Magistratura democratica subito all’assalto di Nordio: “Pericolosa deriva, ferita allo Stato di diritto”
Non fa in tempo a terminare la sua informativa alle Camere che subito contro Nordio si scatenano le ire funeste di Magistratura democratica. “Il ministro ha utilizzato questa occasione per attaccare ancora una volta l’indipendenza della giurisdizione, e non più ‘solo’ la magistratura italiana, ma tutte le autorità giurisdizionali, anche internazionali e sovranazionali. Il messaggio è chiaro: nessuna autorità giudiziaria, nazionale o sovranazionale, potrà emettere atti sgraditi alla maggioranza politica di turno. E se ciò avverrà l’atto giudiziario sgradito sarà in qualche modo vanificato nei suoi effetti e l’autorità giudiziaria che lo ha emesso verrà additata all’opinione pubblica come nemica della nazione. Una pericolosa deriva, rispetto alla quale tutta la comunità giuridica, tutti coloro che hanno a cuore la democrazia liberale, dovrebbero prendere posizione”. Lo afferma in una nota l’esecutivo di Magistratura democratica , la corrente più a sinistra che considera le dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio “un grave ferita allo stato di diritto”.
Magistratura democratica all’assalto di Nordio
“Le dichiarazioni rese oggi in parlamento dal ministro della Giustizia sul caso Almasri rappresentano una grave ferita allo Stato di diritto – continua la nota-. Anziché rendere conto delle ragioni dell’omessa trasmissione degli atti alla procura generale di Roma, ai fini dell’applicazione della custodia cautelare al cittadino libico Almasri e della sua consegna alla Corte penale internazionale, in esecuzione del mandato d’arresto emesso dalla Corte, il ministro si è scagliato contro la Corte penale internazionale: non solo sindacando nel merito il mandato d’arresto, ma addirittura qualificandolo come ‘atto nullo’ e ‘completamente sballato'”.
Nordio: “Deluso dall’atteggiamento di parte della magistratura”
Nordio aveva dichiarato di sentirsi “deluso dall’atteggiamento di parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza leggere le carte”. Precisando: “E’ un fatto, questo, che può essere “perdonato ai politici ma non a chi per mestiere le carte è deputato a leggerle”, ha aggiunto, parlando di un “intervento sciatto” che “rende il dialogo difficile”. Le toghe di Md la prendono come un attacco di lesa maesta. Il ministro ha chiarito molto bene le incongruienze della Cpi: «Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne come un mandato di cattura internazionale». «È mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte Penale giustificazione circa le incongruenze di cui è stato mio dovere riferire».
Md si scatena: “Ferita allo Stato di diritto”
Md si sente “ferita” e verga parole incendiare contro il ministro. Le toghe rosse contestano addirittura a Nordio di non conoscere il diritto: “Sono dichiarazioni che dimostrano come il ministro non riconosca affatto il principio costituzionale di separazione dei poteri; arrogandosi il ruolo di tribunale di ultima istanza: censore non solo dei provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria nazionale, ma anche di quelli delle corti sovranazionali; concorrendo a pericolose disinformazioni in ordine a ipotetiche nullità di atti giudiziari”. Prosegue “l’arringa” delle toghe rosse contro il ministro:
“Sono, invece, evidenti gli errori giuridici in cui il ministro è incorso nella sua arringa; nella quale, ignorando che il mandato di arresto è uno strumento giuridico che non corrisponde alle nostre misure cautelari personali ed è piuttosto assimilabile ai mandati di comparizione (estranei al nostro ordinamento, che invece riconosce la facoltà dell’imputato di non partecipare al processo), ha cercato di argomentare la pretesa nullità del mandato d’arresto attingendo alla giurisprudenza nazionale relativa alla nullità delle ordinanze cautelari italiane: ad esempio per mancanza di traduzione nella lingua madre dell’imputato. E anche qui ignorando che, comunque, anche in Italia esiste sempre la possibilità di differire la traduzione di un’ordinanza di custodia cautelare a un momento successivo alla carcerazione, quando vi sono ragioni d’urgenza: e che ciò avviene sempre, pacificamente, nel caso di arresto”.
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