ru24.pro
Secolo d'Italia.it
Март
2025
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31

Cristicchi zittisce gli intellò della sinistra che lo attaccano e etichettano: “A destra ho trovato sempre un’apertura mentale maggiore”

0

Sarà la tendenza in voga nei salotti radical chic e nei consessi dell’intellighenzia di sinistra e nel dietro le quinte di artisti e maître à penser a etichettare rapidamente come “reazionario” chiunque non si conformi ai suoi dogmi e ai suoi stereotipi culturali; sarà che a lungo l’universo progressista si è ritenuto il depositario di temi e materie di cui, azionando le leve imprenditoriali – dalla cinematografia alla musica – si è convinto di avere una sorta di copyright ida gestire in esclusiva; sarà perché chiunque sfugga a un marchio di fabbrica marcato e definito viene guardato con curiosità e sospetto, quando non tirato per la giacchetta e strattonato, fatto sta che da tempo ormai – galeotto fu Magazzino 18, uno spettacolo teatrale sulle Foibe e sugli esuli istriani, ma ora anche l’ultima performances sanremese ha fatto il suo – l’identità politica di Simone Cristicchi solletica la curiosità e anima un dibattito che tiene costantemente e alacremente banco.

Simone Cristicchi tra impegno e il coraggio di essere libero da etichette

Pertanto non è un caso se, dopo corsi, ricorsi, e immancabili polemiche post festivaliere, oggi sul Corriere della sera appaia in bella vista un’intervista-ritratto al cantautore firmata da Aldo Cazzullo. Una conversazione giornalistica che tra vita vissuta e impegno culturale, produzione artistica e citazioni di testi e maestri di riferimento, l’artista ricorda Jacovitti, che a sedici anni è diventato il suo maestro di disegno e di cui tra commozione e gratitudine ripercorre le orme di un legame indissolubile. «Andavo da lui una volta la settimana. Mi sedevo e lo osservavo dipingere chiaroscuri, con la china, l’acqua. Rubavo con gli occhi. Fino a quando una sera a cena, in famiglia, appresi al tg la notizia della sua morte. Avrei dovuto andare da lui il giorno dopo. In quel momento ho perso anche il mio secondo padre».

«Senza conoscere il mio percorso si lanciano in invettive o mi vestono di loro bandiere»

Poi, da una domanda all’altro, tra ricordi e convinzioni maturate nel tempo, Simone Cristicchi chiarisce una volta per tutte: «Io sono sempre stato un artista libero da etichette politiche, perché prima di tutto mi interessa l’umano, la storia e la spiritualità. Eppure a volte personaggi, scientemente calati nei panni del detrattore di turno, senza nemmeno conoscere il mio percorso si lanciano in strategiche invettive o mi vestono di loro bandiere».

Gli attacchi e la diffidenza della sinistra

Come quando Cristicchi ricorda come, portando in scena Magazzino 18, «ho avuto la Digos nei teatri per tre anni, a presidiare gli spettacoli dagli attacchi di alcuni estremisti di sinistra. E pensare che qualche tempo prima, con i minatori rievocavamo la strage di Niccioleta, in Maremma, dove i nazisti fucilarono 83 persone che presidiavano la miniera, e cantavamo Bella Ciao. La intonammo anche la prima e ultima volta che sono stato invitato al concerto del primo maggio. Da sinistra mi criticarono: Bella ciao la potevano suonare solo i Modena City Ramblers».

L’identità politica? L’artista mette i puntini sulle “i”

Di più. Incalzato da Cazzullo, nell’intervista Simone Cristicchi torna sulle polemiche – che da anni lo accompagnano – relative alla sua appartenenza ad uno schieramento politico piuttosto che un altro, e mette alcuni puntini sulle “i”. «Non portavo bandiere quando ho cantato con il coro dei minatori di Santa Fiora o con i carcerati di Nisida. E non portavo bandiere nemmeno quando ho scritto Genova brucia, (un brano in cui l’autore parla del G8, di Carlo Giuliani, della Diaz)… Così, chiamato a una risposta netta e inequivocabile: «Ma insomma, lei è di destra o di sinistra?» Chiede l’intervistatore.

Una questione di rispetto e onestà intellettuale: gli insulti e i sospetti della sinistra

E l’artista risponde: «In passato ho sempre avuto un orientamento a sinistra, ma devo riconoscere che da politici e stampa di destra ho raccolto un atteggiamento sempre rispettoso nei miei confronti e delle mie scelte artistiche. Anche quando venivo invitato in loro contesti, con la richiesta di rappresentare Magazzino 18, mi ritrovai a declinare l’invito, ma fui rispettato per la mia scelta, perché a mio avviso certi temi devono essere universali, non sono appannaggio di destra o di sinistra. Rischiano di essere strumentalizzati, e invece devono essere di tutti».

Il ringraziamento di Simone Cristicchi a Giorgia Meloni

Immancabile, a questo punto, la domanda sulla premier. «Lei piace alla Meloni. Ma la Meloni piace a lei?». E la replica è inequivocabile: «Io sono per l’inclusione e sto dalla parte degli ultimi. Mi piace chiunque, al di là dei partiti, faccia scelte di umanità e solidarietà. Come hanno fatto altri giornalisti e commentatori, e molti altri no, la Meloni, che non conosco, ha difeso non tanto me e la mia canzone, ma il diritto di cantarla senza per forza vederci sporcizia dentro. Per questo la ringrazio molto per le parole che ha speso. Ripeto: a destra ho trovato sempre un’apertura mentale maggiore, mi hanno rispettato per il coraggio e la mia onestà intellettuale».

«A a destra ho trovato sempre un’apertura mentale maggiore, e sulla fatwa arrivata da sinistra…»

E ancora. «Quando ho fatto teatro di stampo antifascista non ho mai ricevuto dalla destra un’etichetta, insulti o minacce; cosa che invece è avvenuta a parti invertite. Quando ho messo in luce i chiaroscuri delle complicate vicende del confine orientale, da sinistra è arrivata la fatwa, e improvvisamente da “compagno” sono diventato traditore, fascista, revisionista. Eppure dico le stesse cose che il presidente Mattarella sostiene nei suoi discorsi». E a buon intenditor…

 

L'articolo Cristicchi zittisce gli intellò della sinistra che lo attaccano e etichettano: “A destra ho trovato sempre un’apertura mentale maggiore” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.