Ginevra, quella di adesso, penso che per il 90% delle partite stia giocando normalmente. È il 10% che alla fine decide la partita di tennis, i punti davvero importanti in cui conta davvero. Credo che i primi tre set della partita di oggi siano stati piuttosto semplici, di routine, standard per me. L’unica differenza è che di solito converto alcune occasioni, salvo alcune opportunità quando sono sotto di un break, e come minimo poi mi trovo in vantaggio di due set a uno. Non è successo. Il mio livello è davvero basso nei momenti della partita in cui dovrei dare il meglio di me”.
Fritz, e adesso?
Queste parole, per quanto frutto di un’analisi lucida e senza dubbio corretta, sono però da analizzare con attenzione, venendo pronunciate dal n.4 del mondo. E ben spiegano dunque anche perché la sua situazione tennistica al momento sia così grave: assenza di consapevolezza. O meglio di certezze. Rendersi conto del proprio valore, ma al contempo sentirsi incapaci di metterlo in campo fino in fondo. Un problema che alla lunga potrebbe rivelarsi cronico e ancor più grave, specie quando aumenterà la pressione e la responsabilità dei punti in classifica da difendere.
In molti storcevano il naso vedendo l’americano come quarto miglior giocatore del mondo, quasi non fosse alla sua portata. Ma la classifica di Fritz è frutto di anni di sacrifici, rincorse e studio dei migliori. Il 2024, culminato con la finale allo US Open e alle ATP Finals, è stato un anno d’oro, difficilmente replicabile. La speranza, per lui in primis e più in generale per il tennis americano, è che possa ritrovare quel tipo di tennis che tanto gli ha permesso di scalare la classifica. Riveder le stelle, come si suol dire. Le impressioni attuali sono, però, tutt’altro che positive. “Sto giocando in modo orrendo i punti importanti“. Sipario. Lorenzo Musetti, intanto, ride sotto i baffi.