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ATP Doha, Djokovic sul caso Sinner: “La maggior parte dei giocatori pensa ci sia stato del favoritismo”

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A meno di quattro settimane dall’infortunio muscolare che lo ha costretto al ritiro contro Sascha Zverev nella semifinale dell’Australian Open, Novak Djokovic è tornato alle competizioni al Qatar ExxonMobil Open. L’esordio in quel di Doha è avvenuto in doppio al fianco di Fernando Verdasco – al suo ultimo torneo della carriera – per un successo-lampo su Khachanov/Bublik. In attesa di debuttare in singolare nel pomeriggio di martedì in una sfida non semplice contro Matteo Berrettini, Nole ha parlato ai media, tra cui AS, dell’infortunio e, soprattutto, del caso Sinner, dopo che l’associazione da lui fondata, la PTPA, ha emesso un comunicato, diciamo, non propriamente consono allo scopo dichiarato di tutelare tutti i tennisti.

“Ho visto le notizie, i casi di Iga Swiatek e Jannik Sinner hanno generato molta attenzione, non è una buona immagine per il nostro sport, questo è sicuro” ha detto Djokovic. “C’è un consenso, o una maggioranza di giocatori con cui ho parlato nello spogliatoio, non solo negli ultimi giorni ma negli ultimi mesi, che non sono contenti del modo in cui è stato gestito questo processo. La maggior parte dei giocatori non ritiene che sia stato fatto in modo corretto e che ci sia un favoritismo in atto. Sembra quasi che se sei un giocatore di alto livello tu possa influenzare il risultato. Swiatek e Sinner sono innocenti, è stato dimostrato fino a prova contraria. Quindi adesso sono innocenti. Sinner è stato sospeso per tre mesi a causa degli errori e della negligenza dei membri del suo team, che stanno attualmente lavorando nel circuito ed è qualcosa che molti giocatori e io troviamo strano. Poi, c’è molto poca uniformità tra i casi. Abbiamo visto sui social media che Simona Halep, Tara Moore e altri giocatori forse meno noti hanno lottato per anni per risolvere il loro caso o che hanno ricevuto squalifiche di anni”.

A questo proposito, ricordiamo che Simona Halep, in attesa dell’udienza di primo grado, aveva controllato la narrativa sui social puntando il dito sui ritardi, tanto che i giudici nella relativa sentenza avevano dedicato una sezione per ripercorrere il corso degli eventi dando una spiegazione razionale dei tempi che escludeva colpe da parte dell’ITIA.
La stessa Halep, più di recente, ha paragonato “qualsiasi” caso con il suo per evidenziare le differenze di risultato, evitando però di riconoscere le differenze oggettive. Se la vicenda Sinner non è nemmeno lontana parente, Swiatek ha dimostrato immediatamente la contaminazione del medicinale assunto, mentre i laboratori della WADA non sono mai riusciti a trovare tracce della sostanza proibita nell’integratore di Simona. È invece ancora in corso il caso di Tara Moore, scagionata dal Tribunale Indipendente, avverso la cui sentenza l’ITIA ha però presentato ricorso al TAS (udienza il 13-14 aprile prossimi).

“Penso che questo sia il momento giusto per affrontare davvero il sistema” ha continuato Novak, “perché è ovvio che il sistema e la struttura non funzionano come vorremmo. Spero che nel prossimo futuro gli organi di governo cerchino di trovare un modo più efficace per gestire questi procedimenti. Devo dire che è incoerente e mi sembra piuttosto ingiusto. Vedremo cosa succederà in futuro, se questo caso attirerà molta attenzione e farà luce su altri casi di giocatori di livello inferiore. Dobbiamo tenere a mente che Swiatek e Sinner erano i numeri uno al mondo quando sono stati fatti quegli annunci, quindi non è positivo per il nostro sport in generale e spero che qualcuno, tutti noi insieme, elaboreremo una strategia migliore in futuro.
“Dobbiamo scegliere. L’incoerenza è qualcosa che frustra i giocatori. Se si tratta ogni caso singolarmente o indipendentemente, come sta accadendo, non ci sono né trasparenza né coerenza. Alcuni casi sono trasparenti, altri no. Sappiamo che c’è una specie di regola vaga che dice che è necessario fornire informazioni quando si è in possesso di una sostanza contaminata entro un periodo di tempo ragionevole. Ha fatto un esame, a quanto ho capito, in sei ore, ma la regola non dice che deve essere fatto in sei ore. Dice in un lasso di tempo ragionevole. Qual è un lasso di tempo ragionevole? A volte in un caso la contaminazione è maggiore, in altri casi è minore, come in questo caso. Il problema attuale è che c’è una generale mancanza di fiducia tra i giocatori, uomini e donne, nei confronti della WADA, dell’ITIA e dell’intero processo”.

Se Djokovic si riferisce ai tempi per appellarsi alla sospensione provvisoria, questi sono chiariti nella lettera di notifica inviata al giocatore. La politica dell’ITIA è di non rivelare – in italiano, dare in pasto alla gogna mediatica – il nome dell’atleta se il suo ricorso, presentato entro dieci giorni, è accolto. Al fondatore della PTPA piacerebbe invece che i nomi fossero rivelati a prescindere. “Dobbiamo concordare che tutti i casi saranno trasparenti fin dall’inizio o privati ​​finché non si giungerà a un risultato. Cosa preferisco? Al momento non ho alcuna opinione in merito. Penso che sia importante aprire la discussione e poi vedremo cosa è meglio per lo sport”.

Il fenomeno di Belgrado ha parlato anche del periodo successivo alla trasferta australiana: “Mi sono concentrato sul recupero dallo strappo muscolare, ho recuperato bene e ho ricominciato ad allenarmi. Mi alleno da 10 giorni, ho fatto preparazione atletica e ho passato del tempo con la mia famiglia. Adesso eccomi qui. Non ho sentito alcun dolore, mi sento benissimo durante l’allenamento. Oggi nel doppio, anche se è diverso dal singolare, è una partita, ci sono movimenti dinamici in cui metti alla prova il tuo corpo, mi sono sentito benissimo. Non sono preoccupato”.