Antidoping, tennista rumena sospesa dieci mesi: “Chiedo la stessa squalifica di Sinner”
“È stato erroneamente creduto che stessimo annunciando dei test positivi, quando in realtà stavamo annunciando sospensioni provvisorie” aveva detto la CEO dell’ITIA Karen Moorhouse dopo le polemiche relative ai casi di Jannik Sinner e Iga Swiatek. Perché, se da un lato probabilmente l’ITIA non sempre brilla dal punto di vista della comunicazione, è anche vero che l’incipit dei suoi comunicati – “l’Agenzia conferma che il giocatore X è stato sospeso per un periodo di…” – suggerisce almeno vagamente che si stia annunciando una sospensione, provvisoria o definitiva che sia. L’ultimo giocatore X in ordine temporale è in effetti una giocatrice, Irina Fetecău, ventinovenne rumena n. 675 WTA, con un picco al 207° posto a fine 2021, squalificata per dieci mesi per violazione delle regole antidoping.
È successo che nell’aprile del 2024, in gara all’ITF di Florianopolis, la tennista ha fornito un campione poi risultato positivo a uno stimolante inserito nella lista delle sostanze proibite (4-Methylpentan-2-amin, noto anche come DMBA o 1,3 dimetil-butilamina). L’ITIA ha così inviato a Irina una notifica di pre-accusa, diciamo un avviso di garanzia, il 24 maggio 2024.
“Un anno fa e si scopre solo adesso, hanno insabbiato il caso”
È quanto urlerebbero enfatizzando grottescamente il loro sconcerto alcuni personaggi di cui non facciamo i nomi (magari mettiamo i cognomi in appendice, ma sono parecchi). Lo urlerebbero se si trattasse di un numero 1 del mondo, chiaramente favorito (o favorita) dal proprio status, ma al momento non ci risultano commenti sull’argomento. Va da sé, innanzitutto, che non “si scopre”: è come sempre l’ITIA a comunicarlo, quindi o l’Agenzia non ha ben chiaro il concetto di insabbiamento oppure non dare l’atleta in pasto alla gogna social/mediatica già al momento della positività è la procedura standard, come spiegato più sopra (e decine di altre volte). Così, mentre l’indagine procedeva, la tennista continuava a partecipare ai tornei.
“Scandalo, hanno fatto giocare una ‘positiva’”
La sostanza proibita rilevata nel caso di Fetecău è “specificata”; ciò comporta, a differenza delle “sostanze non-specificate”, che non scatti automaticamente la sospensione provvisoria, pur potendo l’atleta decidere di sospendersi volontariamente. Di nuovo, niente sospensione, dunque nessuna comunicazione. Lo stesso vale quando entro dieci giorni l’atleta ricorre avverso la sospensione provvisoria e l’organo preposto accoglie il ricorso, per esempio valutando probabile, sulla base delle prove fornite, che il procedimento si concluda con un giudizio di Nessuna colpa o negligenza.
In agosto, Fetecău comunica all’ITIA di aver scoperto la fonte della sostanza proibita, un passo decisivo per la difesa. Naturalmente, dipende anche dalla fonte: dichiarare di essersi rivolti a un laboratorio clandestino per comprare degli steroidi salvo poi scoprire che in realtà erano stimolanti non depone a proprio favore. Nel caso in questione, si trattava di un integratore contaminato (“Gorilla Alpha Supplement” o “Yeti Juice”), successivamente fatto analizzare dalla tennista presso un laboratorio accreditato dalla WADA. Nonostante gli sforzi, tuttavia, Irina non è riuscita a recuperare un’altra confezione dello stesso lotto né in Inghilterra né in Romania. Esaminate le prove e con un esperto scientifico indipendente che ha valutato come plausibile lo scenario, l’ITIA ha proposto una squalifica di dodici mesi.
“Ah, adesso l’organo antidoping e l’atleta possono concordare la pena?”
Sì, al tennista che ammette la violazione viene offerta una sanzione ridotta secondo quanto previsto dal Codice mondiale antidoping. Come è successo a Iga (e a Max Purcell) con l’ITIA e a Jannik con la WADA.
A Irina però dodici mesi sembrano troppi e decide di giocarsela davanti a un tribunale in composizione monocratica di Sport Resolution, cercando una riduzione dai 24 mesi (la sanzione di partenza per violazione non volontaria) sulla base di Colpa o negligenza non significative ex art. 10.6.1.2 del TADP, il Programma antidoping del tennis, sostenendo un grado di colpa minimo. L’udienza da remoto si tiene il 3 aprile. L’ITIA fa notare che la tennista era a conoscenza del rischio quando si ricorre agli integratori – è riportato sul sito web dell’Agenzia e Irina aveva seguito una lezione sull’antidoping dove le era stato evidenziato – ed è per questo che non può tentare la strada della Nessuna colpa o negligenza. Fetecău dice che il prodotto le è stato consigliato da un medico sportivo.