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Verità e giustizia per Ramy? Eccole: l’amico va a processo per spaccio di droga

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Il 22enne tunisino Fares Bouzidi, l’amico che era alla guida dello scooter con a bordo Ramy Elgaml, morto in un incidente il 24 novembre 2024 al termine del lungo inseguimento da parte dei carabinieri a Milano – e per quell’episodio indagato per omicidio stradale – sarà processato il 10 aprile in un altro procedimento a suo carico per detenzione a fini di spaccio.

Il curriculum criminale del 22enne tunisino

È la decisione della gip di Milano, Lorenza Pasquinelli, che  ha respinto la richiesta degli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli di far accedere Bouzidi allo strumento di sospensione dei procedimenti penali per i reati di lieve entità previsto dalla riforma Cartabia che, se concluso positivamente, estingue il reato. Il 22enne era stato fermato con 6 grammi di hashish due anni prima della morte di Ramy, nel settembre 2022.

Si tratta di uno dei diversi procedimenti contro il 22enne che la notte del 24 novembre 2024 era alla guida dello scooter T-Max in cui è morto Ramy Elgaml dopo non essersi fermati all’alt dei carabinieri e un inseguimento di 8 chilometri con tre gazzelle del radiomobile.

Il procedimento viaggia quindi in parallelo con l’inchiesta per concorso in omicidio stradale e resistenza per il quale la pm Giancarla Serafini ha chiesto l’immediato. Fares era stato arrestato la notte dello schianto in via Ripamonti angolo via Quaranta e ricoverato in gravissime condizioni in ospedale. La gip Marta Pollicino aveva disposto per lui la revoca degli arresti domiciliari.

Fares alla guida con l’amico Ramy dietro: la folle fuga dai carabinieri

La notte del 24 novembre, stando alle accuse formulate dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano che coordinano le indagini assieme all’aggiunto Tiziana Siciliano e al procuratore Marcello Viola, Fares si trovava alla guida del T Max “senza aver conseguito la patente di guida” e “dopo aver assunto sostanze stupefacenti”. Invece di fermarsi all’alt dei carabinieri, avrebbe accelerato “improvvisamente”, dando il via a una fuga “a velocità elevatissima per circa otto chilometri” e mettendo in atto “manovre pericolose”. I militari, secondo l’imputazione, avevano proceduto al controllo del ragazzo, “agendo nell’esercizio del loro ufficio”, per via “dell’atteggiamento sospetto del conducente” dello scooter, il quale, alla vista della pattuglia Volpe 40, “si era nascosto dietro un’auto in sosta in modo da facilitarsi la fuga”.

Per tutto l’inseguimento, il T Max sul quale si trovavano i due immigrati avrebbe mantenuto “una velocità di gran lunga superiore rispetto ai limiti consentiti” attraversando Milano e percorrendo vie contromano o sorpassando a destra, fino a quando in via Ripamonti angolo via Quaranta si sono schiantati: Ramy è morto e Fares è rimasto gravemente ferito.

 

 

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