Holger Rune, l’highlander: è ora di diventare grandi
14 set, 10 ore in campo, rimonte, drammi, problemi vari. I primi tre turni di Holger Rune costituiscono un ottimo spot per i match 3 su 5, per la drammaticità e l’epicità che colpi del genere sono capaci di scolpire. Ma sono anche una fine dimostrazione di quella che potrebbe essere finalmente una definitiva evoluzione di colui che avrebbe dovuto essere il terzo incomodo tra Sinner e Alcaraz, salvo essere scalzato nella narrativa popolare dai propri demoni e da Joao Fonseca. Questo Australian Open, primo ottavo in uno Slam sul cemento da 2 anni a questa parte (epico quinto set contro Rublev sempre a Melbourne), potrebbe essere il torneo della svolta. Comunque vada quella che è a tutti gli effetti la partita più difficile da affrontare, anche alla luce di quelle che potrebbero arrivare dopo, nel torneo di Jannik Sinner.
Lo si sapeva sin dal sorteggio, visto che si andrà a verificare l’ottavo teorico, ma il dubbio principale era chiaramente se ci sarebbe arrivato Rune. E anche su come ci sarebbe arrivato. Cinque set contro Zhang, quattro contro Berrettini, cinque contro Kecmanovic rimontando da 2-1 e break per il serbo per il quarto. La prima cosa che può venire in mente è che arriverà stanco. La cosa da tenere in più seria considerazione è in realtà che, soprattutto, arriverà in fiducia e con piena consapevolezza di poter giocare ad alti livelli anche al meglio dei cinque set. “Holger è un gran giocatore, un gran combattente, si è fatto trovare più pronto di me nei momenti importanti e ha saputo girare set e match”, ha detto di lui Berrettini dopo la sconfitta al secondo turno, in cui il romano ha avuto set point sia nel primo che nel quarto set, entrambi poi persi. Ma quanto è vero?
Dando retta ai numeri, che non sono tutto ma spesso forniscono risposte interessanti, abbastanza: il danese ha vinto il 66,67%, 6 su 9, delle partite giocate al quinto. È quindi chiaro che si esalti nella battaglia, ma questa non è una novità. Sin dagli albori della sua carriera ad alti livelli, definitivamente esplosa proprio grazie ad un ottavo Slam, vinto al Roland Garros 2022 contro Tsitsipas, è sempre stato lampante come questa sia una grande qualità ma anche un importante limite di Rune. Stiamo parlando della sua tendenza ad esaltarsi quando la partita va lunga, quando si crea quel clima di battaglia, di lotta, e di cacciare gli artigli e mostrare il proprio massimo quanto più il nome dell’avversario pesa. Non a caso vanta un record comunque buono, 16-22 contro i top 10, in parte “dopato” dal suo 2024, annus horribilis in cui vanta vari piazzamenti qua e là ma non quei picchi che lecitamente si aspetta da un giocatore di prospettiva. E forse lui stesso si era reso conto che qualcosa andava cambiata, che si doveva cercare un miglioramento.
Che per ora sembra esserci stato. Non tanto dal punto di vista del gioco, visto che il tennis di Rune dalla sua comparsa in scena ad alti livelli si è sempre distinto per la qualità (forse da rivedere qualcosa sul dritto) e la fluidità, tanto la potenza quanto la capacità di giocare di fino e soprattutto di essere freddo nei momenti importanti. Il vero cambio di marcia sembra essere giunto dal punto di vista mentale, dell’atteggiamento. Anche nei momenti difficoltà, in questi primi tre turni, non si è mai lasciato andare a comportamenti di cattivo gusto, provocazioni, o eccessive manifestazioni di disappunto com’era solito fare fino a ieri, in pratica. E anche nelle esultanze ha saputo tenere un rispetto di fondo per l’avversario, una qualità che è fondamentale nella crescita, nel passaggio da ottimo giocatore a fuoriclasse. Così come saper gestire risorse ed energie, riuscire a cavarsela anche quando latitano. Nel quarto contro Kecmanovic Rune ha iniziato ad avvertire i crampi, ma racconta come in un modo o nell’altro ne sia venuto a capo: “Ero davvero sfinito. Ho solamente cercato di trovare una soluzione per andare a vincere. Non potevo correre altri chilometri, per cui ho provato ad accorciare gli scambi, evitando quelli troppo lunghi”. Per ottenere una sfida che promette scintille, e che lui per primo voleva giocare.
I precedenti tra Rune e Sinner sono in perfetto equilibrio, con due vittorie a testa (anche se la prima di Rune è macchiata dal ritiro di Jannik nel terzo), e sempre al terzo set. Sarà però la prima, e su questo ci sono grandi aspettative e curiosità, a livello Slam. Su una superficie che per forza di cose sorride all’italiano, che sulla terra avrebbe di certo dovuto temere qualcosa in più. Ma, come confermato dallo stesso Holger, anche questo può in qualche modo tramutarsi in un vantaggio: “Siamo 2-2 nei precedenti ma lui è il campione in carica qui. Sarà un match davvero molto molto eccitante. Io, dal mio canto, non ho davvero niente da perdere”. Si dice che la pressione sia un privilegio, ma è altrettanto vero come possa facilmente tramutarsi in un’arma a doppio taglio. E contro un avversario che in passato lo ha sempre messo in difficoltà, per quanto non lo affronti dallo scorso aprile, prima della definitiva transizione a n.1 e dominatore del circuito, Sinner dovrà di certo fare attenzione.
Perché Rune potrà anche arrivare stanco, ma arriva in fiducia e a cuor leggero, consapevole di aver svolto il suo dovere in questo torneo. Ma probabilmente anche consapevole che se davvero vuole eccellere, come ha spesso dichiarato senza mezzi termini (“Il mio obiettivo è diventare n.1 al mondo. Io, Alcaraz e Sinner saremo i nuovi Big Three”), svolgere il compitino non basta. Per risalire la china, tornare in top 10 e riavvicinare i suoi “ideali avversari”, quantomeno da un punto di vista anagrafico, bisogna che alzi le marce e sia capace di battere i migliori e oltrepassare le aspettative. Si tratta in ogni modo di un ragazzo giovanissimo, ancora 21enne, con margini di miglioramento enormi da un punto di vista caratteriale e di gestione di sé stesso. Se troverà pace interiore e costanza di risultati ad alti livelli, senza silurare coach in continuazione alla Zamparini, e senza affrontare il mondo come se non ci fosse un domani in cerca di una scusante, i suoi proclami di giusto un paio di anni fa potrebbero riprendere considerazione e linfa vitale.
Entrerà in campo con un pesante 1-8 in carriera contro i top 10 negli Slam, e addirittura 2-12 sul cemento outdoor contro i top 20. I numeri da questo punto di vista remano contro. Ma è proprio il compito dei cattivi, ruolo che Rune sembrerebbe pronto a ricoprire per questa notte australiana in arrivo, farsi beffe delle regole e degli episodi precedenti, scrivendo la storia che preferiscono. Sinner è favorito, non c’è neanche da dirlo. Ma questa versione “quasi ultimate” di Holger non va sottovalutata. E con l’allungarsi della partita, oltre che galvanizzato dal palcoscenico e dall’avversario, potrebbe davvero trarre ulteriori motivazioni e sognare in grande. Un’importante prova del 9 per vedere quanto effettivamente valgano le carte del danese. Perché, al netto di tutto, è ora di scegliere una strada da percorrere e quale spazio ricoprire nel mondo del tennis. Saper lottare è troppo poco.