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Telefonata segreta Trump-Putin sulla guerra in Ucraina. Mosca smentisce, ma il telefono squilla

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Le telefonate tra leader, si sa, sono un terreno scivoloso. Spesso smentite, mai confermate, il più delle volte lasciate a galleggiare nel limbo delle mezze frasi. Così è stato anche questa volta: Donald Trump avrebbe parlato con Vladimir Putin per trattare la fine della guerra in Ucraina. Nessuna conferma ufficiale dal Cremlino, nessuna smentita netta da Mosca, mentre l’ex presidente americano – a bordo dell’Air Force One – ha lasciato cadere soltanto poche parole: «Stiamo facendo progressi».

Mosca: “Nessun segnale dagli americani”

La telefonata, raccontata da fonti informate, si inserisce in un clima che resta gelido. Il Cremlino mantiene la sua linea: «Non abbiamo ancora ricevuto alcun segnale dagli americani», ha detto il portavoce Dmitri Peskov, evitando di confermare o negare il colloquio tra i due leader. Il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha rincarato la dose: «I contatti con la nuova amministrazione non sono iniziati», come a sottolineare che il disgelo, se mai ci sarà, dovrà partire da Washington. Ma, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, il telefono tra i due ex amici è tornato a squillare.

Un dialogo zoppo ma necessario

Se da una parte Mosca continua a marcare la sua diffidenza, dall’altra ammette una verità lampante: un nuovo canale diplomatico con gli Stati Uniti è inevitabile. «Siamo pronti al dialogo e lo abbiamo detto più di una volta, ma solo su una base paritaria e reciprocamente accettabile», sentenzia Ryabkov. È il solito mantra del Cremlino: negoziare sì, ma da una posizione di forza. Senza un riconoscimento delle «realtà sul campo », la Russia non arretrerà di un passo. In altre parole, Mosca vuole che venga accettato lo status quo, con l’occupazione russa di fette di Ucraina.

L’Europa vuole sedere al tavolo

In questa partita a scacchi, l’Europa teme di essere lasciata fuori dal tavolo delle trattative. Se Trump e Putin decidessero di siglare un accordo, il Vecchio Continente si troverebbe davanti al fatto compiuto. La portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, ha voluto ribadire il punto: «Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina e l’Europa al tavolo».

L’Italia: “Mai stati in guerra con la Russia”

A fare da eco il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto a margine del vertice ministeriale sui Balcani che si è tenuto a Villa Madama. «L’Europa ha un ruolo importante da svolgere, siamo noi a dover di fatto avere un rapporto con Ucraina e Russia e dovremmo essere parte integrante degli accordi di pace futuri».

«Non siamo mai stati in guerra con la Russia», ha chiarito Tajani, dicendosi «favorevole» a una conferenza di pace «con la partecipazione anche di Brasile, Sudafrica e India» sul modello del tentativo avvenuto in Svizzera lo scorso anno.

Zelensky vuole un’Europa più autonoma

Volodymyr Zelensky, dal canto suo però, continua a chiedere un’Europa più autonoma da Mosca, soprattutto sul piano energetico. «Meno gli europei dipendono dalla Russia, prima potremo garantire una sicurezza affidabile per tutti», ha dichiarato, puntando il dito contro i Paesi che ancora tentennano nella rottura definitiva con il gas russo.

Il nodo per la Russia restano le armi…

Secondo Ryabkov, gli Stati Uniti continuano a fornire armi avanzate all’Ucraina, compresi «i sistemi missilistici a lungo raggio» ed è per questo che Mosca non abbasserà la guardia. Anche se dovesse aprirsi un canale di trattativa, le forniture americane restano il vero nodo da sciogliere.

…ma a Trump interessano le terre rare

Trump ha ben altre priorità. Il suo sguardo è rivolto alle terre rare, con un obiettivo chiaro: chiudere un accordo da 500 milioni di dollari con Zelensky per garantirsi l’accesso a questi preziosi minerali e alle risorse energetiche, offrendo in cambio garanzie di sicurezza nell’ottica di una possibile fine del conflitto. Secondo Zelensky, Mosca controllerebbe meno del 20% delle risorse minerarie ucraine, ma di circa la metà dei depositi di terre rare. L’Ucraina vanta le più grandi riserve di titanio e uranio d’Europa e il World Economic Forum pensa che potrebbe diventare un fornitore chiave a livello globale.

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