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Venezia, tre borseggiatrici croate colte in flagrante, ma non è possibile arrestarle: sono tutte incinte

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Tre donne, tre borseggiatrici, tre gravidanze che fungono da scudo contro la legge. Lo scenario è Piazza San Marco, il cuore di Venezia, dove ogni giorno si consuma il solito spettacolo: turisti ignari, borseggiatori esperti, forze dell’ordine con le mani legate. Perché anche stavolta le giovani croate, poco più che ventenni, sono tutte incinte. E dunque, libere.

Borseggiatrici incinte colte in fragranza, ma nessuno può fermarle

Gli agenti della polizia locale le conoscevano già, troppo bene. Non erano nuove all’arte dello sfilare portafogli con destrezza, né ai verbali che puntualmente si dissolvono nel nulla. Quando sono state fermate nel pomeriggio del 15 febbraio, dopo aver alleggerito lo zaino di un visitatore padovano, il finale era già scritto. Perché l’arresto, in questi casi, è impossibile.

Il paradosso della legge Cartabia

Se la questione non fosse così seria, sembrerebbe una sceneggiatura di un film di Verdone. La legge Cartabia, che prende il nome dall’ex guardasigilli, impone che per un arresto in flagranza serva una denuncia contestuale e la disponibilità della vittima a presenziare al processo. Ostacoli già di per sé non indifferenti in città come Venezia, Roma o Milano, dove le vittime di turno sono turisti stranieri giustamente poco inclini a tornare in Italia per un’udienza. Ma qui, per una volta, il turista era italiano. Il problema, dunque, era un altro: il pancione.

La gravidanza diventa così lo scudo legale perfetto. Il nostro ordinamento la considera una condizione di fragilità, un’attenuante assoluta che impedisce l’applicazione di misure cautelari come la detenzione. Una regola nata per tutelare, ma che si è trasformata in un varco spalancato per chi fa della recidiva un mestiere. Il risultato? Denuncia a piede libero, con la certezza quasi matematica che, nel giro di poche ore, le tre donne sarebbero tornate in azione.

La trappola del buonismo e il business della recidiva

Chi si occupa di sicurezza lo sa: la maternità è ormai diventata una strategia di impunità per intere organizzazioni dedite al borseggio. Giovani rom, spesso appartenenti a gruppi ben strutturati, entrano in gravidanza a catena, garantendosi una sorta di immunità a rotazione. Intoccabili per legge, lasciano dietro di sé una scia di bersagli colpiti che non avranno mai giustizia.

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