A Bologna scempio contro le foibe: Lepore protesta per la Corona e tace sulle bandiere di Tito (video)
La piazza e le istituzioni. A Bologna ieri sera c’è stata la rappresentazione plastica di come a sinistra il ricordo delle Foibe sia vissuto come un oltraggio, come qualcosa che va contrastato e stigmatizzato. I fatti sono questi: Gioventù nazionale ha organizzato una fiaccolata in occasione del 10 febbraio e deposto una corona di fiori davanti Palazzo d’Accursio, sede del Comune; mentre i ragazzi di Gn, insieme ad alcuni parlamentari e consiglieri comunali di FdI, sfilavano con i tricolori e le bandiere d’Istria e Dalmazia, simbolo del martirio degli italiani di quelle terre, dall’altra parte della piazza i centri sociali sventolavano le bandiere con la falce e il martello e di Tito, simboli di chi quel massacro l’ha perpetrato, accusando i promotori del ricordo di voler riscrivere la storia e intonando slogan come «le sedi dei fascisti si chiudono col fuoco».
A Bologna scempio contro la memoria delle foibe
In questo contesto ci si sarebbe aspettati una netta condanna delle istituzioni cittadine, anche perché la legge istitutiva del Giorno del Ricordo le chiama a farsi parte attiva della promozione della memoria. E, invece, il primo cittadino Pd di Bologna, Matteo Lepore, ha ritenuto di diffondere una nota contro il corte commemorativo. Reo, a suo dire, di aver “oltraggiato” l’istituzione comunale con la deposizione della corona all’interno del cortile.
Per il sindaco Lepore la deposizione della Corona nel cortile del Comune è un «oltraggio»
«Inaccettabile quanto accaduto questa sera. Un gruppo di militanti di Gioventù Nazionale in corteo per commemorare le Foibe si è introdotta senza autorizzazione a Palazzo d’Accursio, già chiuso, per deporre una corona commemorativa per il Giorno del Ricordo senza alcun accordo con la nostra amministrazione», ha affermato Lepore, definendo «facilitatori» gli eletti presenti, tra i quali il capogruppo di FdI alla Camera, il bolognese Galeazzo Bignami, l’europarlamentare Stefano Cavedagna e la vicepresidente del consiglio comunale Manuela Zuntini.
Nessuna condanna per le bandiere titine e gli slogan anni Settanta
«Quest’ultima – ha lamentato Lepore – si è resa in particolare responsabile di un atto a mio avviso grave. Ha chiesto alla Polizia Locale di entrare a Palazzo d’Accursio dall’ingresso riservato al personale politico e amministrativo, e con uno stratagemma ha fatto introdurre il corteo a Palazzo per deporre la corona, in modo abusivo e in sfregio del minimo rispetto per quel luogo. Gli esponenti di FdI dovranno spiegare il perché della loro presenza e del ruolo di facilitatori. Chiederemo conto di questo oltraggio e sporgeremo denuncia per l’accaduto». «A quanto pare, l’estrema destra continua a desiderare e provare ebbrezza per gesta del ventennio passate alla storia. Preoccupante tutto ciò», ha concluso Lepore, che nella sua nota non ha speso una parola né per ricordare le vittime delle foibe, né soprattutto per condannare chi ne oltraggiava la memoria sventolando le bandiere titine e rilanciando slogan da anni Settanta.
FdI annuncia querele contro il primo cittadino dem
Oltretutto, la ricostruzione di Lepore, che ha dovuto fare una rettifica perché inizialmente aveva confuso Gioventù nazionale con la rete dei Patrioti, secondo quanto denunciato da Bignami e Cavedagna, sarebbe anche viziata da «diffamazione e falsità», tanto che entrambi i parlamentari hanno già annunciato querela. «Stasera presenterò querela per calunnia e diffamazione. Come le immagini video testimoniano una corona è stata apposta fuori dal Comune e il sottoscritto si è allontanato accompagnato con discrezione da due agenti della questura sino a che non sono andato via con mezzi privati. Confido che si proceda celermente verso chi diffama», ha fatto sapere Bignami, precisando che «il corteo non è entrato a Palazzo d’Accursio, che era già chiuso all’ora della manifestazione, sono entrati solo due consigliere, che hanno citofonato e chiesto di poter entrare, forse per mettere al riparo la corona ed evitare che, come è accaduto lo scorso anno, venisse immediatamente danneggiata».
L’ingresso nel cortile concordato con la Questura, ma l’amministrazione lo fa trovare chiuso
La manifestazione, ha chiarito ancora Bignami, era stata «preannunciata in Questura, con una comunicazione nella quale si diceva che sarebbe terminata all’interno del cortile di Palazzo d’Accursio e non ci era stato detto di no. Non è stato possibile farlo, però, perché il Comune era chiuso». «Sto denunciando Lepore, un atto dovuto, e voluto, per le sue menzogne. Diffamazione e falsità nei nostri confronti», ha fatto sapere anche Cavedagna, ribadendo a sua volta che il corteo non entrato nel cortile del Comune. E chiarendo che, benché la deposizione della corona lì fosse autorizzata, «le porte erano chiuse, come mi hanno detto quando ho suonato il campanello, per disposizioni del gabinetto del sindaco non potevano aprire». «Da quanto so, alla fine della manifestazione, sono entrati due consiglieri, suonando al campanello. Quindi – ha aggiunto l’europarlamentare – non solo Lepore mente, ma omette di dire che in Piazza Nettuno i centri sociali ci hanno urlato che uccidere i manifestanti (i “fascisti”) non è reato, hanno fatto esplodere petardi e fuochi d’artificio per contestarci, questi si senza autorizzazioni».
La denuncia del «clima d’odio e di falsità da parte della sinistra a Bologna»
«Il clima d’odio e di falsità da parte della sinistra a Bologna – ha concluso Cavedagna – è alimentato dal sindaco e da chi governa la città. Da chi dovrebbe essere terzo e garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. C’è una evidente strategia della tensione basata sulla menzogna da parte del sindaco Lepore. Mi dispiace solo per i bolognesi che sono amministrati da un soggetto del genere, anche se immagino abbiano già capito che questo è il suo modo di operare».
Bologna, i compagni scendono in piazza contro la fiaccolata in memoria dei Martiri delle #Foibe. Non lasciano in pace neppure chi non c’è più.
Urla, schiamazzi e delirio puro. Sono comunisti e anti italiani, stare dalla parte opposta alla loro è un imperativo categorico. pic.twitter.com/ARMD3PFfsU
— Poveri comunisti (@povcomunisti_) February 9, 2025
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