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Opelka la spara grossa sul doppio: “Dovremmo sbarazzarcene, è per i singolaristi falliti”

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Reilly Opelka non è mai stato un santarellino. Appena può, dice la sua e non importa se i suoi discorsi dividono il grande pubblico: lui li fa lo stesso. Con quell’aria fintamente bonaria che nasconde la sua natura ‘caciarona’ – solo pochi giorni fa, a Dallas, ha invitato un tifoso che lo stava disturbando a uscire dal palazzetto con un ‘gentile’: “Lo stai facendo di proposito? Vai a f*****o fuori amico” – il gigante del Michigan si è reso partecipe su Instagram di uno scambio (non tennistico) senza filtri con un utente. La materia? La specialità del doppio.

Dovrebbero sbarazzarsi al 100% del doppio – ha risposto l’ex numero 17 al mondo. È per i singolaristi falliti. Non esistono gli specialisti del doppio. Non vendono alcun biglietto, ottengono campi di allenamento, fisioterapisti e risorse che poi non tramutano in profitti. E poi si lamentano pure che non guadagnano abbastanza. Se proprio me lo chiedi, per me questo è un comportamento piuttosto avido – la chiosa del 211 centimetri di St. Joseph. In passato lo statunitense si era già lanciato in commenti simili sull’argomento, definendo il doppio disciplina noiosa e i doppisti come atleti pagati troppo.

“Aspettate… il doppio misto non è sempre stato un’esibizione? – aveva recentemente commentato in maniera sarcastica sui social riguardo il cambiamento di format del doppio misto allo US Open. I connazionali Taylor Fritz e Jessica Pegula si erano detti contenti di questa nuova opportunità per giocare il doppio misto a New York. Decisamente in controtendenza con quanto affermato dai campioni in carica, gli azzurri Andrea Vavassori e Sara Errani. La gente guarda i fratelli Bryan e i migliori singolaristi giocare il doppio, non gli altri migliori doppisti – aveva detto l’attuale numero 112 al mondo in vari interventi sui social tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. “I migliori tennisti del mondo non giocano il doppio. Diminuire la dimensioni dei tabelloni di questa specialità sarebbe un buon punto di partenza per incentivare i primi 30 tennisti ATP di singolare a partecipare a eventi di doppio.

Non si sa davvero da dove arrivi il ripudio dell’ultimo finalista di Brisbane verso questa specialità. In carriera, per dirla tutta, lui ha anche giocato svariati tornei in doppio, collezionando più di quaranta partite in totale che gli hanno fruttato un titolo nel 250 di Atlanta nel 2021 – insieme all’attuale numero 1 in singolare, Jannik Sinner – e altre tre finali: un’altra a livello 250 e ben due a livello 500. Insomma, non uno sprovveduto se si tratta di giocare in due dallo stesso lato del campo e con anche i corridoi validi. L’ultima sua partita di specialità l’ha giocata a Roma nel 2022 a fianco dell’amico d’infanzia Tommy Paul. Da quel momento in poi, se si parla di doppi, il vuoto per lui. E forse, verrebbe da dire, è anche meglio così.