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Risarcimento ai clandestini, l’esperto di diritto della navigazione: “È un colpo alla politica migratoria”

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“L’ordinanza a sezioni unite della Corte di cassazione sul caso Diciotti depotenzia la politica migratoria italiana dell’attuale governo. Ma anche i criteri di pianificazione dello smistamento dei migranti richiedenti asilo tra i vari centri di prima accoglienza sull’intero territorio nazionale. Con il rischio di potenziale aggravio per le regioni del sud a dover assorbire tutti i flussi migratori”. Ne è convinto il marittimista Giuseppe Loffreda che in un colloquio con l’Adnkronos illustra le zone grigie di una sentenza clamorosa che ha scatenato lo sdegno di governo e maggioranza e la claque delle sinistre.

Risarcimento ai clandestini, parla l’esperto di diritto della navigazione

Esperto in diritto della navigazione, dei trasporti e relative infrastrutture, oltre che fondatore del think tank Legal4Transport. spiega che l’ordinanza rischia di aprire la strada a migliaia di ricorsi. “Anche se i tempi di permanenza a bordo devono essere stabiliti dalla ‘pratica marinaresca’ e dal governo, non dalla magistratura”, chiarisce. Potrebbe succedere, praticamente, “tutte le volte in cui la nave dopo la presa a bordo viene inviata ad un porto di sbarco che non sia il più vicino possibile al luogo di soccorso e cioè a Lampedusa o nel migliore dei casi in Sicilia o Calabria, quindi al Sud”.

Si apre la strada a migliaia di ricorsi, precedente pericoloso

Ma non basta. Secondo l’esperto la scelta dei giudici della Cassazione potrebbe ledere le politiche di redistribuzione dei migranti nei centri in Albania. “Trasformandosi in un passepartout alle loro richieste di risarcimento danni fin tanto che non gli sarà riconosciuta la legittimazione all’ingresso in Italia come profughi. Questi migranti – spiega – potranno infatti sostenere che per tutta la durata del lungo trasferimento e durante la permanenza in Albania la loro libertà personale è stata compromessa e chiedere il risarcimento, essendogli stato impedito il libero sbarco in Italia”.

Si compromette la redistribuzione dei migranti in Albania

E non si tratta di teoria. “Il rischio di richieste di multipli risarcimenti da parte dei migranti soccorsi e sbarcati in Italia o in Albania è ormai concreto. L’ammontare del danno (nel caso specifico esaminato dalla Corte) dovrà adesso stabilirlo la Corte d’appello di Roma, in diversa composizione, a cui la causa è stata rinviata e demandato di provvedere, anche sulle spese del giudizio di legittimità. La decisione della Corte d’appello potrà costituire un precedente sulle quantificazioni future”.

Chi stabilisce quando il migrante viene privato delle libertà personale?

Il giurista, come riporta l’Adnkronos, sollecita alcune riflessioni. “Intanto è stabilito il principio che il migrante che resti a bordo più del dovuto senza motivo (chi lo stabilisce?) ha diritto di essere risarcito in quanto privato della libertà personale. Quindi vale anche nel caso in cui il Pos (Place of safety – ndr) sia indicato (per ragioni di politica di immigrazione) in un porto italiano molto distante dal punto Sar di soccorso?”. E tra l’altro aggiunge: “Chi stabilisce che il bordo di una nave militare italiana non sia, come invece è a tutti gli effetti, equivalente al territorio italiano (a maggior ragione quando si trovava ormeggiata nel porto di Catania)? I giudici o la politica migratoria del governo? Chi deve stabilire quanto tempo i migranti possono essere tenuti a bordo senza che ciò configuri un reato di privazione della libertà personale?”.

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