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Trump archivia il gender anche nello sport: le atlete ritrovano i loro legittimi spazi

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Circondato da decine di atlete entusiaste, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato qualche giorno fa un ordine esecutivo per bandire le persone transgender dagli sport femminili: il suo predecessore, Joe Biden, infatti, nel giorno del suo insediamento, siglando con somma urgenza un ordine esecutivo «contro la discriminazione basata sull’identità di genere» aveva, di fatto, spalancato le porte dello sport femminile a uomini che si autopercepivano donne, bollando come discriminatorio ogni atto che impedisse a costoro di gareggiare nelle competizioni del genere di elezione.

Le atlete americane penalizzate dal woke

Per anni le studentesse universitarie americane sono state costrette a dividere gli spogliatoi con uomini sedicenti donne, e quando, quasi in lacrime, chiedevano rispetto e protezione si trovavano accusate di transfobia. Di loro, evidentemente, all’amministrazione Biden non importava granché. Per quattro lunghi anni, queste donne sono state criminalizzate e solo il cielo sa cosa sarebbe successo se a vincere le elezioni fosse stata Kamala Harris, colei per la quale essere “woke” è un imperativo morale.

Con Trump il ritorno del buonsenso

La scorsa settimana, nel solco della sua annunciata rivoluzione del buonsenso, Trump ha dato una risposta concreta all’appello di queste atlete con un provvedimento che ha finalmente messo fine ad anni di ingiustizie. Sì, perché anche a voler tacere dell’iniquità di competizioni tra uomini e donne, nonché della pericolosità di tale pratica (ad esempio negli sport da combattimento), vale la pena di rilevare come negli Usa non si tratti solo di sport.

Una penalizzazione che andava oltre le medaglie

Come noto, infatti, negli Stati Uniti i risultati sportivi sono, per molti studenti non abbienti, il viatico per un’istruzione di alto livello: borse di studio per meriti sportivi consentono, infatti, ogni anno a migliaia di giovani di accedere alle più prestigiose università, garantendosi un futuro brillante. Va da sé che includere gli uomini nelle competizioni sportive femminili ha significato anche frustrare le legittime aspettative di centinaia di giovani donne di accedere a una borsa di studio, penalizzandone la formazione accademica e il futuro professionale.

La complicità del transfemminismo e gli attacchi al femminismo che pensa alle donne

Tutto questo, in nome di una scellerata ideologia che per anni ha imposto l’autopercezione sulla realtà e il desiderio sul dato biologico, spinta da una rumorosa minoranza transfemminista che, incapace persino di definire cosa sia una donna, ha preteso di imporre le proprie strampalate teorie ai massimi livelli dell’amministrazione Usa e non solo. Donna è chi si sente tale, con buona pace di decenni di battaglie per la parità e l’affermazione dei diritti del mondo femminile: accecate dall’ideologia, le frange più estreme del transfemminismo hanno di fatto ceduto agli uomini vittorie, titoli, prime pagine e opportunità professionali accettando persino che donne venissero prese a pugni da uomini su un ring. E per le femministe vere, quelle che difendono gli interessi delle donne per intenderci, è stato pensato pure un acronimo: le J.K. Rowling di tutto il mondo, coloro che considerano donna esclusivamente una persona nata coi cromosomi XX, sarebbero Terf, femministe transescludenti e per questo degne di biasimo e destinatarie dell’odio più cieco da parte del mondo transfemminista.

Il “prezioso contributo” della solita Hollywood

Ovviamente, contro il provvedimento di Trump si è immediatamente mosso il circo Hollywoodiano, con Charlize Theron pronta a sbandierare i suoi figli fluidi, gay e non binari e l’attrice Cynthia Nixon (la fu Miranda di Sex and the City) che giorni addietro ha impugnato il microfono per raccontare che il proprio figlio è trans, il figlio della sorella è trans, il miglior amico di suo figlio è trans e il figlio della sua migliore amica è trans. Una famiglia che sfida le statistiche! Ma tranquilli, non c’è alcuna propaganda, non c’è alcun business miliardario intorno alla faccenda, niente indottrinamento e nessuna speculazione. E il gender, ovviamente, è solo un’invenzione delle destre cattive. Chiedetelo alle vittime della Tavistock.

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