Almasri, come previsto: ora anche un rifugiato in Francia denuncia il governo. Direttamente alla Cpi
Non più solo a livello nazionale. A quanto pare presentare esposti sul caso Almasri contro i membri del governo italiano sta diventato esercizio internazionale: secondo quanto rivelato da Avvenire, alla Cpi sarebbe arrivata una denuncia in cui sono indicati i nomi del premier Giorgia Meloni e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per «ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma». A presentarlo «attraverso i suoi legali» sarebbe stato un «rifugiato sudanese» in Francia. Intanto in Italia un altro esposto alla Procura di Roma, con le ipotesi di omissione e favoreggiamento, è stato presentato da una donna ivoriana.
Alla Cpi c’è la denuncia, non l’indagine
La notizia della denuncia è stata cavalcata dall’opposizione, che da Giuseppe Conte al Pd ha parlato di «indagine non sorprendente» e «inevitabile». In realtà, Avvenire stesso, dando la notizia dell’esposto e citando fonti dell’Aia, ha chiarito che «allo stato attuale non vi sarebbero iscrizioni sul registro degli indagati». Anche fonti di Palazzo Chigi hanno confermato che non risulta che la Corte penale internazionale abbia aperto alcun procedimento contro l’Italia sul caso Almasri. Di più, il procuratore della Cpi non ha inviato ufficialmente la denuncia del cittadino sudanese né al registrar né ai giudici, ma ha semplicemente ricevuto una segnalazione via mail. Dunque, l’iter d’indagine non è stato neanche avviato, a dispetto degli entusiasmi della sinistra che già aveva iniziato a festeggiare per un ipotetico nuovo aiutino giudiziario, stavolta perfino internazionale.
L’esposto contro il governo presentato da un rifugiato in Francia
La denuncia presentata alla Cpi dal sudanese in Francia è stata dunque semplicemente ricevuta dall’Ufficio del Procuratore, che l’ha trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale. La firma in calce all’esposto è «di “Front-Lex” una organizzazione internazionale di avvocati per i diritti umani che danni è in prima linea davanti ai tribunali dell’Ue, dell’Onu e dell’Aja». Nelle 23 pagine depositate all’Aja, che Avvenire ha potuto visionare, ci sono oltretutto «alcuni dettagli – si legge sul quotidiano – imprecisi, come l’indicazione della permanenza del generale libico “in Italia per 12 giorni”». I dodici giorni sono, in realtà, quelli che Almasri ha trascorso indisturbato in giro per l’Europa, prima che la Cpi spiccasse il mandato d’arresto quando si stava dirigendo in Italia.
L’ironia di Nordio: «Ormai tutti indagano su tutto». Tajani: «No comment»
«Credo che ormai a questo mondo tutti indagano un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana, o meglio, postulo la giustizia divina perché quella umana spesso è fallibile. Accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va», ha commentato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ospite di Un giorno da pecora su Rai Radio1. «No comment sulla Cpi, ho molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale e bisogna avere chiarimenti su come si è confermata», ha detto da Ashdod, in Israele, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, confermando che «l’atto inviato all’Italia era nullo condivido e al 100 per cento l’operato del ministro Nordio».
«Avanti un altro»: il “Secolo” facile profeta
Nell’articolo in cui dà conto dell’esposto Avvenire spiega che «l’iscrizione a protocollo dell’istanza e l’invio agli uffici della Corte che hanno emesso il mandato di cattura per il generale Almasri, conferma l’esistenza del fascicolo su cui poi la Procura deciderà in quale modo procedere». «La procedura della Corte penale internazionale non è analoga a quella del sistema processuale italiano e i tempi, per approfondire o archiviare, in genere non sono brevi», sottolinea ancora il quotidiano, spiegando che «Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come “sospettati”». «Avanti un altro» ha titolato il Secolo d’Italia tre giorni fa, quando un migrante sudanese in Italia, dopo l’avvocato Luigi Li Gotti, aveva presentato un esposto alla procura di Roma contro il governo Meloni. Evidentemente siamo stati facili profeti.
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