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Corruzione a Bari, a processo i fratelli Pisicchio: uno è stato vicesindaco e assessore di Emiliano

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L’ex consigliere comunale Alfonsino Pisicchio, già vicesindaco e assessore della giunta comunale del governatore pugliese Michele Emiliano, è stato accusato insieme al fratello Enzo e ad altre 12 persone, a vario titolo, di di corruzione, turbativa d’asta, falso, truffa, truffa aggravata per il raggiungimento di erogazioni pubbliche ed emissione di fatture false. Nel 2009, Alfonsino Pisicchio è stato eletto come consigliere comunale di Bari e nell’agosto dello stesso anno è stato nominato come vicesindaco della seconda amministrazione Emiliano mentre Nel 2014 è stato rieletto consigliere comunale nelle file della sua lista civica.

Adesso la Regione Puglia, guidata tuttora da Emiliano, e il comune di Bari sono state ammesse come parte civile nel processo: a decidere per il provvedimento è stato il gup di Bari Nicola Bonante che ha rigettato le deroghe presentate dai difensori di alcuni imputati secondo la Gazzetta del Mezzogiorno.

Il comune chiederà più di un milione di euro tra danni d’immagine e patrimoniali ai due fratelli Pisicchio, all’ex responsabile unico del procedimento Francesco Catanese e dell’imprenditore Giovanni Riefoli. La Regione Puglia, invece, si è costituita parte civile contro tutti gli imputati, eccezion fatta per il fratello dell’ex esponente regionale di sinistra. Ad Alfonsino Pisicchio saranno chiesti 50mila euro per il risarcimento dei danni non patrimoniali mentre nella prossima udienza prevista per il 9 aprile – in base alla richiesta fatta da alcuni avvocati difensori – si parlerà anche di un’eccezione riguardante la genericità di alcuni capi di imputazione.

L’ex consigliere comunale di Emiliano, avrebbe usato la sua “influenza politica” per una gestione clientelare

Ad Alfonsino Pisicchio, secondo Rainews, è stato contestato di aver usato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo». L’ex consigliere avrebbe approfittato del ruolo per  scopi personali, attraverso «favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito».

Tra le indagini della procura figurano una gara d’appalto indetta dal Comune barese per la custodia delle attività di supporto per la gestione e riscossione dei tributi, aggiudicata nel settembre del 2019 e con una cifra a base d’asta di circa 5,5 milioni. Stando all’ipotesi accusatoria, il Rup (responsabile unico del procedimento) Francesco Catanese e i fratelli Pisicchio avrebbero agevolato uno dei concorrenti, ossia l’imprenditore Giovanni Riefoli, per uno scambio di assunzioni e consensi elettorali.

 

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