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Almasri non è un caso, il tesoriere Pd sì. FdI: “Sui migranti non diano lezioni di moralità”

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Non esiste un caso Almasri: lo argomentano in maniera lucida e inoppugnabile i ministri Nordio e Piantedosi nelle loro informative alla Camera e al Senato. Il Guardasigilli definisce “un pasticcio” la richiesta formulata dalla Corte penale internazionale, ribadendo che “il ministro della Giustizia non è un passacarte” del tribunale dell’Aja. Piantedosi ricorda al Parlamento la linea prioritaria del governo e cioè che “è stata tutelata la sicurezza dello Stato”. Questione di interesse nazionale, dunque, che non andava strumentalizzata. Ma le opposizioni hanno preferito anticipare il Carnevale con coreografie a effetto e telegenici interventi sempre sull’orlo della crisi di nervi. All’opposizione “almodovariana”, il centrodestra ha replicato riportando al centro del dibattito i crudi fatti. Crudi e indigesti per la sinistra. Basta leggere la cronaca recente dalla Campania, curiosamente ignorata da alcuni quotidiani.

“Nel mandato di cattura della Cpi – ha ricordato nell’aula di Palazzo Madama il senatore di FdI Alberto Balboni, rivolgendosi al capogruppo Francesco Boccia – non c’è una parola sull’immigrazione. Mentre, senatore Boccia, di immigrazione si parla molto nell’inchiesta sul tesoriere del Pd della Campania, uomo di sua fiducia, onorevole Boccia. Anche lei – ha ironizzato il senatore di Fratelli d’Italia – forse non poteva non sapere”.

Caso Almasri: da Balboni a Donzelli, FdI inchioda i dem

Insomma, Almasri non è un caso, il tesoriere campano del Pd Salvati sì. Lo ha ricordato anche Giovanni Donzelli nell’aula di Montecitorio, dopo le informative di Piantedosi e Nordio. Si dice che “l’Italia ha rimandato il torturatore a fermare gli sbarchi – premette il deputato di FdI – faccio presente ai cuori nobili dell’opposizione che nelle carte della Cpi non è mai citata la parola immigrati o immigrazione questo arresto non c’entra niente. A chi vuole dare lezioni di moralità sull’accoglienza ricordo che la parola immigrazione è ben presente negli atti giudiziari dell’arresto del tesoriere” campano del Pd Nicola Salvati, che è stato “confermato dai commissari Boccia e Misiani legatissimi a Schlein” e che sarebbe “legato ai falsi permessi” per gli immigrati.

Un’inchiesta, quella campana nata, ricorda il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, “grazie alle denunce di Giorgia Meloni mentre le opposizioni la irridevano: chi chiede sempre spiegazioni e dice che dovrebbe venire la Meloni chiedo perché non provate a spiegare” se l’interesse per l’accoglienza sia “causata da umanità o dagli incredibili interessi economici da parte delle mafie, le cooperative rosse e a quanto pare anche il tesoriere del Pd in Campania”.

Boccia si lagna delle accuse di Balboni

Un atto d’accusa mal digerito sugli scranni del Partito democratico. Nell’aula di Palazzo Madama, lo stesso Boccia, chiamato in causa da Balboni, si è lagnato con il presidente del Senato Ignazio La Russa. “La scorrettezza è molto grave”, ha detto il senatore dem, in quanto alludere a “una responsabilità politica diretta (del Pd, ndr) nella gestione dell’immigrazione irregolare è semplicemente vergognoso e dà il senso di come stiamo scadendo”. E anche stavolta dalla sinistra ribaltano clamorosamente la prospettiva: come se Salvati fosse stato il tesoriere di Fratelli d’Italia.

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