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WTA Indian Wells: l’ascesa di Andreeva, la triste resa di Rybakina. Svitolina sorprende Pegula

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[9] M. Andreeva b. [7] E. Rybakina 6-1 6-2

Una prestazione del genere fa sprofondare Elena Rybakina in un profondo esame di coscienza interiore. Naturalmente, in questa sede ci riferiamo solamente all’aspetto professionale della vicenda ma è chiaro a tutti che ciò che sta vivendo la kazaka da inizio a stagione affonda le radici del problema in qualcosa che è tutto tranne che riconducibile al tennis. Il rapporto ambiguo nella sostanza e nelle modalità con Stefan Vukov – fermato dalla WTA – sta lasciando strascichi e cicatrici che non possono riassorbirsi neanche con qualche vittoria. Ci auguriamo solo che Elena possa ritrovare la felicità, poi verrà tutto il resto. Ma per lei in questo momento, vincere una partita di tennis non può essere la priorità.

Ora però concentriamoci sulle note liete, il nuovo che avanza e che diventa sempre più presente: dopo il primo acuto di una carriera che siamo certi sarà ricca di leccornie, con il trionfo al WTA 1000 di Dubai, ecco che Mirra Andreeva non accenna a placare la sua fame. 27esima vittoria nei ‘Mille’, 16 affermazione del 2025 a fronte di soli 3 inciampi, terzo quarto di finale in stagione (dopo la semi a Brisbane e il titolo in Medio Oriente) e una personalità – a differenza della rivale battuta, come aveva anche suggerito ai microfoni dei nostri inviati, nel confronto con Sabalenka, Lucia Bronzetti sempre più straripante e protagonista in campo.

Primo Set: la resa agonistica di Rybakina, Andreeva sfonda di personalità

La più reattiva in risposta, come era facilmente prevedibile, è la russa che pronti via stampa già nelle prime battute alcune risposte vincenti in allungo di pregevolissima fattura. Inoltre, Mirra comincia a macinare il suo rullante colpo bimane, deliziando gli spettatori californiani grazie ad una serie di uscite in accelerazione dal lato sinistro: sbimanate che lasciano di sasso la kazaka depositandosi negli ultimi centimetri di campo. Le strutture fisiche, di conseguenza atletiche, evidenziano le strategie tattiche: Andreeva fa valere immediatamente la propria capacità difensiva, punendo la scarsa reattività negli spostamenti di Rybakina e più in generale le ingenti difficoltà a livello di mobilità dell’allieva di Sanguinetti.

Elena non può prescindere da una corposa percentuale di prime in campo, deve stabilizzarsi sopra il 70% (per ora è sotto il 60%) se vuole fare partita pari contro un’avversaria così in palla, che oltretutto possiede una ribattuta di primissimo ordine senza tralasciare la netta superiorità nello scambio. La finalista di Wimbledon fa i capricci uscendo dal servizio, non mettendosi a posto con dovizia sugli appoggi. Tuttavia, pur perdendo un punto clamoroso dove non chiude 3 smash finendo per mandare il quarto sul basamento della rete, è proprio la moscovita la prima a rendersi pericolosa contro il fondamentale d’inizio gioco, arrampicandosi a 30 nel secondo game.

Ma la fresca vincitrice di Dubai non si scompone minimamente, tenendo la battuta senza concedere vere chances. E’ il prodomo di ciò che succederà da lì a pochi minuti: game infinito da 14 punti, dove la giovane siberiana cresciuta nel mito di Sharapova rimonta dal 30-15 e alla quarta palla break rompe l’equilibrio. Purtroppo però la nefasta giornata a Tennis Paradise, che oggi è tutto tranne che un paradiso tennistico e del Sole, torna a tormentare il programma: sul 2-1, 30-15 nuova sospensione per pioggia. Si tratta di una leggera pioggerellina, ma il giudice arbitro dopo aver tastato la scivolosità delle righe di fondo campo ordina il rientro negli spogliatoi.

Si ritorna in campo dopo una mezz’oretta di pausa, scaldati fluidità di braccio e muscoli si ricomincia. Se qualcuno avesse pensato che l’interruzione forzata, proprio nel momento in cui Mirra stava scappando potesse indubbiamente favorire Elena fornendole un appiglio per rigenerarsi, si è sbagliato di grosso. La versione kazaka ritornata sullo Stadium 2 è per certi aspetti ancora più depressa tennisticamente e mentalmente: parziale di 14 punti a 3 che significa un inopinato 6-1 in 31 minuti. E’ una totale resa agonistica, frutto di una depressione attitudinale. La n.°7 WTA è completamente scarica di testa, non tiene praticamente una palla in gioco. Dall’altra parte, maturità eccezionale per la diciassettenne allenata da Conchita Martinez: non è per nulla scontato, che una tennista classe 2007 dinanzi ad una campionessa Slam in stato di disarmo progressivo non si faccia minimamente irretire da ciò che succeda al di là del nastro.

Secondo Set: Mirra offre la scossa, ma Elena si autosabota

Ma l’età, comunque, è quella lì: l’esperienza è ancora troppo limitata, per far sì che Andreeva gestisca senza il minimo rallentamento mentale un match in cui finora l’altra è rimasta negli spogliatoi. Si spiegano infatti così le poche prime, accompagnate da qualche svarione infilato in successione, che spianano la strada consegnando con tanto di fiocchetto il primo game del secondo set a Rybakina. Ossia break e servizio per provare a scappare, tentando di ribaltare una vicenda che la vede sopita e spenta nel fuoco sacro. Ma neppure il dono avversario servito sul piatto d’argento rianima Elena, che si fa contro-breakkare alla prima occasione utile.

Ad infliggerle il colpo del KO, il successivo game di risposta. La venticinquenne di passaporto kazako vola 0-30 piazzando finalmente degli anticipi di lettura qualitativa, sfruttando anche una russa più traballante con la seconda rispetto alla frazione d’apertura, poi però subisce il ritorno di Mirra che vince quattro punti consecutivi e va 2-1. Il turning point definitivo dopo aver riassaporato un nuovo break di vantaggio, l’ex n.°3 WTA lo certifica con il 26°, il 27° e il 28° gratuito della sua orripilante prestazione. Strappo Andreeva che viaggia spedita sul 3-1. La forza d’acciaio della nativa di Krasnojarsk, in una partita per carità apparecchiata dall’inconsistenza rivale, che denota le stigmate della campionessa si manifestano compiutamente quando al servizio per consolidare la fuga anche nel secondo – e di fatto apporre una pietra tombale – scaglia il sue secondo ace sul 30-30. Affondate le flebilissime speranze kazake, Mirra è de facto ai quarti di finale.

Mancano una manciata di games alla fine dello stillicidio di Elena, appena 3 vincenti in tutti il match. Non si sa come, quantomeno il terzo gioco dell’incontro riesce a portarlo a casa, anche perché la n.°11 mondiale si accontenta di sigillarla al servizio: 6-1 6-2 in 1h02‘. Poche settimane fa a Dubai c’era almeno stata lotta. Il primo incrocio in assoluto era invece andato in scena negli ottavi del ‘500’ di Pechino due anni fa con trionfo della kazaka 6-1 al terzo. Rybakina deve domandarsi cosa vuole fare da grande, Andreeva non soltanto conosce la risposta ma la sta mettendo già in pratica pur avendo 8 anni in meno.

[23] E. Svitolina – [4] J. Pegula 5-7 6-1 6-2 (a cura di Pellegrino Dell’Anno)

Dopo un primo set di illusioni risultato a specchio anche quello subito da Jessica Pegula, piegata in maniera molto rumorosa da Elina Svitolina. L’ucraina ha dominato la partita concedendo una sola palla break, tra l’altro annullata, nel secondo e terzo parziale. Dimostrando quanto la classifica sia ancora leggermente bugiarda per un giocatrice del suo calibro, sempre pericolosa grazie all’esperienza e alla capacità di entrare bene nello scambio e di saper gestire i momenti importanti. Con questa vittoria salirà quantomeno a n.21, avvicinando sempre più una top 20 che le compete eccome. Per proseguire i propri sogni nel torneo californiano ai quarti dovrà affrontare, in un confronto tra Russia e Ucraina, proprio Mirra Andreeva. Non parte da favorita, ma i moti d’orgoglio e la voglia di top 20, già ben messi in mostra contro Pegula, potrebbero fare la differenza.

[8] Q. Zheng b. [18] M. Kostyuk 6-3 6-2 (a cura di Fabio Barera)

Torna a vincere tre match consecutivi come non le accadeva dalle WTA Finals 2024, Qinwen Zheng, che supera Marta Kostyuk in 6-3 6-2 staccando il pass per i quarti di finale dove se la vedrà con Iga Swiatek. Dovrà inevitabilmente alzare l’asticella la cinese, che non ha convinto fino in fondo al di là di quello che dice il punteggio finale. Soprattutto nel primo set la n° 9 del mondo ha concesso parecchio, portandosi avanti due volte di un break e facendosi riprendere, prima dell’allungo finale. Nel quale, comunque, si è fatta annullare quattro set point. È andata meglio nel secondo parziale, dove ha trovato la fuga sin da subito e ha messo il punto esclamativo nel settimo game, chiudendo al primo match point. Prestazione ancor peggiore dell’ucraina, autrice di sette doppi falli in totale.