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Trump avverte ancora Zelensky: “Non è necessaria la sua presenza alle trattative di pace, è un ostacolo”

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Il Donald Trump di giornata non cambia i toni sulla leadership ucraina. Il presidente Usa non ritiene essenziale la presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ai negoziati volti a porre fine alla guerra della Russia in Ucraina. “Non credo che sia molto importante la sua presenza agli incontri”, ha dichiarato Trump in un’intervista a Fox News.

Trump a Zelensky: “E’ lì da tre anni…”

“È lì da tre anni. Rende molto difficile fare accordi”. Anche la Polonia esorta Zelensky “alla calma” nel pieno delle tensioni tra Kiev e Washigton e degli attacchi personali di Donald Trump al presidente Ucraino. Dopo un colloquio telefonico con Zelensky, il presidente polacco Andrzej Duda ha scritto su X di aver esortato il leader ucraino “a restare impegnato a una cooperazione calma e costruttiva com il presidente americano“, esprimendo la convinzione che Trump “sia mosso da un profondo senso di responsabilità per la stabilità e la pace globali”. Poi Duda ha ribadito a Zelensky la riaffermazione che “non c’è altro modo per fermare lo spargimento di sangue e raggiungere una pace duratura in Ucraina se non con il supporto degli Stati Uniti”. “Confido che la buona volontà e l’onestà siano alla base della strategia americana del negoziato”, ha concluso il presidente polacco.

Avanti col piano dei dazi sui paes che tassano le big Tech Usa

Il presidente Donald Trump dovrebbe firmare venerdì un memorandum che apre la porta all’imposizione di dazi a tutti quei Paesi che impongono tasse sui servizi digitali delle Big Tech statunitensi. A dichiararlo è l’agenzia Bloomberg che ha raggiunto fonti informate sulla decisione del presidente. Il memorandum si concentra ampiamente sul commercio digitale e ordina che l’ufficio del Commercio proponga rimedi per le tasse che i governi stranieri impongono a Alphabet, la società madre di Google e a Meta. Il documento non precisa i tempi di implementazione dei dazi e la loro entrata in vigore. Sotto la prima amministrazione Trump, lo stesso ufficio aveva avviato indagini separate su Francia, Italia, Spagna, India e altri, concludendo che le tasse erano discriminatorie e danneggiavano in modo sproporzionato le aziende americane. Da allora, alcune nazioni hanno ritirato le loro tasse sui servizi digitali e altre hanno aderito al piano di imposta minima sulle aziende tecnologiche. L’Italia fa parte dei paesi che hanno introdotto la Digital Services Tax (DST) con una legge entrata in vigore nel gennaio 2020.  

 

 

 

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