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“Los de afuera son de palo”: la stagione da sogno di Luciano Darderi

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Un anno fa Luciano Darderi era semplicemente uno dei tanti giovani turisti ambiziosi del circuito, uno di quelli che lottano nel purgatorio dei tornei minori, uno di quelli che sognano un posto al sole nella top 100 mondiale, che rappresenta il punto di partenza fondamentale per costruirsi una vera e propria solidità economica: aveva chiuso il 2023 con il sorriso, al numero 123 del ranking ATP, grazie al secondo trionfo a livello challenger della carriera, a Lima, battendo tra gli altri Tabilo e Navone, due colleghi che l’hanno poi accompagnato nel girone dei nomi nuovi. Gennaio era stato il solito mese da globetrotter del giocatore affamato a caccia di punti e di una svolta, sulle orme del giramondo per eccellenza del nostro tennis, e ovviamente ci riferiamo a Paolino Lorenzi, il più globetrotter dei globetrotter della storia recente del tennis tricolore: Luciano aveva subito perso nelle quali dell’Australian Open e la settimana successiva la roulette russa del mappamondo ATP l’aveva spedito in Uruguay, a Punta del Este, ma si era fermato al secondo turno.

LA SVOLTA DI CORDOBA E LA SCALATA – Il bello delle cose straordinarie è che quando succedono non tutti se ne rendono conto: le cose straordinarie di Luciano Darderi hanno bussato alla porta della sua carriera a Cordoba, nella settimana di Carnevale. Luli, partendo dalle sabbie mobili delle qualificazioni, conquistò all’improvviso il primo titolo ATP, alla terza presenza nel main draw di un torneo del circuito maggiore: sette vittorie (due top 40, Ofner negli ottavi e soprattutto Baez in semi), un solo set perso, una finale dominata. La svolta della vita gli consentì di guadagnare, tutte in una volta, sessanta posizioni nel ranking mondiale: da numero 136 a numero 76, un cambio di prospettiva che aveva la forma delle vertigini. 

La scalata di Darderi non si fermò più e nei mesi successivi, grazie alla comfort zone della terra battuta, aggiornò la propria classifica una settimana alla volta: quarti di finale a Santiago, semifinale a Houston, semifinale a Cagliari, terzo turno a Roma, semifinale a Torino, semifinale a Lione, vittoria a Perugia, il palcoscenico più prestigioso delle Olimpiadi e un best ranking di numero 32 del mondo, ad agosto, per coronare sei mesi sinceramente inimmaginabili. 

LA TERRA PROMESSA – Ma di che pasta è fatto Darderi? Il tennis dell’italo-argentino, grezzo e potente, sembra fatto apposta per la terra battuta: conduce il gioco grazie a un servizio solidissimo, per poi cominciare a masticare la palla, nel più classico degli schemi polverosi da rosso. Luciano ha bisogno del suo tempo, ma quando pianta i piedi in mezzo al campo comincia a far correre la palla, perché il dritto è un po’ macchinoso ma efficace, con il margine giusto sulla rete: quel colpo – specialmente se l’impatto avviene sul lato sinistro del campo – gli regala la sicurezza della profondità e del lavoro ai fianchi. Darderi ha la faccia giusta del terraiolo di una volta, e stiamo parlando di una specie ormai in via di estinzione (e menomale), accompagnata però dalla modernità della potenza di una prima di servizio vivace e dalla ricerca coraggiosa del vincente (al netto di tutti i limiti di un tennis ancora molto scarno), caratteristiche per forza di cose lontanissime da quelle dei “pallettari” di lingua spagnola degli anni ‘90: vive la partita con l’ansia dell’elettricità, aprendo sempre gli occhi qualche minuto prima del suono della sveglia. Il comodino di Darderi, dicevamo, è un comodino ancora piuttosto vuoto: fisico, dritto, tanta corsa, e un rovescio abbastanza scadente, dal quale tenta di difendersi con uno degli slice più artigianali del circuito. Il comodino di Darderi è un comodino ancora piuttosto vuoto: ma Luli non si arrende, gli manca tutto ma non gli serve niente, e vince le partite.

LO SCREZIO CON COBOLLI E LE PRIME DIFFICOLTÀ – Nel corso del 2024 ha lavorato duro, con la tranquillità di una classifica che in teoria non doveva esistere, e la fiducia ha aperto la scatola magica dei progressi: ha aggiunto, una settimana dopo l’altra, piccoli dettagli, ha completato il proprio arsenale, ha alzato l’asticella: gli avversari prima lo sottovalutavano e poi venivano travolti dal frullatore del suo dritto. Los de afuera son de palo, citando Obdulio Varela, lo storico capitano dell’Uruguay del Maracanazo: quelli là fuori, no, non esistono, e noi andiamo avanti per la nostra strada. Tappandoci le orecchie. Il brutto (ma giovane, classe 2002) anatroccolo, ha continuato a lavorare, non ha saltato un giro, arrivando a impensierire addirittura il futuro semifinalista Musetti, al secondo turno di Wimbledon (vittoria di Lorenzo, ma solamente al quinto set): lo sforzo fisico, nel corso della seconda parte della stagione, ha presentato il conto, e Darderi, lontano dall’amata terra battuta, si è un po’ piantato, con 13 sconfitte negli ultimi 15 incontri del 2024, perdendo di conseguenza un pizzico di terreno nel ranking ATP (numero 44 nella classifica di fine anno). Lo screzio con Cobolli (con il quale ha per certi versi condiviso, a distanza, una stagione di crescita entusiasmante) a Cincinnati ha metaforicamente spezzato in due il 2024 di Luciano, che nel corso degli ultimi mesi non è più riuscito a ritrovare la migliore condizione atletica, pagando, tutte insieme, le fatiche della prima stagione a livello ATP della sua vita: le difficoltà tecniche hanno fatto il resto, perché il cemento non concede tempo alle aperture di Darderi, perché il cemento risucchia le rotazioni del suo tennis, mettendolo di fronte a un muro.

IL FUTURO E I MARGINI DI MIGLIORAMENTO – Luli nella prima parte del 2025 sfiderà sé stesso, fronteggiando, per forza di cose, un inevitabile periodo di assestamento, ma dovrà cercare di inquadrarlo dalla prospettiva giusta: quella del lavoro e dei progressi tecnici, cancellando la schermata della classifica dai propri pensieri, perché non è assolutamente il momento dei numeri e dei calcoli. La crescita di Darderi è stata travolgente e adesso è arrivato il giorno più delicato e affascinante, in cui bisogna costruire le basi dei margini di miglioramento, cominciando ad ammorbidire gli spigoli di un gioco ancora acerbo: papà Gino – mentore, coach e molto di più – ripartirà dai punti di forza di un tennista rampante, cercando di condurlo verso la strada ambiziosa del futuro a lungo termine. Il futuro non sono i punticini di Cordoba, il futuro è qualcosa di più grande. Il globetrotter ne ha viste tante ed è ufficialmente diventato protagonista, il globetrotter si è meritato il prezioso pass per i tornei veri, il globetrotter ripartirà con le gambe fresche: Darderi dovrà innanzitutto scoprire la leggerezza della corsa e della verticalizzazione del gioco, perchè i migliori non calpestano il campo, ma lo rispettano come se fosse un palcoscenico. E se qualcuno correrà ancora il rischio di sottovalutarlo dovrà fare i conti con i dritti sgangherati di Luli, che quando partono sembrano volare via, chissà dove, e che invece, poi, atterrano sempre nel punto giusto. “Los de afuera son de palo”, e noi, infatti, abbiamo deciso di non ascoltarli.