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Swiatek, differenze tra il suo caso e quello di Sinner: “Sono completamenti diversi, non vanno confrontati”

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Iga Swiatek scalda i motori. Il suo esordio al Dubai Tennis Championships, secondo 1000 stagionale, è programmato per la giornata di martedì. La polacca se la vedrà con Victoria Azarenka. L’obiettivo, come detto da lei stessa, è vincere il più possibile, quindi fare anche meglio rispetto a quanto raccolto nel primo 1000 dell’anno a Doha, ovvero la semifinale. Prima di pensare al tennis però, la 23enne di Varsavia è stata intervistata dai giornalisti durante il Media Day. Nella conferenza stampa la numero 2 al mondo ha parlato di vari temi: dal suo caso di doping a quello di Jannik SinnerAryna Sabalenka e Jessica Pegula avevano già detto la loro -, passando anche per la delicata questione legata a Elena Rybakina e il suo ex coach Stefano Vukov.

Le prime parole riguardano proprio il tennista altoatesino, recentemente sospeso per tre mesi dalla WADA per la questione Clostebol. “Sinceramente, non ha senso soffermarsi troppo. Ogni caso è diverso. Siamo come delle celebrità, a parte il fatto che giochiamo a tennis. Ognuno guarda i casi da cento prospettive diverse, ma io cerco solo di attenermi ai fatti e di leggere i documenti. Ho fiducia che alla fine il processo sia stato equo. È tutto quello che faccio perché cerco di non giudicare. Non lo so perché non ho parlato con lui, ma suppongo che debba essere stato un periodo difficile per Jannik”.

Tornando a sé, poi, Iga ha rivelato di essersi lasciata alle spalle la sua di vicenda legata al doping che, come ha spiegato, è molto diversa da quella del tennista azzurro. Non c’è motivo di confrontare e mettere questi due casi uno accanto all’altro. Sono completamente diversi. Riguardo il mio, abbiamo fornito una documentazione molto precisa. Abbiamo fatto tutto il necessario e seguito le istruzioni, quindi non c’era spazio o motivo per la WADA di fare ricorso. Ero abbastanza sicura che sarebbe finita perché il mio caso era solo contaminazione. Ho trovato la fonte e questo è tutto”.

Successivamente, la polacca è tornata sul paragone tra il suo caso e quello di Sinner, insistendo sul fatto che sono spesso i tifosi o i media ad accorpare due vicende sotto un’unica macrocategoria, solo perché riguardanti la stessa materia, in questo caso il doping. È semplicemente ciò che la gente fa. Credo anche che sia più facile per i media descrivere queste cose quando vengono messe una accanto all’altra. In realtà non penso che ci sia alcuna influenza o connessione perché ci sono molti fattori diversi, sostanze diverse, modi diversi in cui queste cose sono entrate nei nostri corpi. Ci sono anche diverse risoluzioni, diversi appelli e questioni legali. I fan, quando leggono queste cose, le collegano automaticamente. Io, nella mia testa, mi concentro solo su me stessa. Per tutto il tempo in cui sono stata sospesa, però, mi è sembrata una situazione abbastanza irreale, qualcosa che non riuscivo ad afferrare. Ma è andata così. Non è passato nemmeno un anno da quando il mio caso è diventato di dominio pubblico, quindi suppongo che mi chiederanno di parlarne ancora. Spero che questo passi presto, così che possiamo concentrarci su cosa verrà dopo”.

Infine, uno sguardo anche alla vicenda legata a Rybakina e al suo ex coach Vukov, sospeso dalla WTA dopo un’indagine svolta nelle scorse settimane. “Leggendo la dichiarazione ufficiale non si viene a sapere molto. Non voglio entrare nei dettagli perché ciò che ha scritto la WTA erano solo due frasi. Immagino che tutti debbano rispettare la decisione perché, ancora una volta, dobbiamo avere fiducia che l’intero processo sia stato fatto con le regole corrette. Tutti gli allenatori devono accettare il codice di condotta se vogliono far parte del circuito. Quindi, spero che la WTA stia facendo tutto il possibile per creare un ambiente sicuro. Sono anche molto preoccupata per l’ambiente che mi circonda. Tutto quello che posso fare è concentrarmi su come scelgo le persone con cui lavoro”.