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Stiamo all’erta…

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L’indole, le abitudini, il comportamento dei post-fascisti non cambiano col passare degli anni e il cambio di generazioni.
Pretendere che si dichiarino antifascisti è il colmo dell’ingenuità e, foss’anche, sarebbe il trionfo della ipocrisia perché, per loro, è inconcepibile il rispetto del prossimo, delle sue idee e della libertà di espressione.
Qui di seguito riporto fatti veri di quando ero bambino a riprova di quanto precede.
Frequentavo, a Tripoli, le elementari e l’insegnante, Giuseppe Teri, avrebbe dovuto indottrinarci al sabato pomeriggio sui fasti del fascismo ma lui – l’ho capito da adulto – non se la sentiva di farlo e preferiva passare la mano a suoi colleghi delle elementari che invece stravedevano per il regime e, ogni sabato pomeriggio, vestivano l’orbace e inforcavano gambali lucidati al parossismo e pantaloni alla cavallerizza.
Così vestiti – senza alcun senso del ridicolo – adunavano quanti più bambini potevano delle elementari e… procedevano.
Due di loro si distinguevano per zelo: si chiamavano Ciampolillo e Calandruccio.
Il primo amava il mare e dunque gli allievi che gli si affidavano il sabato erano denominati e conosciuti come “marinaretti”.
Il secondo – piccolo di statura e sgraziato nella figura – si occupava dei balilla che a loro volta si distinguevano in: balilla; balilla moschettiere; balilla tamburino. In attesa di divenire avanguardista e poi giovane fascista al …termine dell’excursus.
Le denominazioni che precedono sono di per sé esplicativi di quali esercitazioni si occupassero i due.
In particolare, Ciampolillo soleva imbarcare i suoi allievi e portarli al largo in mare, facendoli allenare ai remi: poi, al largo imponeva loro di gettarsi in acqua a turno e nuotare e se qualcuno preso alla sprovvista, rifiutava di gettarsi in acqua , ordinava agli altri di gettarlo in mare pronto peraltro a recuperarlo se non ce la faceva a nuotare…
Il secondo, al quale mi ero incautamente affidato, con voce stentorea comandava l’avanti-marsc, dietro-front, passo! in riga!
Insomma scimmiottava ciò che gli “insegnanti di fede” attuavano anche in Madre Patria.
Un episodio significativo e che mi è rimasto a ricordo fu il seguente.
In appositi locali della scuola erano custoditi vecchi moschetti e venne il sospirato giorno per noi giovani incoscienti di apprendere i primi rudimenti sull’uso e manutenzione di quell’arme ma il moschetto , a me consegnato, si rivelo inceppato per cui mi rivolsi al maestro Calandruccio il quale constatato l’inceppamento dell’arma mi guardo severo, mi ordinò di voltarmi e… mi rifilò un calcio che mi sollevò da terra, facendomi vedere le stelle per il forte dolore procuratomi.
Dolore che persistette a lungo, fastidiosissimo.
Non dissi nulla a mamma e papà per evitare complicanze ma vi assicuro che il dolore rimase a lungo e non escludo vi sia stata frattura dell’osso sacro…
Episodio banale ma significativo della pochezza e della protervia indotta dall’ideologia fascista.
Perciò i fatti di questi giorni, riguardanti lo scrittore SCURATI non ci devono lasciare indifferenti.
Aiutiamolo, siamo solidali, ne va dell’avvenire della nostra democrazia.
Io, da ex partigiano, lo faccio adesso, qui se me lo permettete.