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Fanpage e il complotto su misura: Casarini spiato (forse), ma le prove non ci sono

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Se non fosse Fanpage, sarebbe una parodia. Il sito notoriamente schierato a sinistra ha riesumato dal nulla una vicenda di presunto spionaggio che coinvolgerebbe Luca Casarini, volto noto dell’attivismo pro-migranti e figura di punta della Ong Mediterranea Saving Humans. A loro dire, il telefono sarebbe stato «violato» da un software israeliano di alto livello, Paragon, con un’operazione dai contorni fumosi e dai dettagli incerti.

Meta avrebbe avvisato Casarini: “Cambia telefono”

Nell’articolo si legge che Casarini sarebbe stato «avvisato ufficialmente da Meta», che gli avrebbe consigliato di sostituire il dispositivo e di rivolgersi a The Citizen Lab, team dell’Università di Toronto specializzato in cybersicurezza. Tuttavia, nessuna prova concreta della segnalazione viene fornita: solo la sua parola, nemmeno virgolettata.

Dal complottismo alla politica del piagnisteo

A sollevare il caso in Parlamento sono i soliti Bonelli e Fratoianni, i due pasdaran della retorica sinistra, sempre pronti a gridare allo scandalo quando fiutano l’occasione di attaccare il governo Meloni. «Siamo di fronte a una vicenda gravissima e inquietante su cui il governo deve chiarire», dichiarano i due di Alleanza verdi sinistra.

Chiariamo subito: il governo deve chiarire cosa, esattamente? Che Meta, multinazionale americana, ha inviato un messaggio a Casarini consigliandogli di cambiare telefono? O che, con tutto il rispetto, l’infallibile Citizen Lab dell’Università di Toronto sta ancora studiando i dati senza aver fornito alcun risultato concreto?

Risponde Paragon: “Nessuno targeting su giornalisti e civili”

Fanpage ha deciso che basta un avviso di Meta per far scattare l’indignazione, dimenticando però di fornire un dettaglio non proprio trascurabile: chi ha realmente installato lo spyware? Perché Paragon, come dichiarato martedì, «concede in licenza la sua tecnologia a un gruppo selezionato di democrazie globali, principalmente gli Stati Uniti e i loro alleati».

John Fleming, il presidente esecutivo, ha inoltre aggiunto che viene richiesto «a tutti di accettare termini e condizioni che vietano esplicitamente il targeting illecito di giornalisti e altre figure della società civile». La società ha una politica di «tolleranza zero» su questo, e avverte che, in caso di violazioni, è pronta a interrompere «ogni rapporto con qualsiasi cliente che infranga i nostri termini di servizio». A rigor di logica, dunque qualcosa non quadra.

Israele e Meloni sono il nemico di Fanpage, Casarini la vittima

Il dettaglio più grottesco della vicenda è che Fanpage, solitamente in prima linea nella lotta contro Israele, punta il dito proprio contro un’azienda israeliana. Ossessione? Pregiudizio? O l’ennesima operazione propagandistica? Per loro, se c’è di mezzo Israele, il complotto è assicurato. E se poi il presunto bersaglio è un attivista di sinistra, la narrazione si trasforma subito in una violazione dei diritti umani.

Uno schema semplice, che si ripete ogni volta: i governi occidentali, italiano in primis, sono sempre il male, le Ong le vittime, e l’attivismo radicale non può mai essere oggetto di indagini, perché si autoproclama puro e intoccabile. In questo quadro, il governo Meloni deve per forza essere il regista occulto dello spionaggio, anche se nessuno ha ancora prodotto una prova. Ma per favore…

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