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“Questa Meloni non cambia niente”: boss contro il governo sul 41 bis. Il premier: “Siamo sulla strada giusta”

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Lotta alla mafia, la strada del governo è quella giusta e non da oggi. Nessun passo indietro. Prove ulteriore, se ma ce ne fosse bisogno, sono “le le intercettazioni pubblicate da La Repubblica, in cui alcuni boss si scagliano contro di me e il Governo italiano per non aver allentato il carcere duro ai mafiosi”. Sono le parole che il premier ha affidato ai suoi profili social. “Un’ulteriore conferma che siamo sulla strada giusta”, scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che assicura: “Il nostro impegno nella lotta alla mafia è totale. Il 41 bis e l’ergastolo ostativo restano capisaldi imprescindibili. Nessun cedimento alla criminalità organizzata finché saremo noi a governare l’Italia”. Il riferimento è ad un articolo del quotidiano diretto da Maurizio Molinari che racconta le intercettazioni della polizia riguardanti l’indagine sul clan Uditore.

Mafia, Meloni: “Ho letto le intercettazioni…”

Alcuni boss della droga se la prendono infatti con Giorgia Meloni e il suo governo perchè non ha allentato il carcere duro dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. Un esponente della criminalità organizzata – è stato intercettato mentre si scagliava contro il presidente del consiglio perché ha sempre difeso la legislazione antimafia e il 41bis in particolare. E’ accaduto infatti che, dopo poche settimane da quella intercettazione, il primo provvedimento varato in materia di giustizia è stato la salvaguardia dell’ergastolo ostativo. La scelta indigna i mafiosi ma rende chiaro a tutti che il governo Meloni, sin dai primi atti del suo insediamento, si è impegnato in materia di legalità e di contrasto alle mafie.

Il 41 bis ossessiona i boss

«Ora che hanno arrestato Messina Denaro lo potrebbero levare il 41 bis», auspicava Salvatore Inzerillo, 68 anni, storico trafficante di droga fra la Sicilia e gli Stati Uniti: negli anni Ottanta su di lui aveva indagato il giudice Giovanni Falcone, oggi è tornato stabilmente a Palermo dopo avere scontato una condanna a 15 anni nel processo “Iron tower”. Il 41 bis è un ossessione per i criminali. Uno di loro, Filippo Filiberto, pure lui con precedenti per traffico di droga se la prendeva con la presidente del Consiglio: «Questa Meloni- leggiamo su Repubblica – minchia parla come una disonorata: “Non si cambia niente”». E insisteva: «Parla proprio come una disonorata fascista che non è altra… ma come si ci dà il voto ad una come questa». Inzerillo rilanciava: «Stanno facendo tutto questo bordello, che più ne fanno e più non lo levano». Sono stati gli investigatori della Squadra mobile di Palermo e della Sisco, la sezione investigativa del servizio centrale operativo ad effettuare le intercettazioni.  Inzerillo è uno degli indagati a piede libero del blitz che nei giorni scorsi ha portato in carcere 18 persone.

Schifani: “Solidarietà a Meloni”

“La mia solidarietà alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni divenuta bersaglio di insulti e minacce da parte di alcuni boss mafiosi. Con i governi di centrodestra, la lotta alla mafia non ha mai conosciuto e non conoscerà soste. Già con gli esecutivi guidati dal presidente Berlusconi abbiamo avviato una battaglia durissima e senza esitazioni alla criminalità organizzata; proprio con la stabilizzazione del carcere duro per i mafiosi e l’inasprimento delle misure sui sequestri, con la previsione della confisca dei beni leciti dei mafiosi in sostituzione di quelli illeciti già venduti a terzi in buona fede e il sequestro dei beni anche nei confronti degli eredi, in caso di morte di un mafioso durante il processo. In quel solco prosegue l’attività portata avanti oggi. Vogliamo sradicare la mafia in tutte le sue declinazioni”. Così il presidente del consiglio nazionale di Forza Italia e governatore della Sicilia Renato Schifani.

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