Allestito il palco per la “cerimonia” di liberazione dei 3 ostaggi israeliani: si teme l’ennesimo “show” dell’orrore di Hamas
Ancora un sabato di liberazione: tutto pronto a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, per il rilascio dei tre ostaggi israeliani, parte del sesto round della prima fase dell’accordo per il cessate il fuoco. E ancora un giorno tra sollievo e rabbia. Tra gioia per il ritorno alla vita e alla luce del sole dei tre prigionieri nella morsa dei miliziani di Hamas, e preoccupazione che l’evento si trasformi in un ennesimo, vergognoso show come quelli che hanno stigmatizzato le precedenti “scarcerazioni”.
Oggi il rilascio di tre ostaggi israeliani
Per la “cerimonia” è stato allestito un palco a Khan Yunis, dove, riporta il Times of Israel, sono presenti bandiere di Hamas e della Jihad islamica. E dove, tra slogan e manifesti di propaganda, spicca una foto del defunto leader di Hamas, Yahya Sinwar, che guarda la Cupola della Roccia a Gerusalemme. E sotto, una didascalia in inglese, ebraico e arabo che recita: «Nessuna migrazione tranne che a Gerusalemme». Un chiaro riferimento al piano del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di reinsediare gli abitanti di Gaza.
Intanto, sono già centinaia i palestinesi che si stanno radunando davanti al palco allestito a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, per assistere al rilascio dei tre ostaggi che tra poco dovrebbero essere consegnati alla Croce rossa internazionale. Il palco, precisa il Times of Israel, è stato allestito vicino al sito dove di recente c’era stata la caotica consegna di altri due ostaggi: Inbal Yehoud e Gadi Mozes, costretti a camminare tra una folla agitata.
Allestito il palco, si teme un’ultima cerimonia-sfregio
E quello che si teme è una nuova messa in scena di un copione purtroppo già visto. Una coreografia dello sfregio che punta a ostentare prigionieri spintonati costretti a farsi largo tra la folla urlante. Terroristi a volto coperto che ne gestiscono mosse e passi. Ostaggi dallo sguardo smarrito. Impaurito. Provati nel corpo e nella psiche dopo mesi e mesi di prigionia nei tunnel e nel buio dei soprusi. Uomini, donne, soldatesse e civili buttati in mezzo alla calca. Esposti sulla ribalta della propaganda come trofei… Scene che abbiamo visto ripetersi nelle scorse settimane. Immagini e sequenze che hanno scatenato l’indignazione di Israele, oltre che offuscato la gioia dei familiari che da tanto tempo aspettano il ritorno a casa dei loro congiunti a lungo nelle grinfie di terroristi palestinesi e jihadisti islamici.
Il rilascio degli ostaggi israeliani e il teatro della propaganda di Hamas
Dunque saranno rilasciati oggi altri tre ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza, in cambio di oltre 300 prigionieri palestinesi. Dopo la liberazione, Sagui Dekel Chen, Sasha Troufanov e Iair Horn saranno consegnati alla Croce Rossa, che a sua volta li consegnerà ai militari delle Idf all’interno di Gaza. I tre saranno poi scortati fuori dalla Striscia dalle truppe verso una struttura dell’esercito vicino a Re’im, dove saranno sottoposti a un controllo fisico e psicologico e incontreranno le famiglie. Successivamente saranno portati negli ospedali di Sourasky e Sheba nel centro di Israele. Dekel-Chen e Horn sono trattenuti da Hamas, mentre Troufanov è trattenuto dalla Jihad islamica.
Tra i prigionieri scarcerati da Israele anche Ahmed Barghouti, condannato a 13 ergastoli
Mentre, dal fronte contrapposto ci sarebbe il nome di Ahmed Barghouti, stretto collaboratore del leader di Fatah, Marwan Barghouti, nella lista dei 369 prigionieri palestinesi che saranno rilasciati oggi in cambio della liberazione a Gaza di Sasha Troufanov, Iair Horn e Sagui Dekel-Chen. Lo ha riferito l’Associazione dei prigionieri palestinesi, precisando che 333 sono «prigionieri della Striscia di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre» e 24 saranno subito espulsi.
Arrestato insieme a Marwan Barghouti nel 2002, Ahmed Barghouti sta scontando 13 ergastoli per aver compiuto una serie di attacchi terroristici durante la Seconda Intifada in cui morirono 12 israeliani. Dovrebbe essere espulso all’estero tramite l’Egitto.
Gli altri ostaggi israeliani ancora nella morsa di Hamas
Ma l’incubo degli ostaggi israeliano marca ancora una lunga scia di orrore e di mistero. Come ricorda l’Ansa, infatti, «quattordici ostaggi vivi e nove morti sono ancora trattenuti a Gaza». Il 7 ottobre i terroristi palestinesi hanno rapito 76 persone a Nir Oz, con l’accordo del 23 novembre sono state restituite 40 persone tra donne e bambini. Mentre con l’accordo attuale sono stati rilasciati finora in sei. Sette corpi di soldati caduti sono stati restituiti in Israele nell’ambito delle operazioni di soccorso militare. In totale, 117 tra ragazze e ragazzi, uomini e donne anziani e uomini adulti sono stati assassinati o rapiti da Nir Oz. Si tratta di più di un quarto della popolazione del kibbutz»…
L'articolo Allestito il palco per la “cerimonia” di liberazione dei 3 ostaggi israeliani: si teme l’ennesimo “show” dell’orrore di Hamas sembra essere il primo su Secolo d'Italia.