Migranti, torture e 11mila euro per arrivare in Italia: l’orrore dei trafficanti nell’inchiesta della Dda
Circa 11mila per arrivare in Italia dal Bangladesh, passando dalla Libia. È quanto pagavano i migranti ai trafficanti al centro delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo su una presunta associazione criminale, a carattere trasnazionale dedita alla tratta di uomini. Per due fratelli bengalesi è scattato il fermo. Sono accusati, con altri indagati in corso di identificazione, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nella forma aggravata. I provvedimenti sono stati eseguiti dalle Squadre mobili di Palermo e Agrigento, insieme al Servizio centrale operativo. Il gruppo criminale, con ramificazioni in Bangladesh e in Italia, si è avvalso del supporto operativo di alcuni trafficanti in Libia.
L’inchiesta della Dda di Palermo sul traffico di migranti: 11mila per arrivare in Italia
Secondo quanto emerso dalle indagini, la somma per il viaggio veniva versata in più tranche. La prima, di circa 6mila euro, consegnata direttamente ai componenti della famiglia dei due indagati a Dacca. Il resto, invece, veniva pagato ai membri dell’associazione criminale presenti nelle città di transito.
Un’organizzazione transazionale con supporto operativo in Libia
Gli investigatori hanno evidenziato che il gruppo criminale si è avvalso del supporto operativo di alcuni trafficanti in Libia in qualità di gestori delle cosiddette safe house. Qui i migranti venivano reclusi e torturati per ottenere somme di denaro dai familiari dei prigionieri come prezzo della loro liberazione e per consentire di intraprendere la traversata via mare sino alle coste siciliane. «In tale contesto – hanno spiegato gli investigatori – sono emerse le gravi responsabilità a carico di uno dei due fratelli bengalesi, che ha diretto e promosso l’associazione organizzando, in maniera seriale e per motivi di lucro, il viaggio dal Bangladesh alla Libia e dalla Libia verso l’Italia, di un numero indefinito di suoi connazionali, giunti a Lampedusa a far data dal 2020».
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