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Renzi non fa più soste all’autogrill: ora gli fanno paura le spie e “adora” i giornalisti

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«Rimanessi anche l’ultimo a fare opposizione, su questi temi non si scherza: se accettiamo che si intercetti un giornalista, dotato di uno status speciale, vi immaginate che cosa può fare uno Stato con dei singoli e privati cittadini? È in gioco la privacy, che significa libertà. E uno Stato che comprime la tua libertà senza giustificazione è uno Stato pericoloso». Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nella sua e-news a proposito del software israeliano Paragon, col quale sono stati intercettati anche alcuni giornalisti.

Paragon, il leader di Italia Viva presenta un’interrogazione

L’ex premier, giustamente, come pretendiamo noi giornalisti per primi, vuole chiarezza. Il senatore annuncia quindi di avere presentato sull’argomento un’interrogazione al Guardasigilli Nordio. 

Verrebbe da osservare che, un tempo, Renzi aveva un rapporto meno allarmato nei confronti dell’intelligence. Come ricorderanno i lettori meno smemorati, il suo incontro all’autogrill con Marco Mancini documentato da una maestra “curiosa” e girato a Report, scatenò una ridda di polemiche. Lo stesso Renzi teorizzò che dietro ci fosse un complotto ai suoi danni e che l’incontro con l’alto funzionario dei servizi segreti, nel pieno della crisi del governo Conte, era stato assolutamente occasionale e che nel corso della conversazione c’era stato uno scambio di convenevoli in vista del Natale.

Nel 2014 il diritto di cronaca dei giornalisti non era una sua priorità

Nel 2014 Renzi era amnche meno sensibile sul diritto di cronaca dei giornalisti: per informazioni chiedere a Marco Galluzzo. Del Renzi così appassionato alle sorti della libertà di stampa viene da ricordare altresì, quanto accadde nell’estate 2014 all’inviato del Corriere della Sera. Renzi, che all’epoca è presidente del Consiglio, passa qualche giorno di ferie all’hotel Villa Roma Imperiale del Forte. 

Appena Renzi viene a sapere che è andato a seguire le sue vacanze un giornalista, va su tutte le furie e protesta vibratamente col direttore del Corriere dell’epoca, Ferruccio de Bortoli. Secondo l’allora premier, la presenza di un cronista del Corriere nel suo albergo rappresentava una violazione della privacy.  Quando il direttore del Corriere sente il suo giornalista apprende che il capo scorta di Renzi lo aveva avvicinato per dirgli: noi sappiamo tutto di te, anche la tua vita privata, stai attento. Un episodio riportato da ‘I segreti di Renzi” di Maurizio Belpietro con Giacomo Amadori e Francesco Borgonovo, edito da Sperling & Kupfer (2016). E citato dallo stesso de Bortoli in un’intervista a Prima Comunicazione e nel suo libro Poteri Forti nel 2017.

E Galluzzo paragonò Renzi a Putin

Galluzzo non scriverà mai di quell’episodio sul Corriere, né lo farà mai de Bortoli, che si limiterà ad accennare alla cosa in un’intervista a Prima comunicazione. Qualche tempo dopo, su Twitter, al seguito del premier in Russia, il giornalista si limiterà a postare un cinguettio che, con il senno di poi, sembra un avvertimento ai lettori (e agli italiani). «Renzi a Mosca dopomani: i russi dicono che non vuole domande dai giornalisti, Renzi non Putin». Appunto Putin. Come a lasciare intendere che la libertà d’informazione fosse più un problema per il nostro premier che per il presidente russo. 

 

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