Nassar (PTPA): “Sinner vittima di una disputa politica tra ITIA e WADA”
Ahmad Nassar, direttore esecutivo della PTPA (l’associazione di tennisti e tenniste fondata da Novak Djokovic), interviene con un post su X per dire la sua in merito alla lotta internazionale al doping, affermando che “l’intero sistema antidoping è profondamente ingiusto”. Non poteva certo mancare un riferimento a Jannik Sinner, che il dirigente statunitense vede schiacciato nella polemica tra l’agenzia mondiale antidoping e la ITIA.
Il dirigente americano illustra alcune premesse che dovrebbero guidare una organizzazione equa. “Il sistema deve perseguire gli atleti dopati, chi assume sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni; questo principio è caro a ogni atleta che vuole competere correttamente e che si aspetta lo stesso dai suoi colleghi. Chiaramente tali sostanze e le soglie di assunzione delle stesse nei test devono essere determinate avendo ben chiari questi concetti. Questo tenendo presente, il caso di Sinner non rientra assolutamente nella categoria doping, per le quantità irrisorie che non alterano la qualità della prestazione agonistica”.
Nassar continua introducendo il concetto di eque possibilità di difesa per ogni tennista: “Il sistema dei test è poco pratico e molto oneroso per chi percorre il globo per giocare, è irrazionalmente gravoso e sembra studiato più per colpire i tennisti in generale che i dopati. Inoltre, ogni atleta dovrebbe poter contare sul diritto di organizzare la propria difesa”. A questo punto entrerebbe in gioco la PTPA, che “è in grado di assicurare a tutti questo diritto”, che, secondo Nassar è alla base di una lotta al doping davvero giusta e in linea con quanto detto all’inizio: contrastare gli atleti dopati. “Noi non abbiamo il compito di giudicare, ma di assistere e garantire le risorse necessarie alla difesa; in tal modo raggiungeremo il vero obbiettivo di una lotta coerente al doping”.
“Da troppo tempo” – prosegue il post – “il problema delle disponibilità economiche accresce le ingiustizie: chi non può pagare non si difende e chi può lo fa di tasca sua; non è giusto, anche considerando quanto i dibattimenti durino e quanto questo incida sulla onorabilità degli atleti coinvolti”. Da ultimo il caso del momento: “Sinner è in una situazione iniqua. La ITIA prende la decisione di proscioglierlo e la WADA la sconfessa; noi non siamo né da una parte né dall’altra, solamente diciamo che la controversia tra le due agenzie non riguarda i fatti alla base del caso in questione. È una disputa politica e il giocatore aspetta da quasi un anno la fine della questione. Il sistema” – conclude – “è ingiusto, per la categoria e per il tennista singolo”.
Il post del dirigente dell’associazione creata da Djokovic ha un tono decisamente diverso rispetto a quello con cui l’asso serbo parlò a Brisbane pochi giorni prima dell’inizio del 2025: in esso Nole difese l’opportunità dei continui attacchi di Kyrgios nei confronti della scarsa trasparenza della vicenda-Sinner, lamentandosi in merito alla differenza di trattamento tra casi e concedendo al campione azzurro solo la frase “Conosco Jannik da quando era molto giovane e non mi sembra il tipo di persona che farebbe una cosa del genere”, chiedendosi nel contempo il perché del silenzio lungo cinque mesi sul caso nei confronti degli altri atleti.