ATP Barcellona, Davidovich Fokina: “Con Sanchez e Mantilla nel team sto crescendo molto”
dal nostro inviato a Barcellona
Dopo il match vinto con Rublev, è arrivato il momento per Davidovich di scambiare qualche parola con la stampa – praticamente tutta spagnola – presente al torneo.
D: Puoi raccontarci come hai fatto finalmente a vincere contro Rublev?
DAVIDOVICH: “Aver perso cinque volte contro Andrey rende il match più psicologico che tennistico. Anche se ho giocato molto bene a livello strategico, sapevo che lui avrebbe lottato sempre, anche sotto 7-5 2-0. Era chiaro che avrebbe continuato a combattere e avrebbe avuto le sue opportunità. L’unica opzione per me era continuare a giocare punto per punto, anche se sapevo che lui oggi non era così brillante. Sono contento di aver approfittato dei momenti importanti.”
D: Hai parlato di strategia e di gestire i momenti importanti. Pensi che questa sia la tua miglior versione in questa stagione?
DAVIDOVICH: “Non saprei dire se sia la mia miglior versione, dato che siamo solo all’inizio della stagione. Sicuramente, a livello competitivo, sto giocando bene, con molta gioia e divertendomi in campo. Questo mi rende più pericoloso.”
D: Cosa ti aspetti dal prossimo match contro Karen?
DAVIDOVICH: “Firmerei immediatamente per i quarti di finale. Sarà sicuramente una partita dura, molto equilibrata. Dovrò analizzare come ha giocato questa settimana, oggi l’ho visto un po’ contro Munar, ma so già che sarà una sfida combattuta. Nei momenti cruciali dovrò fare la differenza.”
DOMANDA UBITENNIS: Hai iniziato molto bene il 2025, probabilmente grazie al cambiamento nel tuo staff con l’arrivo di Félix Mantilla. Com’è stata la scelta di Mantilla e c’è stato un momento specifico in cui hai capito che era la persona giusta?
DAVIDOVICH: “Prima di Mantilla c’è stato Verdasco. Volevamo un altro allenatore e quindi abbiamo chiamato David Sánchez. Quando abbiamo concluso con Verdasco alla fine dell’anno, io e David Sánchez abbiamo contattato Félix, che era libero. Sono molto contento del team che ho ora. Copriamo bene tutti gli aspetti e per me è un privilegio avere David e Félix come allenatori. Hanno grande esperienza e mi aiutano sia in campo che fuori, cosa fondamentale per me.“
D: Sarebbe bellissima una finale spagnola, Alejandro Davidovich contro Carlos Alcaraz. Si può sognare una finale così?
DAVIDOVICH: “La finale è ancora lontana. Prima bisogna battere Khachanov; la settimana è lunga e bisogna affrontare giocatori molto forti. Certamente la firmerei, ma ora sono concentrato solo sui quarti di finale. Se dovesse arrivare, ben venga, ma non ci penso ora.“
D: Hai detto che un obiettivo per quest’anno è vincere un titolo. Potrebbe essere qui a Barcellona?
DAVIDOVICH: “Non si sa mai quando arriverà il momento. Devo restare concentrato su ogni allenamento, ogni partita, ogni punto. Sono nei quarti, quindi ovviamente più vicino al titolo, ma allo stesso tempo è ancora molto distante. Preferisco godermi questi quarti di finale a Barcellona senza pensare troppo avanti.”
D: Quest’anno hai iniziato senza essere testa di serie. Diventarlo ti aiuterà nella tua crescita?
DAVIDOVICH: “Diventerò testa di serie già a Madrid. Ovviamente questo aiuta a evitare scontri difficili al primo turno, ma preferisco affrontare giocatori difficili subito piuttosto che in finale, quando potrebbero essere meno preparati e sorprendermi.“
D: Puoi raccontarci come preparate i match? Quanto tempo dedicate alla strategia, guardate video, statistiche?
DAVIDOVICH: “A me piace ricevere, la sera prima della partita, una sintesi scritta con indicazioni su strategia e approccio mentale. Mi mandano un messaggio dettagliato che poi rivediamo insieme il giorno dopo. Non guardo video perché conosco già molti giocatori, specialmente quelli della top 100. Ovviamente, per avversari nuovi analizzo qualche video per capire dove possono avere punti deboli.”
D: In passato hai avuto problemi di gestione delle emozioni contro i top 10. Com’è andata oggi contro Rublev, e giocare in Spagna ti aiuta o ti mette più pressione?
DAVIDOVICH: “Oggi era un match difficile, soprattutto psicologico, perché con Andrey ho perso partite avendo match point a favore. Sapevo che sarebbe stata dura, ma ero pronto a sfruttare le occasioni. Giocare in Spagna con il pubblico che mi sostiene mi dà una spinta in più, mi aiuta a crederci maggiormente.”