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ATP Doha, doppio: Djokovic e Verdasco eliminati, si chiude la carriera del mancino spagnolo

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Dopo la sconfitta in singolare con Berrettini, Novak Djokovic cede anche in doppio contro Heliovaara e Patten, ma per una volta la notizia del giorno riguarda la sconfitta di un altro protagonista del torneo. Il suo compagno d’avventura in Qatar Fernando Verdasco dice infatti no más proprio in occasione di questo torneo, nella città che è ormai sua residenza da alcuni anni.

Nato nel novembre del 1983 a Madrid, Verdasco esordisce nel Tour nell’aprile del 2002 a Estoril, perdendo dal rumeno Adrian Voinea. Due anni dopo entra nei top 100, dimensione da cui sarebbe uscito solo diciassette anni e sette titoli più tardi, cinque dei quali sulla terra rossa: Valencia 2004, Umago 2008, Barcellona 2010, Houston 2014 e Bucarest 2016. Naturalmente dotato per la superficie d’elezione della scuola spagnola, il mancino madrileno ha nel tempo raggiunto livelli di efficacia anche sulla superficie dura, sulla quale ha trionfato a New Haven nel 2009 su Sam Querrey e l’anno successivo a San José su Andy Roddick.

Non a caso gli ultimi due anni del primo decennio del secolo sono per lui i migliori: nell’aprile del 2009 raggiunge il settimo posto in classifica, suo best ranking. Data proprio in quell’anno il suo traguardo più alto in uno Slam: la semifinale di Melbourne, persa per 6-4 al quinto set con Nadal (che lo ha celebrato con un bel post sui social). Nel 2017 è in semifinale anche in doppio a Parigi, in coppia con Zimonjic; nella specialità si laurea inoltre campione delle ATP Finals in coppia con il connazionale Marrero e a spese dei gemelli Bryan, teste di serie numero uno.
Nonostante l’esito della semifinale con Rafa, ha comunque saputo togliersi alcune soddisfazioni anche con i Big Three: vanta tre successi (a fronte di 17 sconfitte) con Nadal, a Melbourne 2016, a Miami 2015 e soprattutto a Madrid 2012, mentre con Djokovic ha chiuso sul 4-11, ma 3-3 sul rosso con vittoria a Roma 2010 nei quarti. Con Federer non ha mai vinto, in una rivalità costituita peraltro solamente di due episodi, entrambi ad Amburgo nel 2005 e nel 2008.

Tecnicamente il suo gioco non è mai stato di semplice regolarità, soprattutto per la violenza del suo servizio e del suo dritto, che lo hanno portato a brillare come detto anche sulle superfici più veloci; il rovescio era portato a due mani ma sapeva trasformarsi anche in colpo monomane, colpito perlopiù con taglio dall’alto verso il basso. Nel corso della sua carriera il suo nome è spesso accostato a quello del connazionale Nicolas Almagro, più giovane di Nando di soli due anni e capace di eccellere arrivando fino alla nona posizione mondiale più o meno nello stesso periodo; più potente e versatile Fernando, più elegante e legato alla terra rossa Nicolas.

Nel 2024, confermando le sue dichiarazioni di diversi anni prima in merito alla volontà di non lasciare il mondo del tennis, ha avviato collaborazioni come coach con Ons Jabeur e Abedellah Shelbayh e poi con Alejandro Davidovich Fokina.